Messaggio del Papa nell’anniversario dell’inizio del conflitto in Siria

Non siete dimenticati

 Non siete dimenticati  QUO-062
16 marzo 2022

«Nonostante la guerra in Siria, giunta al suo dodicesimo anno, continui a causare sofferenza, fame, morte e la continua fuga dei siriani, si stanno facendo grandi sforzi per offrire speranza e prospettive future a coloro che rimangono. Il presente convegno è l’occasione per dire alla comunità cristiana: “Non siete dimenticati”». È quanto assicurato da Papa Francesco — attraverso un messaggio indirizzato al cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese orientali — ai partecipanti alla conferenza «Chiesa, casa della carità – Sinodalità e coordinamento», apertasi a Damasco ieri, martedì 15 marzo.

Organizzati dalla Chiesa cattolica siriana, sotto gli auspici del nunzio apostolico, il cardinale Mario Zenari, e del Dicastero orientale, attraverso la Roaco (Riunione opere di aiuto alle Chiese orientali), i lavori terminano domani, 17 marzo.

Con lo sguardo rivolto alla drammatica attualità del conflitto in Europa orientale, Francesco ha aggiunto: «In questi giorni di guerra e di immensa sofferenza per i nostri fratelli e sorelle in Ucraina, abbracciamoli nella preghiera e nell’affetto, confidando che si possa raggiungere presto una pace giusta e duratura, affinché il lavoro delle agenzie possa essere svolto in quella amata nazione, proprio come accade oggi per la Siria».

Nella capitale siriana il cardinale Sandri è accompagnato dall’arcivescovo Giampietro Dal Toso, segretario della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, con incarico delle Pontificie opere missionarie, i monsignori Marco Formica, della sezione per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato, e Kuriakose Cherupuzhathottathil, officiale della Congregazione per le Chiese orientali e segretario della Roaco, e i dottori Pascal Debbane e Alessio Pecorario del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale.

All’apertura della conferenza, dopo la preghiera iniziale e l’introduzione, è stato letto in lingua araba il messaggio del Santo Padre. Sono seguiti i saluti del Patriarca greco-melkita Youssef Absi, di quello siro Youssef Younan, di quello caldeo cardinale Louis Raphaël i Sako, dei cardinali Sandri e Mario Zenari, del segretario del Comitato organizzatore, il vescovo Antoine Audo, e del ministro per gli Affari religiosi del Governo siriano.

Il cardinale Sandri dopo aver ricostruito la genesi del convegno, ha detto: «Oggi si realizza il sogno di un momento sinodale della Chiesa cattolica in Siria, nelle sue diverse espressioni rituali, con la presenza di consacrati e laici». E «il nostro essere qui, nonostante le tante difficoltà, è un segno di speranza che genera stupore. Ci aiuta e ci chiede di discernere il presente, e continuare a desiderare il futuro per questo amato e martoriato Paese, ricordando oggi l’anniversario dell’inizio del conflitto che lo ha prostrato e le cui conseguenze sono diventate non più tollerabili». Quindi ha aggiunto: «Prendendo i pesi gli uni degli altri, per molto tempo — anche a causa delle difficoltà di movimento e le tante restrizioni — molti dei vostri vescovi hanno raggiunto l’Europa e altri Paesi per offrire la testimonianza della vostra sofferenza e ottenere aiuti affinché la Chiesa potesse continuare la sua missione durante la guerra. Ora viene il tempo in cui poter tornare a far respirare la comunione più ampia in seno a ciascuna Chiesa particolare».

Il patriarca Absi ha evidenziato la fatica che tutti i partecipanti, dalla Siria e dall’estero, hanno fatto per partecipare alla Conferenza. «Vogliamo però esprimere, offrendo qualcosa di noi stessi, l’amore di Dio per ogni uomo. Lo sforzo che faremo per imparare a lavorare insieme darà maggiore efficacia alla nostra testimonianza» ha detto, sottolineando la voglia, come popolo, «di tornare ad essere capaci di accogliere gli altri, come siamo stati capaci di fare dinanzi ai drammi dei decenni passati causati da diversi conflitti». Il desiderio della pace, ha aggiunto il patriarca, è anche «per poter tornare ad essere anche noi di aiuto agli altri intorno a noi», ricostruendo «ponti di amore sopra le macerie dell’odio, imparando ogni giorno a riconoscerci “fratelli tutti”» ha concluso.

Il patriarca Younan, ricordando che proprio il 15 marzo ricorre l’anniversario dell’inizio della guerra in Siria che ha portato tanta sofferenza e devastazione, ha richiamato l’attenzione verso le giovani generazioni.

Il patriarca Sako, ringraziando per l’accoglienza ricevuta, ha condiviso l’esperienza vissuta in Iraq, ove i cristiani, soprattutto dopo la triste pagina del sedicente stato islamico (Is), sono stati chiamati a vivere in prima persona e in modo radicale la richiesta evangelica di amare i propri nemici.

Il cardinale Zenari ha preso a riferimento l’espressione dell’essere Chiesa in uscita, del farlo insieme, come il Buon Samaritano. «Questo impedisce di voltarsi dall’altra parte rispetto alla sofferenza del fratello, sgranando le cifre impressionanti degli anni di guerra nel Paese» ha affermato, spiegando che «bisogna imparare ad offrire ogni giorno, insieme, i cinque pani e i due pesci che possono parere nulla», cercando di vedere la situazione «con gli occhi di Dio, vivendo la carità». Infine il porporato ha ricordato le parole di sant’Ignazio di Antiochia, «che supplica i cristiani di non dimenticarsi nella preghiera dell’amata Chiesa di Cristo in Siria».

Il vescovo Audo, riallacciandosi alla storia di queste terre, ha sottolineato come il dominio ottomano «abbia favorito nel lungo tempo la crescita di una mentalità quasi settaria, rischiando di confinare ogni comunità in se stessa e a sua volta favorendo un certo individualismo». Successivamente — ha proseguito — «la modernità e i diritti dell’uomo hanno posto nuove sfide ai cristiani e alle società».

La relazione centrale della prima giornata è stata affidata all’arcivescovo Dal Toso, il quale ha guidato la riflessione dei presenti su alcune note teologiche e pastorali per vivere la carità.

Infine, due testimonianze: quella registrata di due frati minori rimasti unica presenza ministeriale tra i cristiani non solo cattolici nella regione di Idlib, circa 600 persone. E uno scritto di un musulmano, che ringrazia i cristiani perché fanno sentire che «Gesù è in mezzo a noi».

La giornata si è conclusa con il concerto eseguito dalla corale di circa cento bambini della cattedrale melkita di Damasco. Il cardinale Sandri, riprendendo le parole di un canto, ha definito la presenza della loro voce «un raggio di sole» che illumina e dà speranze alle notti della Siria.