Migliaia gli ucraini ancora intrappolati nelle città che resistono sotto le bombe

Il dramma di chi resta

TOPSHOT - A Ukrainian woman walks past flames and smoke rising from a fire following an artillery ...
01 aprile 2022

Kiev , 1. Cresce lo scetticismo in Occidente sulla reale volontà della Russia — che nel frattempo ha vietato l’ingresso nel Paese ai leader dell’Ue — di predisporre la tregua, soprattutto nella città martire di Mariupol, sottoposta quotidianamente a intensi bombardamenti.

Le forze russe — ha denunciato il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, in un nuovo messaggio video lanciato nel cuore della notte — si stanno raggruppando e si preparano a sferrare «possenti attacchi» contro il Donbass e il sud dell’Ucraina, a cominciare proprio da Mariupol. Dove chi è rimasto è allo stremo delle forze, mentre chi tenta di fuggire trova nuove difficoltà. E anzi si sente in trappola.

Anche il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, ha denunciato che Mosca «non si sta ritirando, ma anzi vuole rafforzare la sua operazione militare». «Ci possiamo dunque aspettare altre azioni militari e altra sofferenza», ha aggiunto Stoltenberg. Tesi confermata dall’ingresso, secondo fonti locali, di ingenti forniture militari russe nella regione di Lugansk.

Oggi, trentasettesimo giorno di invasione russa, in cui dovrebbero riprendere i negoziati a distanza tra le delegazioni di Mosca e di Kiev, circa duemila civili di Mariupol sarebbero sulla via della salvezza grazie al convoglio umanitario delle forze ucraine con la Croce Rossa Internazionale. È quanto hanno riferito le autorità cittadine, postando su Telegram anche una foto e un video del corteo di mezzi, comprese auto private, in movimento dalla città di Berdyansk, dopo i pullman erano stati bloccati ieri dalle forze russe, verso Zaporizhzhia. Ora si spera il corridoio umanitario resti aperto abbastanza per consentire al maggior numero di persone — sono circa 170.000 gli abitanti ancora ancora intrappolati in città, dopo giorni di tentativi andati a vuoto — l’ultimo ieri, con reciproci scambi di accusa tra Mosca e Kiev — e prima dell’imminente, temuto attacco finale russo alla città sul Mare d’Azov.

In questo senso, l’allarme di Zelensky, in linea con quanto hanno osservato in queste ore i servizi d’intelligence occidentali e la Nato, è che il ridispiegamento da Kiev e dal nord fa parte della tattica di Mosca per concentrare le truppe in vista dell’assalto decisivo. «Sappiamo — ha detto ancora Zelensky — che i soldati russi si allontanano dalle zone dove li stiamo battendo per concentrarsi su altre molto importanti, dove per noi può essere più difficile».

Mentre il conflitto non si ferma — segnalati oggi bombardamenti sulle città di Irpin, riconquistata di recente dagli ucraini, e di Makariv, non lontane dalla capitale, e anche a Hostomel e Brovary — il presidente russo, Vladimir Putin, ha lanciato ieri un ultimatum sul gas, imponendo per decreto ai Paesi definiti dal Cremlino «ostili» di pagare in valuta russa, pena la sospensione dei contratti e delle forniture.

L’Unione europea ha subito respinto quello che considera un «ricatto», ma da stamane Gazprom ha interrotto le spedizioni di gas russo in Germania attraverso il gasdotto Yamal-Europe (quello che attraversa Belarus e Polonia). Lo riporta l’agenzia Bloomberg, citando l’operatore di rete Gascade.

Da Tokyo, il premier nipponico, Fumio Kishida, ha dichiarato stamane che il Giappone non pagherà in rubli il gas acquistato da Mosca. Mosca che ha accusato oggi le forze di Kiev di avere lanciato un raid aereo contro la città russa di Belgorod, che si trova al di là del confine settentrionale ucraino, provocando l’incendio di almeno 8 depositi di petrolio. Secondo il governatore regionale russo Vyacheslav Gladkov, citato dalla Tass, l’attacco sarebbe stato sferrato da due elicotteri ucraini, entrati nello spazio aereo russo a bassa quota. Non ci sarebbero vittime.

L’invasione russa all’Ucraina sarà al centro delle discussioni nell’odierno vertice tra Unione europea e Cina, in video conferenza. «Data la gravità dei recenti sviluppi, le discussioni durante il vertice saranno concentrate sull’aggressione ingiustificata e non provocata della Russia contro l’Ucraina e sul suo impatto negativo sul sistema basato su regole, sulla sicurezza globale e sull'economia», rende noto la Commissione europea, mentre Roberta Metzola si reca oggi a Kiev. «Porterà un messaggio di sostegno e speranza a nome del Parlamento europeo», ha detto un portavoce dell’Ue.

I presidenti della Commissione europea e del Consiglio europeo, Ursula von der Leyen e Charles Michel, accompagnati dall’Alto rappresentante dell’Unione per gli Affari esteri e la Politica di sicurezza, Josep Borrell, terranno colloqui con il primo ministro cinese, Li Keqiang, cui seguiranno scambi con il presidente, Xi Jinping.

«Il focus principale del summit sarà l'impegno della comunità internazionale per sostenere l’Ucraina, la drammatica crisi umanitaria creata dall’aggressione della Russia, e la sua natura destabilizzante per l’ordine internazionale», afferma la Commissione. Parole che non sembrano andare nella stessa direzione della linea promossa dalla Cina, che ha sempre parlato apertamente di «guerra», ma non di «invasione», e che ripete di prendere in considerazione le «preoccupazioni di sicurezza» di tutte le parti, in un riferimento implicito a quelle russe riguardanti l’allargamento a est della Nato.