L’abbraccio dell’isola
non isolata

 L’abbraccio dell’isola  non isolata  QUO-076
02 aprile 2022

Anche stamani che è arrivato il Papa — e tutti i maltesi sono in festa e moltissimi sono scesi per le strade per accoglierlo di persona — ci sono donne e uomini che scrutano il mare per vedere se arrivano imbarcazioni strabordanti di donne e uomini (e bambini) in disperata ricerca di speranza.

Malta è una lacrima di roccia — strategicamente tesa tra Africa, Lampedusa e Sicilia — “crocevia” nelle rotte dei migranti, “santuario” nel mezzo di quel grande cimitero che è divenuto il grande Mare nostrum.

Un «viaggio che è breve, ma sarà bello» ha subito detto il Papa conversando con i giornalisti durante il volo aereo che da Roma lo ha portato a La Valletta. Nella circostanza gli è stato donato un quadro dipinto da un migrante di nome Daniel, che non è riuscito a salvare i propri compagni di naufragio.

Ma qui a Malta, mentre Francesco muove i primi passi del suo pellegrinaggio, suscita un brivido il pensiero che altre donne e altri uomini proprio in questo stesso istante stanno scrutando altre donne e altri uomini (e bambini) che si accalcano sulle “rotte di terra” per scampare alle selvagge violenze in Ucraina, nello Yemen, in Siria. In questa terza guerra mondiale, già da tempo divampata, i cui “pezzi” stanno diventando sempre di più e sempre più grossi e insanguinati.

Ecco perché stamani a Malta — dove ai tradizionali venti marinari si è aggiunto il vento che puzza di guerra — non si può fare “solo” la cronaca “cruda” di una visita. Perché oggi il Papa non sta viaggiando “solo” a Malta. E non “parla” solo ai maltesi. Non celebra “solo” per loro e con loro. Non abbraccia, non incoraggia, non benedice “solo” loro. Con il popolo di Malta c’è ogni popolo che sta soffrendo e oggi il Papa sta viaggiando per loro, tra loro e con loro. Lo si è sentito fin da subito e ancor più chiaramente nel primo discorso di Francesco, davanti alle autorità e al corpo diplomatico nel Palazzo del Gran Maestro a La Valletta.

E sì, ora siamo sulle strade di La Valletta. Ma è come se fosse Mariupol, in Ucraina — in proposito, in aereo alla domanda di un giornalista il Papa ha risposto che un eventuale suo viaggio nella capitale Kiev è una proposta presa in considerazione — o una città siriana, o terra yemenita, d’Africa o del Libano. Oggi il successore di Pietro sta viaggiando verso quel “santuario” che è ogni donna e ogni uomo (e bambino) che sta morendo, soffrendo, scappando.

È il posto giusto, Malta. Nomen omen, dice l’antica saggezza, significa “rifugio” sicuro, accogliente, ospitale. È sinonimo concretissimo di speranza. Perché qui tutto cominciò con un naufragio. 1962 anni fa. Una barca — carica di prigionieri da portare a Roma — che si rovescia e i naufraghi arrivano alla spiaggia aggrappati ai rottami. Su quell’esperienza tragica Malta ha costruito la bellezza della sua storia.

Naufragi nel Mediterraneo

Un naufragio, dunque. E sembra la cronaca giornalistica dei nostri giorni: uno dei tanti barconi che non “regge” e vomita in mare il suo carico di esseri umani. Ma non tutti ce la fanno ad aggrapparsi a un rottame per provare a mettersi in salvo, a non aggiungere la propria tomba al grande cimitero del Mediterraneo. Invece quell’avvincente e dettagliato reportage giornalistico porta la firma dell’autore degli Atti degli apostoli. E ha per protagonista san Paolo: è lui, in persona, a confermare l’accoglienza straordinariamente ospitale dei maltesi. Il motto stesso del viaggio apostolico di Francesco richiama quel fatto storico, proprio con le parole di Paolo e dei naufraghi di quell’inverno dell’anno 60: «Ci trattarono con rara umanità» (Atti degli apostoli 28, 2).

