Testimonianze
Mariupol una città allo stremo

«Tutto intorno esplode, la gente ha fame... è un vero inferno»

 «Tutto intorno esplode, la gente ha fame... è un vero inferno»  QUO-058
11 marzo 2022

Riporto, così come l’ho ricevuta telefonicamente nella serata di mercoledì 9 marzo, questa drammatica testimonianza:

Mi chiamo padre Pavlo Tomashevskyi osppe . Sono il parroco della parrocchia di Nostra Signora di Chestochowa a Mariupol. Io insieme con il mio viceparroco padre Pavel Tkachyk osppe abbiamo lasciato Mariupol sabato scorso nel decimo giorno della guerra in Ucraina. A Mariupol attualmente c’è una catastrofe. La città viene bombardata ogni giorno. Oggi [mercoledì], un aereo russo ha sganciato una bomba sull’ospedale pediatrico. L’area in cui si trova il nostro monastero è stata bombardata per 4 giorni, senza fermarsi. Ogni 2-5 minuti arrivava qualcosa. Hanno sparato da tutti i mezzi possibili.

Io ricordo i combattimenti nella periferia di Mariupol nel 2014. Ma ora è imparagonabile. Hanno sparato senza fermarsi un attimo! Distruggono l’intera città, uccidono le persone. Sparano alle persone pacifiche più che ai soldati. È difficile essere sotto quel tipo di fuoco. I proiettili fischiano sulla casa, tutto intorno esplode, non sai se lanceranno nella casa tua. Grande paura. È impossibile dormire, mangiare.

Tremavano le mura del convento. Le persone si trovano sul pavimento negli scantinati. La città è circondata da russi. Non permettono l’arrivo di aiuti umanitari. A causa dei bombardamenti in città non c’è acqua, elettricità, gas. I negozi stessi sono stati derubati sabato scorso. La gente ha fame. Tutto sembra un disastro, come un’Apocalisse!

La maggior parte delle persone non esce dagli scantinati. Non ci sono quasi rifornimenti di acqua e gas.

L’intera città (di 450.000 abitanti) è bombardata. I morti e i feriti non possono essere contati. Se esci in città, puoi rimanere sotto il fuoco.

Abbiamo portato con noi alcune persone in macchina. Non siamo riusciti trovarne altri: impossibile contattarli. , perché non c’era la connessione. Il nostro stato mentale è molto aggravato.

Ho perso il senso della realtà. È difficile vivere sotto il fuoco. Così apprezzi ogni minuto di silenzio. Grazie a Dio per ogni giorno della sua vita! Ma più di ogni altra cosa, sono molto preoccupato per i miei parrocchiani. Per chi è rimasto. Prego per loro e spero che siano vivi. Non hanno cibo e nessun aiuto. Credetemi, non capirete mai cosa vuol dire vivere sotto un tale bombardamento.

Molto spesso sento da altri come fare le cose cristiane. Ma è facile librarsi quando si è seduti in calore e pace. C’è un vero inferno lì. Ho un solo appello: “Salvare le persone a Mariupol!”

di Paolo Basysty