Nelle testimonianze di due ospiti del Centro

Quel sogno che si chiama libertà

 Quel sogno che si chiama  libertà  QUO-077
04 aprile 2022
La fuga per ricominciare e ritrovare un futuro distrutto da guerra e miseria. Questo il drammatico destino dei migranti che ogni giorno attraversano il Mediterraneo per raggiungere l’Europa, spesso pagando un tributo di morte. «Queste persone, indipendentemente dalla razza o dalla fede religiosa, sono figli di Dio, destinatari del suo amore incondizionato, tenero e amorevole» ha detto padre Dionysus Mintoff, fondatore del Centro per i migranti “Giovanni xxiii Peace Lab”, nel saluto di benvenuto a Papa Francesco. Come cristiani, «siamo chiamati a offrire loro in modo concreto accoglienza e possibilità di vita e i suoi pressanti appelli ad essere vicini ai più deboli, ci spronano a fare sempre meglio e a continuare la nostra missione quotidiana verso quanti, per un tempo limitato o permanente, sbarcano ...

Questo contenuto è riservato agli abbonati

paywall-offer
Cara Lettrice, caro Lettore,
la lettura de L'Osservatore Romano in tutte le sue edizioni è riservata agli Abbonati