Non si capirebbe a fondo, e avrebbe persino poco senso oggi fare una cronaca della mattinata maltese di Francesco, se non si partisse da quell’antico naufragio divenuto speranza.

Ed ecco perché stamani dalla roccia di Malta la strategia internazionale di pace rilanciata dal Papa — arrivato qui nel giorno anniversario della morte di san Giovanni Paolo ii — non è “solo” un vibrante appello che, per quanto accorato, magari non sortisce effetti. No, da qui la sua proposta di un nuovo modello per le relazioni internazionali per costruire la pace ha potuto raggiungere l’Ucraina e la Russia, lassù a nord in Europa, le coste dell’Africa e quelle del Medio oriente, terre dove si combattono guerre dimenticate. Ha raggiunto tutte le Nazioni. Perché la guerra deve sparire ma per sparire serve una visione nuova dei rapporti tra i popoli.

Utopia? Ma non è forse “spes contra spem”, e cioè la speranza anche contro ogni umana e logica speranza — come ripeteva san Paolo che qui a Malta è stato di casa — il vivere cristiano e, in fin dei conti, anche umano? Scrutando laggiù il mare ci sono le coste della Sicilia: ma vai a credere che è proprio un caso che il paese siciliano più vicino a Malta è Pozzallo, dov’è nato Giorgio La Pira. Citato dal Papa nel primo discorso qui a Malta, La Pira è stato capace di una attualissima visione del Mediterraneo come “lago di Tiberiade” tra sponde di pace.

Il mare per “uscire”

Malta è pronta a fare la sua parte. Non si tira indietro. Al Papa lo hanno confermato subito con chiarezza comunità civile e comunità religiosa. Per due giorni Francesco incontrerà una comunità cattolica che sta rispondendo al suo invito di mettersi in discussione per convertirsi attraverso l’esperienza sinodale. E aiuta non poco che il segretario generale del Sinodo dei vescovi, il cardinale Mario Grech, sia maltese e sia stato vescovo a Gozo. Con questa visita la comunità cattolica, come anche quella civile, vuole ripartire. Anche se non è facile, la pandemia ha inferto un duro colpo.

E aiuta anche il fatto che Malta non è mai stata un’isola… “isolata”. Mai chiusa in se stessa. Le fortificazioni che si vedono un po’ ovunque, alcune antichissime, raccontano che qui ci si è dovuti difendere. Ma la gente di qui ha sempre “usato” il mare per “uscire” e “andare incontro” e non come baluardo per non fare avvicinare culture diverse. Restando in campo ecclesiale, i cattolici maltesi hanno sempre dato vita all’esperienza delle missioni, sono salpati in nome del Vangelo.

Le statistiche — sempre tenendo conto che dietro ai numeri ci sono persone, comunità, storie — parlano di 408 mila cattolici su 478 mila abitanti. L’85,2 per cento. Le parrocchie sono 85, 10 i centri pastorali, 72 le scuole (dalla materna all’università). Sono 716 i sacerdoti, 33 i religiosi non preti, 797 le suore, 35 i membri di Istituti secolari, ben 1.249 i catechisti e 48 i seminasti maggiori.

I fiori di due bambini

Ecco la realtà che stamani ha trovato Francesco appena sceso dalla scaletta dell’aereo Ita Airways intitolato al calciatore Gigi Riva. A dargli il primo benvenuto sono stati due bambini, con omaggio floreale, accanto al presidente della Repubblica, George William Vella, accompagnato dalla consorte, e dall’ambasciatore presso la Santa Sede, Frank Zammit. Con il nunzio apostolico, arcivescovo Alessandro D’Errico, c’erano ad accogliere il Papa l’arcivescovo di Malta, monsignor Charles Jude Scicluna, il vescovo di Gozo, monsignor Anthony Teuma, il vescovo ausiliare di Malta, monsignor Joseph Galea-Curmi, coordinatore locale della visita, monsignor Dennis Kuruppassery, consigliere della nunziatura apostolica, e l’interprete monsignor Patrick Incorvaja.

