Il magistero

 Il magistero  QUO-057
10 marzo 2022

Venerdì 4

Pienamente uomini
e donne anche nella malattia

Lo scorso 25 febbraio avete festeggiato il 100° anniversario della Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori.

Una storia che affonda le radici in un passato ricco di sviluppi importanti, consegnato a un presente d’impegno costante e aperto a un futuro di attese e prospettive.

Questo augurio lo estendo a tante persone per le quali lavorate: a tanti pazienti, prima di tutto, e anche a operatori sanitari e ricercatori.

La vostra Lega è uno storico precursore delle attuali cure palliative, così importanti e preziose.

La vostra storia manifesta la capacità di ridefinire compiti e approcci dell’Associazione nel mutare sia del sistema sociale sia di quello sanitario; in particolare, le attività che svolgete riguardano, oltre alla formazione e all’informazione, anche la ricerca e la prevenzione.

Così contribuite a costituire quel “tessuto buono” di cui è composta l’Italia.

Di fronte alla realtà di tante persone, di ogni età, che si trovano ad affrontare la malattia, avete scelto e scegliete sempre di nuovo di “lottare” con loro e con quanti se ne prendono cura.

In una società minacciata dalla cultura dell’indifferenza — è la grande malattia di oggi l’indifferenza, il guardare dall’altra parte —, è più che mai necessario farsi prossimo.

Questo per voi significa stare vicino alle persone malate di tumore, che in questi ultimi due anni hanno fatto ancora più fatica a causa della pandemia che ha messo in crisi il sistema sanitario.

Significa stare vicino ai familiari dei malati, che hanno bisogno di un sostegno competente e fattivo.

Significa stare vicino ai professionisti della sanità, provati per le difficili condizioni in cui hanno dovuto lavorare.

La pandemia ha rallentato anche la prevenzione e i processi diagnostici, con conseguenze evidenti sul trattamento della malattia e anche sulla serenità delle famiglie e dell’intera società.

Anche questo chiede, sin da ora, ulteriore prevenzione e attenzione.

Il vostro impegno è una forma di carità sociale, che esercitate collaborando con gli Enti pubblici e privati e il volontariato.

L’associazionismo è un’importante testimonianza di fronte all’indifferenza, di fronte a una mentalità che vorrebbe escludere chi non è perfetto.

Tale testimonianza presuppone formazione. Non basta il “fare”, c’è bisogno di educarsi, di formarsi, per rispondere alla cultura dello scarto, che tende a emarginare la vulnerabilità, la fragilità e la sofferenza, emarginarla per non vederla.

«Va sempre privilegiato il diritto alla cura e alla cura per tutti, affinché i più deboli, in particolare gli anziani e i malati, non siano mai scartati» (Udienza generale, 9 febbraio 2022).

Far progredire il sistema
italiano
di sanità
pubblica

Su questo della cura per tutti, vi incoraggio a mantenere, anzi, a far progredire il sistema italiano di sanità pubblica. Non perdere questo, farlo crescere, consolidarlo di più, perché è un dono per la società.

Pensate ai Paesi che non ce l’hanno, e la gente che non può pagare non ha sanità.

Avete un tesoro da custodire a far progredire. «La vita è un diritto, non la morte, la quale va accolta, non somministrata. E questo principio etico riguarda tutti: tutti, non solo i cristiani o i credenti, tutti» (ibid.).

Insieme possiamo arginare questa cultura che vuole affermare un modello di uomo “economico”, che vale nella misura in cui produce e consuma.

Invece, anche nella sofferenza e nella malattia siamo pienamente uomini e donne, senza diminuzioni, riconoscendoci in quella totalità unificata psico-fisico-spirituale tipica solo della persona umana.

Secondo san Giovanni Paolo ii c’è un “riflesso cristiano” nella sofferenza: «Se un uomo diventa partecipe delle sofferenze di Cristo, ciò avviene perché Cristo ha aperto la sua sofferenza all'uomo, perché egli stesso nella sua sofferenza redentiva è divenuto, in un certo senso, partecipe di tutte le sofferenze umane. L’uomo, scoprendo mediante la fede la sofferenza redentrice di Cristo, insieme scopre in essa le proprie sofferenze, le ritrova, mediante la fede, arricchite di un nuovo contenuto e di un nuovo significato» (Lett. Ap. Salvifici doloris, 11 febbraio 1984, 20).

Andate avanti nel vostro servizio alle persone, fedeli al vostro slogan che dice: “Prevenire è vivere”.

