Migrazioni internazionali

 Migrazioni internazionali  QUO-071
28 marzo 2022

L’attenzione ai migranti è la cifra del pontificato di Francesco: la si coglie a livello simbolico, con la scelta di dedicare alle vittime del naufragio di Lampedusa la sua prima visita fuori Roma; istituzionale, con la creazione della Sezione Migranti e Rifugiati posta sotto la sua direzione; politico, con gli innumerevoli riferimenti nei suoi messaggi e documenti ufficiali.

Nel solco di una sollecitudine speciale della Chiesa, presente dagli albori della dottrina sociale e testimoniata dall’istituzione della Giornata mondiale del migrante e del rifugiato — nonché dall’impegno quotidiano di milioni di cattolici —, il magistero di Francesco insiste sulla necessità di un approccio migrant-centered in tutte le fasi del processo migratorio e di promuovere una “cultura dell’incontro” (Messaggio per la Giornata 2015). Anticipando la logica promozionale degli attuali approcci all’integrazione, incoraggia la partecipazione dei migranti alla vita sociale, civile e della comunità ecclesiale, sollecitando il passaggio da un agire “per”, a un agire “con” i migranti.

Di più, la diversità dei membri della famiglia umana, resa tangibile dalla presenza dei migranti, costituisce una ricchezza da custodire attraverso un approccio autenticamente interculturale, evocato dalla formula «comunione nella diversità» (Evangelii gaudium, 117).

Ulteriore punto fondamentale
è l’esigenza di un sistema di governance globale della mobilità umana (Fratelli tutti, 132) basato sui principi della dignità e dello sviluppo integrale di tutte le persone. Il sostegno e la promozione dei migranti vanno dunque inscritti nei piani di sviluppo per l’intera società: i migranti, paradigmi della vulnerabilità della condizione umana, richiedono risposte ai loro bisogni, ma sollecitano anche la costruzione di un ordine internazionale più giusto e sostenibile; un nesso racchiuso nella prospettiva dell’ecologia umana integrale entro la quale collocare tanto il diritto a migrare, quanto quello a non emigrare.

Infine, per la Chiesa, lo straniero è il messaggero di Dio che «mette la sua tenda in mezzo a noi» (Giovanni, 1, 14), offrendo l’occasione per sperimentare il pluralismo etnico e culturale e costruire una sorta di cittadinanza universale. Sebbene a volte implichino drammi e sofferenza, le migrazioni sono parte del disegno di Dio (Messaggio per la Giornata 2017) e rappresentano una straordinaria occasione di auto-riflessività, di approfondimento della fede, di recupero del suo significato più autentico.

*Docente di Sociologia
delle migrazioni
e della convivenza interetnica

di Laura Zanfrini *