In una lettera all’arcieparchia di Ernakulam-Angamaly il Papa chiede di aderire alle decisioni del Sinodo della Chiesa siro-malabarese

Liturgia comune
entro Pasqua

01 aprile 2022

«Una paterna esortazione affinché con sollecitudine aderiate alla decisione circa la forma celebrativa della Qurbana entro la Pasqua del 2022» — come determinato dal Sinodo dei vescovi della Chiesa arcivescovile maggiore siro-malabarese —, è stata rivolta da Papa Francesco all’arcieparchia di Ernakulam-Angamaly. In una lettera in lingua inglese, datata 25 marzo, solennità dell’Annunciazione del Signore, il Pontefice interviene nella disputa sorta all’interno della più grande Chiesa orientale dell’India, a seguito della succitata determinazione da parte dell’«Autorità superiore per definire la liturgia della propria Chiesa», la quale «ha portato ad approvare non soltanto alcuni testi liturgici, ma anche la forma celebrativa nella modalità che era stata proposta alcuni anni orsono». Infatti, ricorda il vescovo di Roma, «in tale scelta, proprio perché consapevoli delle differenti tradizioni legate ai diversi contesti della vostra Chiesa, si era chiesto a tutti di fare un passo indietro rispetto al proprio modo celebrativo, preferendo offrire un segno di comunione che nascesse dal fatto che tutti avevano rinunciato a qualcosa loro proprio, per un amore e una testimonianza più grande». Purtroppo però, si rammarica Francesco, «dopo il 28 novembre 2021, data scelta per l’implementazione della Santa Qurbana» nonostante ben 34 eparchie «abbiano deciso di attuare la decisione sinodale», ciò «non è accaduto» nell’arcieparchia di Ernakulam-Angamaly, ove si è proseguito nell’affermare la propria «particolarità liturgica, pur frutto di riflessione, ma isolata dal resto della Chiesa siro-malabarese. È bene però — raccomanda Francesco — che come credenti in Cristo ci interroghiamo sul nostro modo di agire, di esprimere il dissenso, di accettare anche fatiche e umiliazioni, di fare dei passi indietro»; e questo, chiarisce, «non per un criterio di vittoria o sconfitta umana, di un gruppo sull’altro, ma guardando al Signore e accettando non soltanto di celebrare la sua Pasqua, ma di viverla insieme a Lui, cominciando dal turbamento e dalla Passione».

La lettera del Pontefice si apre per questo proprio con un’articolata riflessione sul fatto che Cristo stesso «fa un passo indietro rispetto a una pretesa umana di affermazione, di successo». Per tale motivo, è la conseguenza, «come Chiesa, tutti insieme... abbiamo bisogno di vivere con Lui e come Lui, accettando anche la via dell’umiliazione e della Croce. Non possiamo vivere divisi, non possiamo creare divisione, non possiamo permetterci di dare scandalo», sottolinea Francesco.

Da qui l’invito ad aderire alla decisione sinodale, contemplando comunque la possibilità «che talune parrocchie abbiano bisogno di più tempo per strutturare una più profonda catechesi che prepari tutti, come fatto anche altrove, ad accogliere i cambiamenti: questo è comprensibile — afferma il Papa —, purché non si metta in discussione il traguardo stabilito dal Sinodo. Si potrà come previsto dal diritto chiedere la dispensa necessaria dall’arcivescovo maggiore, che è il metropolita dell’arcieparchia, o con l’approvazione dell’arcivescovo maggiore dal suo vicario», ma «soltanto per un periodo determinato, come stabilito dal Codice dei Canoni delle Chiese Orientali». In proposito si dice consapevole di star «chiedendo un passo sofferto e doloroso», eppure si sente «certo di trovare in voi sacerdoti e fedeli disponibili a rimanere in ascolto della voce del Signore, affidandosi al consiglio e all’invito del Papa». Del resto, osserva, «la Chiesa siro-malabarese si è distinta per questo lungo i secoli, per la sua fedeltà che ha superato tante incomprensioni storiche, e ora fiorisce per vocazioni e stile missionario. Il Signore non dimenticherà il sacrificio che gli state offrendo — assicura —, ma in questo modo aprirete il cuore all’abbondanza delle sue benedizioni». Infatti conclude citando il Salmo 125 (126) «se seminiamo nel Signore, possiamo raccogliere, se seminiamo vento, raccoglieremo tempesta: quella anzitutto dello scandalo della divisione e della controtestimonianza offerta in un contesto tanto delicato come il vostro».