Bailamme

La logica di Pinìn
e la sana follia di Orlando

 La logica di Pinìn e la sana follia di Orlando  QUO-069
25 marzo 2022

Nulla è perduto con la pace, tutto può esserlo con la guerra. Inutile strage. Mai, mai la guerra. Sembrano soffi di vento leggero, a fronte delle tempeste roboanti, dei tuoni che riecheggiano parole come libertà, giustizia, democrazia. Potrebbe mai un vento leggero piegarne il fragore? Pare follia, ingenuità infantile, insistere con la parola pace, prima di tutto, sempre, comunque. O sembra viltà. Ma risentire di nuovo forte e chiaro che «è l’ora delle decisioni irrevocabili» mette brividi che solo chi è molto vecchio conosce. Ricorda, soffre, tramanda. Ha ragione il Papa: chi ha sentito il racconto della guerra può pallidamente avere nel sangue il suo orrore, può sentirne il morso più che dalle immagini dei media, cui ci abituiamo, che ci schierano come in un videogioco, dall’una o dall’altra parte. Drammatico però è il fatto che siano anziani — cioè quelli che dovrebbero possedere maggiore saggezza — a inviare gli eserciti e a ringalluzzirsi per la guerra. A insistere sempre e soltanto sulla parola armi. Armi.

Qualcuno ricorderà lI sentiero dei nidi di ragno, di Italo Calvino. Un bambino, Pinìn, ottiene una pistola. «Perché uno che ha una pistola vera può tutto, è come un uomo grande». Cosí Pinìn «impugnerà la pistola e camminerà sempre con la pistola puntata. Nessuno potrà togliergliela e tutti ne avranno paura».  Non così dobbiamo crescere i nostri bambini. È il loro sguardo che pare fragile e ingenuo quello giusto da avere, come ha detto Gesù.

Ogni guerra lascia il mondo peggiore. I successori di Pietro nella modernità non hanno mai avuto dubbi. È bello chi muore per la patria, dicevano i poeti antichi. Ma i loro soldati morivano giovani, lasciavano donne e figli. Se scegliamo la vita, scegliamo la parola, il dialogo. È vero che bisogna essere in due per dialogare. Ma c’è chi, come Gandhi ad esempio, ha atteso, ha riempito le piazze, e ha spinto infine il nemico a cedere.

Ancora una volta, l’Europa deve ritrovare se stessa, il suo mito non è il molòn labè del massacro delle Termopili: venite a prendervi le nostre armi, moriremo tutti; ma l’appassionata testimonianza di Edith Stein, di Massimiliano Kolbe, di Pavel Florenskij. La storia da raccontare ai bambini non è quella di Pinìn, ma del prode Orlando, che si batte con valore, ad armi impari, con il feroce Cimosco, re e negromante, che detiene l’archibugio, arma codarda e terribile, che semina morte e dona un potere invincibile. Orlando vince con valore ed onore, ma l’archibugio non lo tiene per sé. Come il Frodo di Tolkien di quattro secoli dopo, Orlando distrugge l’arma del potere, senza esitare.

«O maladetto, o abominoso ordigno, / che fabricato nel tartareo fondo / fosti per man di Belzebù maligno / che ruinar per te disegnò il mondo, / all’inferno, onde uscisti, ti rasigno. / Così dicendo, lo gittò in profondo» (Ludovico Ariosto, Orlando Furioso, canto xix ).

Dall’inferno provengono le armi. Ogni guerra è diabolica, e sacrilega. 

di Monica Mondo