Cento anni fa la nascita del cardinale Virgilio Noè

Al servizio di una liturgia celebrata e vissuta

  Al servizio di una liturgia celebrata e vissuta  QUO-073
30 marzo 2022

Nella domenica 24 luglio 2011 il cardinale Virgilio Noè terminava il suo terreno pellegrinaggio. Aveva ottantanove anni. Era nato cento anni fa il 30 marzo 1922 a Zelata di Bereguardo, in diocesi di Pavia.

Arciprete emerito della Basilica di San Pietro, vicario generale emerito di Sua Santità per la Città del Vaticano e presidente emerito della Fabbrica di San Pietro, ma soprattutto un uomo di fede che univa in sintesi vitale quella Liturgia e quelle devozioni ecclesiali, alla pastorale delle quali aveva dedicato tutte le sue energie, con una lunga presenza nella vita della Chiesa, al servizio della «liturgia celebrata e vissuta».

Il suo servizio alla Chiesa era iniziato il 1° ottobre 1944 quando venne ordinato presbitero dal vescovo di Pavia, monsignor Carlo Allorio. Convinto sostenitore della viva partecipazione del Popolo di Dio alla Liturgia, avendo percepito le capacità e la disponibilità di don Virgilio Noè, in occasione della Settimana liturgica nazionale del 1951, gli disse: «Voglio che tu vada... e che ti applichi allo studio della Liturgia: questo servirà a te, servirà alla diocesi e servirà anche a qualcun altro». Missione che già nella visione quasi profetica del vescovo varcava i confini della diocesi, anche se non poteva prevedere l’utilità che avrebbe avuto a servizio di tre Papi: Paolo vi , Giovanni Paolo i e Giovanni Paolo ii , alla Chiesa in Italia e alla Chiesa tutta di Rito latino.

La diocesi di Pavia ricorda il tempo e l’attività di don Noè, dal 1951 al 1964, come quello della propria «Primavera liturgica». Ma già da quel tempo vari vescovi italiani, primo fra questi il futuro cardinale Giacomo Lercaro, guardando, dopo il Concilio, alla necessità di un rinnovamento della vita liturgica in Italia, posero gli occhi su di lui, come loro possibile collaboratore sul piano nazionale. Nel novembre del 1964 lo nominarono segretario del Centro di azione liturgica, indicato dalla Conferenza episcopale come proprio Istituto liturgico a norma della Costituzione Sacrosanctum Concilium. Tra le tante attività e pubblicazioni di don Noè in quel periodo emergono l’organizzazione delle Settimane Liturgiche degli anni 1965-1969 che tanto contribuirono, nella compagine ecclesiale italiana, alla comprensione della liturgia nelle sue dimensioni pastorale e spirituale.

Paolo vi , che aveva conosciuto don Noè a Pavia, chiese e ottenne in più occasioni la sua collaborazione per promuovere la dignità, la cura e l’avvaloramento continuo del culto divino. Nel maggio del 1968 lo nominò segretario della Commissione relativa alle Cerimonie Pontificie, un anno dopo lo volle come sottosegretario della S. Congregazione per il Culto Divino. Nel 1970 lo scelse come Maestro delle Cerimonie Pontificie, per averlo al proprio fianco, a Roma e fuori Roma, nelle liturgie che voleva esemplari. Nel 1975, lo confermò sottosegretario della Sezione per il Culto Divino nella eretta Congregazione per la Disciplina dei Sacramenti e del Culto Divino.

Fu da allora che monsignor Noè ebbe sulle proprie spalle tutto il peso dell’eredità della riforma liturgica voluta dal Concilio e attuata dal Consilium ad exsequendam Constitutionem liturgicam nei nuovi Libri liturgici, e dell’ordinata vita liturgica in tutto il Rito latino.

La maggior parte delle edizioni tipiche dei Libri liturgici era stata pubblicata prima del 1975, ma non tutte le Conferenze episcopali ne avevano curata un’edizione definitiva propria, occorreva indirizzarle, stimolarle e sostenerle. Questo era il primo compito di monsignor Noè. Lo assolse in mezzo a non poche difficoltà, causate da opposti estremismi radicati su distorte visioni dell’operato conciliare.

Dopo che Giovanni Paolo ii , nel 1982, lo nominò arcivescovo segretario e lo incoraggiò dicendogli pubblicamente: «Andiamo avanti, sempre. Lavoriamo, sacrifichiamoci» (omelia per l’ordinazione), l’impegno di monsignor Noè divenne maggiore. Mancavano ancora alcuni Libri liturgici e fu lui a portare avanti il lavoro progettato. Ciò che non riusciva a fare in ufficio lo faceva nel suo tempo libero a casa. Così poté far approvare al Papa il Liber Benedictionum, il Caeremoniale Episcoporum, la Collectio Missarum Beatae Mariae Virginis e le nuove edizioni dell’Ordo Lectionum Missae, della Liturgia Horarum, del De Ordinatione Episcopi, presbyteri et diaconi. E tutto questo insieme alla cura delle pratiche ordinarie, della promozione della vita liturgica mediante Istruzioni, Direttorii, Lettere circolari, Notificazioni, Congressi, Convegni, visite, viaggi, approvazioni di testi liturgici propri, corrispondenza. Al momento del suo trasferimento alla Basilica di San Pietro lasciò in avanzata stesura anche il Martyrologium Romanum, il De Exorcismis, il Supplementum per la Liturgia Horarum.

Dal 1975 al 1987, nulla della vita liturgica di tutta la Chiesa di Rito latino gli fu estraneo. Egli promosse quanto di positivo e soffrì per quanto di negativo vivevano le singole Chiese e si fece portavoce ed esecutore dei desideri di Paolo vi e di Giovanni Paolo ii , e insieme garante della riforma e del rinnovamento liturgico sanciti dal Concilio.

Nominato arciprete della Basilica Vaticana e vicario generale di Sua Santità per la Città del Vaticano, elevato alla dignità cardinalizia, accanto all’impegno per lo splendore della basilica, continuò la cura delle celebrazioni liturgiche e del ministero della predicazione, dando prova di grande zelo pastorale e sollecitudine sia per il quotidiano servizio dei canonici sia per le esigenze dei pellegrini. La liturgia, sia nella componente celebrativa sia nella partecipazione attiva dei fedeli, sia nell’ambiente in cui doveva essere posta in atto, rimase sempre al centro delle sue attenzioni.

Quando il cardinale Noè raggiunse gli ottanta anni, Giovanni Paolo ii descrivendo i punti salienti della sua attività li definì un «apprezzato servizio reso alla Santa Sede, in tanti anni di generosa collaborazione con il Successore di Pietro» soprattutto per la dignità di una Liturgia conosciuta in profondità e applicata con «spiccata sensibilità, insieme spirituale e pratica», applicando tutte le direttive del Concilio.

*Prefetto Congregazione per il Culto Divino
e la Disciplina dei Sacramenti

di Arthur Roche *