Da Modena acqua potabile in Africa e nel mondo, da 10 anni

 Da Modena acqua potabile in Africa e nel mondo, da 10 anni  QUO-065
21 marzo 2022

«Le nostre spese sono solo per portare la pace, costruendo pozzi, scuole e iniziative per la salute dove c’è più bisogno». Michela Marchetto è la presidente dell’associazione di volontariato “Ho avuto sete”, ricevuta questa mattina da Papa Francesco per i suoi dieci anni di vita. Quando il Pontefice ha parlato dello scandalo delle spese per le armi, Michela e i suoi 60 compagni di avventura nella solidarietà hanno pensato ai pozzi per l’acqua potabile realizzati accanto a tanti villaggi del Burkina Faso, Paese “particolarmente provato dal terrorismo”. E quando Francesco ha ringraziato la grande forza e il grande cuore del volontariato italiano, la presidente ha ringraziato in cuor suo per l’accoglienza in Vaticano di “una piccola associazione di periferia”.

Sono partiti infatti in dieci volontari da Modena nel 2012, impegnandosi a spegnere le tante forme di sete degli ultimi della società, e in questi anni sono arrivati fino all’Africa subsahariana e al Medio oriente, senza dimenticare il “prossimo” più vicino, seguendo l’invito di Gesù alle opere di misericordia: «Ho avuto sete e mi avete dato da bere». In dieci anni “Ho avuto sete” ha realizzato 50 progetti umanitari in 13 Paesi diversi, per spegnere la sete di acqua potabile e di acqua pulita per l’igiene, soprattutto in Africa, così come la sete di conoscenza e di sapere e, infine, anche la “sete” di salute.

Il nome l’ha suggerito l’attuale vicario generale della diocesi di Carpi,  monsignor Ermenegildo Manicardi. In Italia, l’associazione ha dato il suo sostegno in emergenze come quelle del terremoto del 2012 che ha scosso l’Emilia, l’alluvione che ha colpito Genova nell’ottobre 2014, e ora la pandemia. 32 progetti all’estero riguardano impianti idrici, altri sono di tipo sanitario ed educativo. Attivati nella fascia subsahariana del continente africano, 13 Paesi tra cui il Burkina Faso, che soffrono maggiormente i cambiamenti climatici e l’ampliamento del deserto, e in Medio Oriente, come in Libano, a Beirut, dopo l’esplosione al porto dell’agosto 2020.

Ogni volta che realizza un impianto idrico che fornisce preziosa acqua potabile, “Ho avuto sete” si impegna anche a sensibilizzare le comunità nelle tecniche igienico-sanitarie per evitare la diffusione di malattie infettive, cioè tutti comportamenti che a noi sembrano basilari, quotidiani, persino scontati come lavarsi le mani, la corretta conservazione e il corretto consumo degli alimenti, la pulizia dell’abitazione, lo smaltimento dei rifiuti che non deve inquinare le falde acquifere.

Ogni impianto garantisce acqua potabile per circa 1.500 persone e per evitare di sprecare l’acqua quando si utilizza l’impianto, il pozzo è dotato di una canalina che confluisce in una vasca, dalla quale possono bere gli animali. In un rapporto di fiducia con le realtà del territorio e in un’ottica di responsabilizzazione di chi vi opera, “Ho avuto sete” non ha personale proprio che segue i progetti in loco, ma ne lascia la gestione a missionari, Caritas e istituzioni pubbliche locali.

Nell’udienza con Papa Francesco, il vescovo di Tenkodogo, in Burkina Faso, monsignor Prosper Kontiebo, uno dei referenti di “Ho avuto sete” nel Paese ha presentato al Pontefice, con un video, il dono della dedicazione del progetto numero 50, un nuovo pozzo d’acqua potabile, realizzato nel villaggio di Nèdogo-Koupela.

Progetti in campo sanitario riguardano le campagne di sensibilizzazione e vaccinazione contro l’epatite B in Burkina Faso e la realizzazione, nel carcere di Chichiri in Malawi, di un reparto per accogliere i detenuti affetti da Covid-19 o altre malattie infettive. In Italia, dal marzo 2020, in occasione del primo lockdown, “Ho avuto sete” ha attivato un servizio telefonico per tenere compagnia alle persone, disponibile tutti i pomeriggi, weekend compresi. Ha promosso una raccolta fondi per l’acquisto di attrezzature per il Policlinico di Modena e ha attivato il progetto Alpha, ancora attivo, gestito dalla Croce blu di Carpi. Tutti i venerdì i volontari dell’associazione portano spesa, alimenti e farmaci a domicilio alle persone che fanno fatica a muoversi o non escono, intimoriti dalla pandemia.

In ambito educativo, l’ultimo progetto attivato, grazie a una missionaria di Carpi, Anna Tommasi, è la costruzione, tra il 2018 e il 2019, di aule e di laboratori di chimica e di fisica per gli oltre 400 studenti e studentesse della scuola cattolica di Chikuli, nella diocesi di Blantyre, in Malawi. Un’opera supportata sia dalla diocesi proprietaria del terreno che dal ministero dell’Istruzione del Paese africano.

di Alessandro Di Bussolo