Uniti al Pontefice nella preghiera
Ucraina

Nelle città martoriate
dal conflitto

 Nelle città  martoriate dal conflitto  QUO-070
26 marzo 2022

Una settimana prima dell’inizio dell’anno straordinario dedicato alla Santa Croce in Ucraina è scoppiata la guerra e il Paese ha cominciato la sua vera Via Crucis. La Conferenza episcopale ucraina ha invitato il suo popolo sofferente e crocifisso a una giornata di preghiera, il 24 marzo, e ad accostarsi ai sacramenti della penitenza e dell’eucaristia nonché al digiuno. Il giorno dopo, solennità dell’Annunciazione, in tutte le chiese cattedrali, parrocchiali, santuari e cappellanie della nazione si sono svolte, in contemporanea con Papa Francesco, le liturgie per la consacrazione di Russia e Ucraina al Cuore immacolato di Maria.

A Kiev

Nella cattedrale di Sant’Alessandro, alle ore 18, ha presieduto la santa messa il nunzio apostolico in Ucraina, l’arcivescovo Visvaldas Kulbokas, celebrata insieme con il vescovo di Kyiv-Zhytomyr, Vitalii Kryvitskyi, che ha sottolineato come «l’Annunciazione non riguarda solo le buone notizie. Tutti noi, durante questa spaventosa guerra, cerchiamo ogni giorno di sentire una parola di rassicurazione: che chiunque è amato da noi sia al sicuro; che giungano gli aiuti umanitari e che il maggior numero possibile di persone sia salvato attraverso i corridoi di evacuazione. La festa dell’Annunciazione — ha proseguito il presule — riguarda la Parola di Dio che ognuno di noi deve ascoltare, e il suo compimento possa anche realizzare quel giorno atteso. Ma noi comunque facciamo nostre le coraggiose parole della Vergine Maria: “Avvenga di me secondo la tua parola” (Luca, 1, 38). Nel momento in cui la Madonna espresse il suo accordo cominciarono i misteri dell’Incarnazione del Verbo di Dio. È iniziato l’invisibile, che tra nove mesi si chiamerà “Dio è con noi”. Egli, il Signore Cristo, salverà il mondo intero dalla schiavitù del peccato, della menzogna e di ogni sorta di impurità. Lui sta salvando il mondo anche oggi. A volte immediatamente, a volte impercettibilmente all’occhio umano. Nella nostra annunciazione, i grandi disegni del Signore ora si sono rivelati e le sue vie diventano ora chiare alla nostra comprensione. Credo che la dedicazione della Russia e dell’Ucraina al cuore immacolato della Vergine Maria fatta da Papa Francesco in unità con tutti i vescovi del mondo e il popolo di Dio, diventerà un lessico significativo nell’opera di salvezza del nostro popolo e del mondo intero. Dio è il principe di questo mondo».

Nel corso della celebrazione, il nunzio apostolico ha osservato come al centro delle letture bibliche della solennità dell’Annunciazione vi siano i protagonisti dell’azione di salvezza dell’umanità: «Dio Padre, che resta quasi “nascosto” ai nostri occhi, ma è proprio Lui l’iniziatore di tutta questa opera, perché decide di “donare” il proprio Figlio per noi. Oltre a ciò, sceglie la Vergine Maria come madre, sceglie l’arcangelo Gabriele come messaggero di questa notizia, sceglie san Giuseppe come sposo e protettore della Vergine madre e sceglie anche la gravidanza di santa Elisabetta quale segno visibile della grandezza di tutte queste decisioni. Oggi, noi diciamo un immenso “grazie” a Dio Padre». L’altro protagonista, ha aggiunto Kulbokas, è Gesù Cristo, il Figlio di Dio. «Come è scritto nella Lettera agli Ebrei, il Figlio di Dio decide di ascoltare in tutto la volontà del Padre. Perciò egli dice: “Padre, tu hai deciso di mandarmi in mezzo agli uomini. Ora io vengo per fare la tua volontà”. Perciò, quando noi diciamo “grazie” a Gesù Cristo per la sua incarnazione, morte e risurrezione, ancora prima diciamo “grazie” per la sua completa unione alla volontà del Padre. E quando vediamo che al centro di tutta l’azione divina c’è questa umiltà assoluta del Figlio di Dio, ciò diventa un insegnamento per noi: non saremo nulla se non saremo umili di fronte a Dio». Non meno importante l’azione dello Spirito santo, ha precisato il nunzio apostolico, il quale «copre con la sua ombra la Vergine Maria e la rende più feconda di tutte le donne della terra, in modo che possa generare il Redentore». Una fecondità che riguarda anche l’umanità: è lui a renderci fecondi in tutto, «nella preghiera, nel lavoro, e anche durante questa grandissima sofferenza che stiamo patendo durante la guerra. Tu rendi feconde anche le nostre semplici azioni umane, le quali altrimenti sarebbero sterili, infruttuose». Accanto ad esso, l’opera dell’arcangelo Gabriele, il quale, evidenzia Kulbokas, esegue la missione affidatagli, quella di portare il messaggio di Dio alla Vergine Maria, fedele esecutore, insieme agli angeli ed arcangeli, della volontà divina. È la Madre di Gesù, infatti, la protagonista essenziale di questo giorno: «Lei rimane sorpresa da una visita inaspettata da parte dell’arcangelo. Ma è pronta ad accogliere tutto ciò che le viene annunciato da Dio. In questo, è molto simile al suo figlio Gesù: unita e fedele in tutto alla volontà divina». Il cuore immacolato di Maria, ha rimarcato il nunzio apostolico, è il simbolo del dolore sofferto dalla Madre di Dio in vista della morte del Cristo, raffigurato trafitto da una spada su icone e immagini. «Non c’è una spiegazione umana per questo dolore: Gesù Cristo, nostro Signore, più santo di tutti noi, è stato ucciso. A questo dolore si unisce ora il popolo ucraino, in particolare i bambini che muoiono sotto le bombe, di sete e o di freddo, nell’oscurità e nella paura sconfinata. Questa guerra non può essere spiegata, perché la vita dell’uomo è santa per tutti noi, credenti e non credenti».