All’aeroporto si è svolta una cerimonia breve, semplice, senza discorsi, culminata con l’esecuzione degli inni pontificio e maltese. Il Papa e il presidente si sono dati appuntamento al Palazzo del Gran Maestro, distante circa 10 chilometri, nel centro di La Valletta per la visita di cortesia ufficiale. E subito, lungo il percorso dell’auto con a bordo il Papa, Malta ha fatto sentire affetto e riconoscenza all’ospite tanto atteso: in calendario per il 31 maggio 2020, la visita era stata rimandata per la pandemia da covid-19.

Scrigno della storia

Il Palazzo del Gran Maestro è un po’ lo scrigno della storia maltese. Oggi residenza ufficiale del presidente, è stato sede dei gran maestri dei cavalieri di San Giovanni, ossia dell’Ordine di Malta, e poi sede del Parlamento fino al 2015.

Il presidente Vella ha accolto il Papa nel cortile interno del Palazzo e lo ha accompagnato al secondo piano, in ascensore, nella “Pages’ Chamber” dove c’è stato lo scambio dei doni. Da parte del Pontefice, la formella della medaglia coniata per il viaggio. Il capo dello Stato ha offerto un quadro raffigurante san Paolo. L’incontro privato è avvenuto nella vicina “Ambassadors’ Chamber”. Sul libro d’onore il Papa ha lasciato scritto: «Accolto come pellegrino a Malta, cuore del Mediterraneo, che palpita di “rara umanità”, invoco da Dio saggezza e misericordia per chi governa, unità e pace per la popolazione e per il mondo intero».

Parallelamente, nella “Tapesty Chamber”, sempre al secondo piano, ha avuto luogo l’incontro tra il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin e il primo ministro Robert Abella, appena rieletto. Alla presenza degli arcivescovi Edgar Peña Parra, sostituto per gli Affari generali della Segreteria di Stato, Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati, e del nunzio apostolico.

Quindi Francesco ha avuto un breve incontro con il primo ministro. E ha poi salutato alcuni rappresentanti del governo maltese.

Nella prestigiosa cornice della “Grand Council Chamber” il Papa ha potuto incontrare le autorità maltesi e il corpo diplomatico. Francesco ha scelto questa tribuna per il suo primo discorso del viaggio. Un discorso programmatico per Malta, per l’Europa, per le Nazioni. A dar ancor più forza alle sue parole, gli affreschi dipinti sulle pareti della Sala con allegorie a richiamare Charitas, Iustitia, Fides, Spes.

Benedizione dal balcone

Al termine il Pontefice con il presidente della Repubblica e il primo ministro con le consorti, i cardinali Parolin e Grech, l’arcivescovo di Malta e il vescovo di Gozo si sono affacciati, insieme, al balcone del Palazzo per salutare la gente che si trovava nella sottostante piazza Saint George. Tra la folla, soprattutto i giovani delle parrocchie, dei movimenti e delle associazioni ecclesiali che hanno dato vita a un incontro di festa e testimonianze prima e dopo l’arrivo del Papa, il quale ha impartito ai presenti la benedizione in inglese.

Prima di congedarsi il Pontefice ha incontrato anche i componenti del Parlamento. Quindi, in automobile, si è recato nella nunziatura apostolica che si trova a Rabat, distante circa 13 chilometri. Nel pomeriggio il trasferimento, in catamarano, a Gozo per l’incontro di preghiera presso il Santuario nazionale di “Ta’ Pinu”. In serata rientrerà in nunziatura.

La giornata di domenica si aprirà con l’incontro privato con i membri della Compagnia di Gesù. Alle 8.30 Francesco pregherà nella Grotta di San Paolo, presso la Basilica dedicata, a Rabat, all’apostolo delle genti. Celebrerà la Santa messa, alle 10.15, sul piazzale dei Granai a Floriana. Al termine della celebrazione guiderà la preghiera dell’Angelus. Nel pomeriggio, alle 16.45, è previsto l’incontro con i migranti presso il Centro “Giovanni xxiii Peace Lab” ad Hal Far.

La cerimonia di congedo si svolgerà, alle 17.50, all’aeroporto internazionale di Malta. L’aereo con a bordo Francesco partirà alle 18.15 e l’arrivo allo scalo di Roma-Fiumicino è previsto alle 19.40.

dal nostro inviato
Giampaolo Mattei