Evacuazioni irrisorie mentre la città attende l’attacco finale

Nella trappola di Mariupol

A man walks outside a building damaged in the course of Ukraine-Russia conflict in the southern port ...
02 aprile 2022

Kiev , 2. Un’altra notte e un’alba di sirene e attacchi aerei in numerose città dell’Ucraina, tra cui Odessa e Leopoli, mentre le forze russe, ha confermato il presidente, Volodymyr Zelensky, si stanno ammassando sempre di più nel Donbass per preparare l’assalto finale. Anche contro Odessa, città meridionale portuale sul Mar Nero, sono stati lanciati almeno tre missili balistici, intercettati però dalla contraerea. Bombardamenti si registrano inoltre nelle regioni di Poltava e di Lugansk, dove sono state colpite da missili infrastrutture e zone residenziali.

La situazione più difficile resta, però, quella di Mariupol, nel sud, ormai da settimane assediata dalle forze russe. Non meno di 5.000 persone sono state uccise nella città martire, ha detto il presidente. Una situazione sempre più drammatica, confermata dal vice sindaco, Sergei Orlov: «Mariupol è completamente distrutta, è in rovine. Siamo sconvolti, non per le infrastrutture, ma per le persone». La Russia, ha aggiunto Orlov alla Bbc, «non sta consentendo alcuna assistenza umanitaria in città. A causa della mancanza di cibo e altre provviste, è normale che le persone facciano tre pasti alla settimana, invece di tre al giorno».

In un messaggio diffuso nella notte, Zelensky ha detto che sono già più di tremila le persone evacuate dalla città devastata. «Abbiamo anche concordato di portare fuori da Mariupol le persone ferite e i morti», ha aggiunto il presidente ucraino. La Croce Rossa ha tuttavia affermato che ieri una squadra diretta in città per evacuare i civili rimasti intrappolati è dovuta tornare indietro, perché le condizioni hanno reso impossibile procedere. Un altro tentativo verrà effettuato oggi. Ma gli abitanti che restano sono ancora tanti, troppi, e sarà impossibile evacuarli tutti prima dell’atteso attacco russo per la conquista della città.

Intanto la guerra si macchia di ulteriori orrori. A Trostyanets, nella regione nordoccidentale di Sumy, sarebbero infatti stati rinvenuti corpi di civili torturati. È quanto si legge in un tweet dell’Ukraine crisis media center. La cittadina, che si trova a una ventina di chilometri dal confine con la Russia, è rimasta per circa un mese sotto le forze di occupazione ed è stata liberata nei giorni scorsi dagli ucraini.

Dal punto di vista diplomatico, invece, cresce di giorno in giorno la pressione sul presidente russo, Vladimir Putin, affinché faccia un “salto di qualità” nel negoziato per arrivare a un faccia a faccia con Zelensky. Una svolta nelle trattative tra Mosca e Kiev che molti protagonisti, in Occidente, ma anche in Russia e in Ucraina, considerano matura. Ma Putin, al momento, non intende incontrare Zelensky. Prudente, ma possibilista, si è dimostrato il ministro degli Esteri di Mosca, Sergej Lavrov, secondo cui «l’Ucraina ha mostrato molta più comprensione sulla Crimea e il Donbass». Il Cremlino, ha aggiunto, sta preparando le sue risposte alle proposte ucraine fatte nei recenti colloqui di Istanbul. La sensazione comunque è che qualcosa si muova e che il lavoro sottotraccia per arrivare a un testo base concordato, preludio per il faccia a faccia tra Putin e Zelensky, stia avanzando. Lo conferma il fatto che i negoziati online tra Russia e Ucraina stiano proseguendo, pur nel riserbo delle fonti.

Anche l’Unione europea sta facendo la sua parte. Il presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, nella sua visita di ieri a Kiev, ha lodato «il coraggio, la forza e la determinazione» dell’Ucraina. Zelensky l’ha ringraziata per «avere dimostrato eroismo» con la sua visita nella capitale.

Sempre ieri il presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, si sono collegati per oltre due ore con il primo ministro cinese, Li Keqiang, chiedendo con forza a Pechino di «intervenire per fermare la guerra».

Per discutere invece della situazione umanitaria in Ucraina e cercare di ottenere una tregua, il responsabile dei servizi umanitari dell’Onu, Martin Griffiths, si recherà domenica in missione a Mosca e lunedì a Kiev. Lo hanno reso noto fonti del Palazzo di Vetro.

Il Pentagono ha intanto annunciato ieri sera che fornirà a Kiev fino a 300 milioni di dollari in più di aiuti militari. In particolare, nel pacchetto sono compresi missili a guida laser, droni con testate esplosive e droni leggeri da ricognizione. L’amministrazione statunitense, inoltre, lavorerà con gli alleati per trasferire agli ucraini carri armati fabbricazione sovietica da impiegare nel Donbass. Lo scrive il «New York Times», citando un ufficiale americano e sottolineando come sia la prima volta che gli Stati Uniti inviano carri armati in Ucraina dall’inizio della guerra.

Tali aiuti militari potrebbero aiutare Kiev a contenere l’offensiva russa prevista nei prossimi giorni. Offensiva che, oltre a quella sul campo, si allarga ad altri fronti, non prettamente militari. Dopo quella sul gas, Mosca avvia anche la “guerra del grano”. Sottolineando che i prodotti alimentari a disposizione della Russia sono sufficienti a soddisfare le esigenze interne, il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo, Dmitrij Medvedev, su Telegram ha infatti dichiarato: «Forniremo cibo e raccolti solo ai nostri amici, fortunatamente ne abbiamo molti, e non sono in Europa e Nord America. Non forniremo invece i nostri prodotti agricoli ai nostri nemici, da cui non compreremo nulla». Una decisione che per il commissario Ue agli Affari economici e monetari, Paolo Gentiloni, «non ha conseguenze per la sicurezza alimentare dell’Europa, ma può avere conseguenze sui prezzi ed a pagare sarebbero i Paesi più in difficoltà, per esempio in Africa, dove ci sono carestie e problemi di sicurezza alimentare».