Nel libro “In dialogo con il mondo”

Il Papa risponde a cento domande dei poveri

 Il Papa risponde a cento domande dei poveri  QUO-075
01 aprile 2022

Cento domande ricavate da più di mille, arrivate dai poveri di tutto il mondo: bambini delle favelas brasiliane e donne delle pianure indiane, ragazzi del deserto iraniano e senzatetto americani, prostitute asiatiche e famiglie malgasce. Quattro gruppi di “clochard” e precari dell’Associazione Lazare, che fa abitare insieme giovani impegnati nel sociale e senzatetto in Francia ma non solo, hanno rivolto queste domande a Papa Francesco, che li ha ospitati a Santa Marta per la durata dell’intervista. Da questi incontri è nato il libro In dialogo con il mondo. Il Papa risponde che esce oggi in italiano (editore Corbaccio), francese e spagnolo.

Christian, Ricardo, Philippe, Manoli, Diana, Jesús, Charlotte, Orelio, Alain, hanno fatto da portavoce ai poveri di 80 Paesi, che hanno inviato le loro domande per il Papa attraverso Lazare e una ventina di associazioni e ong dei cinque continenti. Accompagnati da Pierre Durieux e Loïc Luisetto, segretario e direttore generale di Lazare, hanno raccolto le risposte di Francesco, che non si è sottratto a nessun interrogativo.

Racconta Luisetto: «Gli abbiamo dato un cicalino all’inizio del primo incontro, in modo che potesse passare alla domanda successiva se una lo disturbava. E ovviamente, non solo non lo ha usato, ma fin dall’inizio ha detto che nessuna domanda lo disturbava. È stato molto bello, perché lo avevamo fatto un po’ per delicatezza, un po’ imbarazzati di fronte a domande a volte un po’ troppo dirette. Ma credo che fosse contento di questo clima di franchezza e libertà».

Così gli ultimi del mondo, non solo cristiani, hanno potuto fare al Papa domande sulla sua vita e il pontificato, sulla fede e sulla Chiesa, sulla pace e sulla guerra. Per molti povertà e ingiustizia sono i temi più importanti e urgenti. Com’è possibile vivere poveri nella società dei consumi? Che uso fa il Vaticano delle proprie ricchezze? Che cosa fa la Chiesa concretamente per combattere l’ingiustizia e la violenza nel mondo? A tutto — nel libro — il Pontefice risponde con la grande schiettezza, semplicità e calore che gli sono abituali.

«Mi fa male che uomini di Chiesa, sacerdoti, vescovi, cardinali, guidino su auto di lusso e, lungi dal dare l’esempio della povertà, diano le testimonianze più negative» spiega Papa Francesco quando gli chiedono della povertà nella Chiesa. «Qual è il suo stipendio?» Chiede Chandni dall’India. «Io non guadagno niente — è la risposta — ma proprio niente! Mi mantengono e se ho bisogno di qualcosa chiedo. Mi dicono sempre di sì, del resto. Non si litiga con il Papa! Se ho bisogno di scarpe, le chiedo. È bello, perché quando si è così “protetti”, come nel mio caso, si possono avere le tasche vuote. In mancanza di protezione, invece, bisogna avere qualcosa in tasca, ne va della propria dignità. La mia è una povertà fittizia, perché non mi manca niente».

Francesco confida con ironia di sembrare «uno zombi», nella prima mezz’ora dopo la sveglia, e ammette che a volte si addormenta durante la preghiera. Si definisce «un uomo qualunque» e risponde di sì alla madrilena Manoli che gli chiede se avesse avuto una fidanzata. «Mi ha risposto che aveva avuto un grande amore prima di entrare in seminario, Amalia — spiega Manoli — che andavano a ballare insieme. E ha anche ammesso che è ancora in contatto con lei!». Ricardo, un altro degli “intervistatori” è stato toccato dalla semplicità del Pontefice. «Dato che ha problemi intestinali, mangia solo riso, patate lesse, pesce alla griglia e pollo… E mangia con tutti…». Quando si tocca il tema della politica, Papa Francesco spiega: «C’è chi sostiene che io sia comunista... io dico solo che se togli i poveri dal Vangelo, crolla», e ribadisce che «la soluzione sociale può venire solo dai movimenti popolari».

di Alessandro Di Bussolo