Testimonianze
La carità sulla linea del fronte

Fuggiti dal teatro di Mariupol

epa09829274 Sleeping places prepared for refugees from different places of Ukraine at one of a ...
25 marzo 2022

Gli arrivi dei profughi qui nell’ovest dell’Ucraina sono sensibilmente diminuiti, perché ormai è più difficile uscire delle città circondate dai soldati russi. Arrivano quelli che sono riusciti a fuggire in piccoli gruppi usando le proprie macchine. Alcune famiglie rimarranno nei nostri centri ancora per un po’ di tempo, agli altri è stato trovato un alloggio in diverse case private perchè lo Stato aiuta chi accoglie i profughi. Molti non vogliono andare all’estero, ma qui diventa sempre più pericoloso, spesso si sentono gli allarmi e si deve scendere nel seminterrato. I russi stanno bombardano le città senza soste.

In una delle parrocchie a Khmelnytskyi ho incontrato una famiglia fuggita da Mariupol. La signora si chiama Vita, ha 51 anni. È lei a raccontare.

«Siamo venuti con i figli, la bambina più piccola ha due mesi e mezzo. Siamo fuggiti dalla riva sinistra della città, proprio dalla zona dei bombardamenti. Un proiettile ha colpito il nostro appartamento, ma non è esploso. Poi ci siamo trasferiti nella zona industriale della città che sembrava più sicura, ma dopo due giorni anche lì una bomba è scoppiata accanto alla casa, si sono rotti i vetri delle finestre, e così abbiamo deciso di fuggire. Il 6 marzo hanno aperto un corridoio verde in direzione di Zaporizhya. Eravamo in una colonna di macchine dietro l’auto della Croce Rossa diretti per Melekino, ma poi la possibilità del corridoio è stata negata. La Croce Rossa ci ha portato in un teatro. Abbiamo vissuto lì per nove giorni. Abbiamo usato una cucina da campo, che è stata portata dai militari, che fornivano principalmente biscotti e dolci; per i bambini c’era il pesce scongelato. C’erano cipolle, carote e poche patate. Con questi prodotti facevamo un po’ di zuppa calda. Accanto al teatro in un sotterraneo del caffè c’erano bambini soli, che erano stati portati lì da un veicolo dei pompieri. Erano più di 50, tra i 6 e gli 11 anni. Avevano tutti perso i genitori. Ogni giorno il pericolo aumentava, perché i colpi si stavano avvicinando sempre di più al teatro, gli aerei sganciavano bombe in cerchio. Bombardavano tutta la notte, non si fermavano mai. Allora quelli che avevano proprie auto hanno deciso di uscire. Anche noi. Ci siamo avventurati a nostro rischio e pericolo in direzione di Berdyansk. Così abbiamo creato una colonna di circa 50 macchine. Poi da Berdyansk, passando per Vasilyevka siamo arrivati a Zaporizhya. Qui abbiamo trascorso la notte in un asilo nido, dove ci hanno nutrito e ci hanno dato l’opportunità di dormire sui materassi dei bambini. Poi ancora da Zaporozhye siamo andati a Kropyvnytskyi, dove accompagnati dalla polizia, ci hanno portato in una scuola. Finalmente, la mattina dopo, siamo giunti qui a Khmelnitsky. Quando siamo arrivati abbiamo saputo che erano stati bombardati il cinema Savannah e anche il teatro drammaturgico da dove eravamo fuggiti. Lì c’erano più di 1.500 persone e ancora di più nel cinema. Abbiamo letto su Instagram che molti sono morti, tranne 130 sopravvissuti. Quando siamo usciti da Mariupol, c’era un’altra colonna. A Vasilyevka le è stato permesso di attraversare, ma poi loro sono stati colpiti dalle granate. C’erano bambini nelle macchine, nessuno sa che fine hanno fatto. Finora non sappiamo come stanno i nostri parenti. Non abbiamo avuto alcuna comunicazione a Mariupol dal 2 marzo. E quando siamo partiti, avevamo solo quello che portavamo a mano, ma per i bambini, abbiamo trovato qualcosa per coprirli».

da Khmelnitsky Pavlo Basisky