Messaggio del cardinale Parolin in occasione di un evento al padiglione Italia all’Expo di Dubai

L’accesso all’acqua
diritto umano universale

 L’accesso all’acqua diritto umano universale  QUO-067
23 marzo 2022

Non permettere l’accesso all’acqua potabile e sicura «significa negare il diritto alla vita, radicato nella dignità inalienabile di ogni essere umano». Lo ha sottolineato il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, in un messaggio in inglese in occasione dell’evento “Pursuing the Human Right to Water”, svoltosi ieri, martedì 22 marzo, Giornata mondiale dell’acqua, nel padiglione Italia all’Expo di Dubai. L’incontro aveva lo scopo di lanciare la Carta del diritto all’acqua diffusa dal Consiglio nazionale forense (Cnf) e caratterizzata da dieci principi/criteri fondanti.

Rivolgendosi a Paolo Glisenti, commissario generale per l’Italia all’Expo di Dubai, e a Maria Masi, presidente del Cnf, il porporato ha sostenuto come la questione dell’acqua, possa essere affrontata da diverse prospettive: religiosa, spirituale, culturale, educativa, sanitaria, legale, economica, tecnica e manageriale. A prescindere dall’ambito scelto è necessario, ha precisato, «che maturi una coscienza solidale» che consideri «l’accesso all’acqua come diritto universale di tutti gli esseri umani, senza distinzioni né discriminazioni».

Su questo fronte, rifacendosi all’enciclica di Papa Francesco Laudato si’, il cardinale Parolin ha ribadito come l’acqua sia «un diritto umano essenziale, fondamentale e universale, perché determina la sopravvivenza delle persone», e per questo, al pari del cibo, della salute e dello sviluppo, è «condizione per l’esercizio degli altri diritti umani».

Al tempo stesso il porporato ha posto l’attenzione sulla recente tendenza a privatizzare le risorse idriche che, essendo però limitate e considerate un bene dell’umanità, esigono «una gestione adeguata e responsabile». Tale approccio — si legge nel messaggio — «rischia di creare serie disuguaglianze nel garantire l’accesso a questo bene primario per ogni essere umano, specialmente per i più vulnerabili» e per questo motivo, ha avvertito Parolin menzionando il documento del Cnf, è importante «ispirare e diffondere “una cultura giuridica del diritto fondamentale ad accedere alla risorsa, del diritto sociale a fruirne a condizioni eque e del diritto ecologico alla sua integrale conservazione”».

Ecco perché non si può prescindere da un «impegno per un’educazione costante volta a dare all’acqua il giusto “valore”, evitandone anche lo spreco e la cattiva gestione». Da qui, anche in considerazione del costante aumento del fabbisogno idrico, esacerbato dal cambiamento climatico, l’invito a un cambiamento culturale, volto «ad adottare un’etica di cura e di responsabilità per le generazioni sia presenti sia future» e creare le basi per un domani «eticamente sostenibile per tutti che, come indicato più volte dalle Nazioni Unite, non lasci indietro nessuno».

L’adozione di un cambio di prospettiva lungimirante sulla gestione delle risorse idriche, ha detto ancora il cardinale, può e deve «diventare un elemento di collaborazione e di dialogo» tra i Paesi, trasformando la logica di competizione che va ad alimentare le cosiddette e sempre più diffuse “guerre dell’acqua”. Ciò includerebbe necessariamente «accordi politici o tecnologici responsabili e la gestione partecipativa delle risorse condivise» ha poi spiegato.

Servono dunque «nuovi approcci alla gestione idrica da una prospettiva legislativa, istituzionale, politica, economica, tecnica ed etica», promuovendo, recita il messaggio, «la consapevolezza che le questioni relative all’acqua debbano comprendere una visione a lungo termine e che parta dal concetto di ecologia integrale». Saranno dunque necessari nuovi investimenti sia per rafforzare la resilienza sia per ridurre il rischio di catastrofi naturali, nonché per promuovere uno sviluppo umano integrale autentico. Qui, ha concluso Parolin, «è importante che l’accesso all’acqua e la gestione integrata delle risorse idriche diventino elementi centrali delle riflessioni tese a determinare tali investimenti», nel contesto della pianificazione idrica razionale e «nel garantire che l’obiettivo principale sia quello di soddisfare i bisogni dei più vulnerabili».