L’omelia è poi proseguita con la richiesta alla Madonna di essere «umili, semplici, giusti gli uni con gli altri, per essere veramente fratelli per tutti gli uomini senza eccezioni, senza ferire né gli altri né Dio», perché l’umanità «vinca la lotta contro il maligno in tutte le sue manifestazioni e ritrovi la pace»; e con l’invito a «tutti i rappresentanti delle autorità ucraine e ai politici di diverse denominazioni a unirsi a questa celebrazione, in modo che la nostra preghiera, così come le attività di funzionari governativi, diplomatici e personaggi pubblici dell’Ucraina e di altri Paesi del mondo, portino pace e comprensione tra il popolo ucraino e russo, così come tra tutti i popoli».

A Khmelnytskyi

Ha scelto di celebrare questo momento particolare nel santuario dedicato alla Madonna di Fátima vicino alla città di Khmelnytskyi, il vescovo di Kamyanets-Podilskyi, Leonid Maksymilian Dubrawski, che, nella sua riflessione durante la messa, ha affermato come riguardo all’iniziativa del Pontefice di consacrare il mondo al cuore immacolato della Beata Vergine Maria, «non si debba aver paura di chiamare il male per nome. Ricordiamo ciò che disse la Madre di Dio alla veggente Lucia: “Pregate per la conversione della Russia”. Nel 1984, san Giovanni Paolo ii fece già questo atto della consacrazione. Papa Francesco lo sta rifacendo di nuovo e noi vescovi ucraini ci siamo appellati a lui con questa richiesta come ci rivolgiamo costantemente a Dio quando abbiamo paura. Non dimentichiamo allora l’incoraggiamento della Santissima Vergine Maria a Fátima, le pratiche del rosario, i primi sabati del mese, e le altre. La Madre di Dio dice che questa preghiera è una grande arma nelle mani della Chiesa»

A Odessa

Malgrado il coprifuoco, i parrocchiani si sono recati comunque alla celebrazione. Nel corso della sua omelia, il vescovo di Odessa-Simferopol, Stanislav Szyrokoradyuk, ha sottolineato che «questa guerra è la lotta tra la luce e le tenebre, come è scritto nell’Apocalisse. Il testo ci dice che la guerra iniziò ma ebbe poi luogo la vittoria del bene sul male. Intere città in Ucraina vengono bombardate, migliaia di persone stanno perdendo le loro case, non si risparmiano gli ospedali pediatrici né gli asili. Attualmente, più di cento bambini sono morti e 185 sono feriti, e tutto questo sta accadendo di fronte al mondo intero». Il presule ha inoltre ribadito che «non c’è nessun conflitto tra i nostri due popoli» e che «oggi più che mai sono necessarie forza spirituale e armi spirituali. La nostra arma è un rosario. Pertanto, supplichiamo il Signore per la sua protezione. Ieri abbiamo pregato, abbiamo chiesto il perdono al Signore per i nostri peccati. Chiediamo a tutti la nostra conversione, ma anche la conversione della Russia.

A Kharkiv

Nella cappella della Curia episcopale a Kharkiv si è svolta la celebrazione che non si è potuta tenere nella cattedrale cittadina a causa dei continui bombardamenti. Il vescovo di Karkhiv-Zaporizhia, Pavlo Goncharuk, insieme ad alcuni sacerdoti rimasti accanto a lui ha pregato privatamente ma unito spiritualmente via internet con Papa Francesco. 

di Pavlo Basisky