Il vescovo Marco Mellino

Centralità dell’evangelizzazione

 Centralità dell’evangelizzazione  QUO-065
21 marzo 2022

Una Chiesa sinodale è una Chiesa dell’ascolto: apre così il suo intervento il vescovo Marco Mellino prima di ripercorrere brevemente, in ordine cronologico, le varie fasi di elaborazione della costituzione apostolica Praedicate Evangelium, tra cui: l’inizio dei lavori nel settembre 2013; la prima bozza del dicembre 2018 che conteneva i criteri e i principî guida del nuovo impianto costituzionale; le successive revisioni con l’esame, la discussione e la votazione degli emendamenti suggeriti nel corso degli anni, fino alla bozza consegnata dal Consiglio di cardinali al Papa l’8 giugno 2020.

«Da quel momento — spiega il presule — tutto è stato rimesso alla considerazione del Papa, il quale, fin dal mese di luglio 2020, ha esaminato personalmente gli emendamenti tenendo presenti le osservazioni, le indicazioni e le proposte pervenute e compiendo proprie scelte, quale Supremo Legislatore».

Ulteriori considerazioni sono state offerte, a settembre di due anni fa, dalla Congregazione per la Dottrina della Fede e dal Pontificio Consiglio per i Testi legislativi. Quindi, si è arrivati alla stesura del testo definitivo, promulgato il 19 marzo 2022 e che entrerà in vigore domenica 5 giugno 2022, solennità di Pentecoste.

Evidenziando quindi che la costituzione apostolica è «un tassello che si inserisce in un mosaico più ampio e articolato» di riforma, monsignor Mellino afferma che la missionarietà, la “Chiesa in uscita” è l’asse portante che struttura il testo e ciò «rende ragione della creazione del Dicastero per l’Evangelizzazione e l’ordine di posizione assegnatogli nel Titolo v riguardante i Dicasteri». Esso, infatti è il primo in elenco. Tuttavia, il presule specifica che «tutti i Dicasteri godono di pari dignità giuridica e tutti esercitano potestà di giurisdizione». Pertanto, l’ordine del loro posto nell’elenco «non ha di per sé alcun valore giuridico, ma è quanto meno significativo. La scelta di assegnare al Dicastero per l’Evangelizzazione l’ordine di precedenza esplicita la prospettiva della missionarietà nella quale è stata compiuta la visione generale della riforma curiale».

Questa priorità e centralità dell’evangelizzazione è evidenziata anche dalla voluta scelta che «a presiedere il Dicastero per l’Evangelizzazione sia il Papa stesso — aggiunge il presule — e ciascuna delle due Sezioni da cui è costituito (la Sezione per le questioni fondamentali dell’evangelizzazione nel mondo e la Sezione per la prima evangelizzazione e le nuove Chiese particolari) sia retta in suo nome e per sua autorità da un Pro-Prefetto».

Inoltre, nell’ordine stabilito, al Dicastero per l’Evangelizzazione seguono il Dicastero per la Dottrina della Fede e il Dicastero per il servizio della Carità, neo-organismo che raccoglie le precedenti competenza dell’Elemosineria Apostolica: essi, infatti, «non solo si affiancano, ma formano, ciascuno per la sua competenza, un tutt’uno nell’azione missionaria alla quale la Curia romana è chiamata e costituiscono una triade che “dà il timbro” a tutto il testo della costituzione apostolica».

E ancora: il segretario del Consiglio di cardinali sottolinea che «la Curia romana è per sua natura un organismo di servizio», perché «esiste e agisce solo in quanto serve il Santo Padre e serve al Santo Padre». Allo stesso tempo, l’azione della Curia romana «non può prescindere dal riferimento al ministero dei vescovi, sia in quanto membri del Collegio episcopale, sia in quanto pastori della Chiesa particolare. Essa, infatti, è strumento di comunione e di partecipazione alle sollecitudini ecclesiali nella misura e in cui lo è il Romano Pontefice ed entro i limiti della Sua pur suprema potestà e missione».

Si tratta di una «diaconia», sottolinea il presule, che colloca la Curia romana non tra il Papa e i vescovi, ma appunto al servizio, ossia «espleta il compito che le è proprio nei riguardi di entrambi secondo le modalità che sono proprie della natura di ciascuno, senza lasciare adito ad equivoci ed incomprensioni da chi essa dipenda ultimamente».

Fondamentale è anche il richiamo alla sinodalità, «tratto proprio e distintivo della Chiesa, dimensione costitutiva della stessa che la qualifica da sempre» e che «tocca la sua natura e la sua identità». Gli aspetti di questa sinodalità sono duplici: intradicasteriale e interdicasteriale, con i vari livelli della Chiesa, con la segreteria generale del Sinodo dei Vescovi.

Strettamente collegata alla sinondalitù è anche la «corresponsabilità nella communio» che, spiega il segretario del Consiglio di cardinali, favorisce «il senso della collegialità e della responsabilità pastorale, oltre che assecondare i principî di razionalità, efficacia ed efficienza».

Così facendo, conclude il presule, la Curia romana «favorisce e promuove lo scambio di esperienze fra le diverse Chiese particolari e realtà ecclesiali, compiendo non un mero servizio amministrativo e burocratico, bensì servendo ed incrementando la comunione».