«Stabat Mater»:
l’icona del 25 marzo 2022

 «Stabat Mater»: l’icona del 25 marzo 2022  QUO-070
26 marzo 2022

Stabat Mater dolorósa, iuxta crucem lacrimósa, dum pendébat Fílius. Sono le inchiodanti parole dell’antica e popolare preghiera la didascalia all’icona che Papa Francesco ha delineato — insieme con tutta la Chiesa — nella Basilica Vaticana compiendo l’Atto di consacrazione della Russia e dell’Ucraina al Cuore Immacolato di Maria. E scegliendo significativamente, in piena guerra, proprio il giorno del 25 marzo, solennità dell’Annunciazione del Signore.

In un’ora grave della storia, la Basilica ha riportato tutti all’esperienza cruda, essenziale, del calvario. Il Crocifisso là, in alto. Collocato sulla Confessione di Pietro. E più in basso, di lato, la statua che raffigura la Madonna di Fátima, venerata da cinquant’anni nel santuario di San Vittorino Romano. E Francesco — Pietro — lì a pregare Maria sotto la Croce. A parlare con Maria. In un dialogo fatto anche di silenzi e sguardi. E di una carezza per poi tracciare su se stesso il segno di croce.

Il Papa non era solo. Perché il Papa non è mai solo. Neppure quando — come il 27 marzo di due anni fa — attraversa in preghiera piazza San Pietro, solo apparentemente vuota, per invocare da Dio la fine di un’altra “guerra”: la pandemia da Covid-19 nella sua fase più acuta.

Come si fosse sul Calvario, dunque. Ma anche a Fátima e in qualunque luogo della terra dove si sta alzando il grido delle vittime di guerre e ingiustizia. La Basilica, dunque, ancora una volta crocevia del dolore e della speranza.

Accanto a Francesco, davanti alla statua di Maria, c’erano una bambina e un bambino. Lì a rappresentare l’umanità, soprattutto i piccoli che stanno morendo e soffrendo per la pazzia della guerra. Hanno pregato con il Papa e con lui hanno donato un cesto di rose bianche a Maria. Niente di più semplice, niente di più familiare. Niente di più concreto.

È il manuale per il modello della cura per le relazioni internazionali proposto da Francesco. È un atto politico, avrebbe rilanciato Giorgio La Pira che proprio sull’ipotesi di lavoro di Fátima ha impostato, dagli anni Cinquanta del secolo scorso, tutta la sua azione per la pace anche con l’Unione Sovietica, tra “cortina di ferro” e “guerra fredda”.

Il rito per la riconciliazione di più penitenti con la confessione e l’assoluzione individuale ha avuto inizio, alle 17, con la proclamazione della Parola di Dio: il passo della lettera di san Paolo ai Colossesi (1, 9-14), il salmo 97 e il brano del Vangelo di Giovanni (1, 26-38) che racconta, appunto, l’esperienza travolgente dell’annuncio dell’Angelo a Maria. L’irruzione di Dio nella storia.

Nella celebrazione hanno fatto seguito l’esame di coscienza, la confessione generale dei peccati e la preghiera del Padre nostro.

Quindi i penitenzieri della Basilica Vaticana e gli altri sacerdoti incaricati — in particolare della Penitenzieria Apostolica e del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, accompagnati dal cardinale Piacenza, dall’arcivescovo Fisichella e dal vescovo Tebartz-van Elst — si sono messi a disposizione per le confessioni individuali, durante le quali si sono alternati momenti di silenzio e di canto.

Papa Francesco si è recato per la confessione in uno dei confessionali presso l’altare di San Basilio magno. Poi a sua volta, ha confessato 13 persone.

Il rito si è concluso con la benedizione del Pontefice. Poi l’Atto di consacrazione al Cuore Immacolato di Maria.

Il servizio dei ministranti è stato prestato dal Pontificio Collegio Nepomuceno e i canti sono stati eseguiti dal coro della Cappella Sistina.

Presenti trenta cardinali — con il decano del collegio Re e il segretario di Stato, Parolin — e numerosi arcivescovi e vescovi. Tra questi, gli arcivescovi Peña Parra, sostituto per gli Affari generali, Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati, e Pawłowski, segretario per le Rappresentanze Pontificie. Erano presenti inoltre l’assessore, monsignor Cona; i sotto-segretari per i Rapporti con gli Stati, monsignor Wachowski e Francesca Di Giovanni; il sotto-segretario della Sezione per il personale di ruolo diplomatico, monsignor Rueda Beltz.

Al termine della celebrazione uno spontaneo pellegrinaggio davanti all’immagine di Maria — per una preghiera accompagnata da una carezza — ha rilanciato con la forza della fede del popolo di Dio l’Atto di consacrazione compiuto dal successore di Pietro.