Vi accompagni dal Cielo san Leopoldo Mandić — un grande! —, patrono dei malati di tumore. Patrono anche dei “tumori spirituali”, perché confessava e perdonava tutto. Un grande misericordioso. Ci vogliono questi preti oggi.

(Discorso ai membri della Lega italiana
per la lotta contro i tumori - Lilt)

Domenica 6

Gesù tentato nel deserto

Il Vangelo oggi, prima domenica di Quaresima, ci porta nel deserto, dove Gesù è condotto dallo Spirito Santo, per quaranta giorni, per essere tentato dal diavolo (cfr. Lc 4, 1-13).

Anche Gesù è stato tentato dal diavolo, e ci accompagna nelle nostre tentazioni.

Il deserto simboleggia la lotta contro le seduzioni del male, per imparare a scegliere la vera libertà.

Gesù vive l’esperienza del deserto appena prima di iniziare la missione pubblica.

È attraverso quella lotta spirituale che Egli afferma decisamente quale genere di Messia intende essere.

Questa è proprio la dichiarazione dell’identità messianica di Gesù. “Io sono Messia, ma per questa strada”.

Guardiamo allora da vicino le tentazioni contro cui combatte.

Il diavolo per due volte si rivolge a Lui dicendogli: «Se sei il Figlio di Dio».

Gli propone, cioè, di sfruttare la sua posizione: dapprima per soddisfare i bisogni materiali che sente — la fame —; poi per accrescere il suo potere; infine per avere da Dio un segno prodigioso.

Tre tentazioni. È come se dicesse: “Se sei Figlio di Dio, approfittane!”.

Quante volte succede a noi, questo: “Ma se tu stai in quella posizione, approfittane! Non lasciar perdere l’opportunità, l’occasione”, cioè “pensa al tuo profitto”.

La seduzione che porta
alla schiavitù

È una proposta seducente, ma ti porta alla schiavitù del cuore: rende ossessionati dalla brama di avere, riduce tutto al possesso delle cose, del potere, della fama.

È questo il nucleo delle tentazioni: “il veleno delle passioni” in cui si radica il male.

Guardiamoci dentro e troveremo che sempre le nostre tentazioni hanno questo schema, questo modo di agire.

Ma Gesù si oppone in modo vincente alle attrattive del male... rispondendo alle tentazioni con la Parola di Dio, che dice di non approfittare, di non usare Dio, gli altri e le cose per sé stessi, di non sfruttare la propria posizione per acquisire privilegi.

Perché la felicità e la libertà vera non stanno nel possedere, ma nel condividere; non nell’approfittare degli altri, ma nell’amarli; non nell’ossessione del potere, ma nella gioia del servizio.

Queste tentazioni accompagnano anche noi nel cammino della vita.

Dobbiamo vigilare, non spaventarci — succede a tutti —, perché spesso si presentano sotto un’apparente forma di bene.

Il diavolo, che è astuto, usa sempre l’inganno. Ha voluto far credere a Gesù che le sue proposte fossero utili per dimostrare che era davvero il Figlio di Dio.

Gesù mai ha dialogato con il diavolo. O lo ha cacciato via, quando guariva gli indemoniati, o in questo caso, dovendo rispondere, lo fa con la Parola di Dio, mai con la sua parola.

Mai entrare in dialogo con il diavolo: è più astuto di noi.

Essere aggrappati alla Parola di Dio come Gesù e al massimo rispondere sempre con la Parola di Dio.

Per questa strada non sbaglieremo.

Così fa con noi, il diavolo: arriva “con gli occhi dolci”, “con il viso angelico”; sa persino travestirsi di motivazioni sacre, apparentemente religiose!

Se cediamo alle sue lusinghe, finisce che giustifichiamo la nostra falsità, mascherandola di buone intenzioni.

Quanto volte abbiamo sentito: “Ho fatto affari strani, ma ho aiutato i poveri”; “ho approfittato del mio ruolo — di politico, di governante, di sacerdote, di vescovo —, ma anche a fin di bene”; “ho ceduto ai miei istinti, ma in fondo non ho fatto male a nessuno”, queste giustificazioni, e così via, una dietro l’altra.

Con il diavolo, niente dialogo!

Con la tentazione non si deve dialogare!

Questo tempo di Quaresima sia anche per noi tempo di deserto.

Prendiamoci gli spazi di silenzio e di preghiera — un pochettino, ci farà bene —; in questi spazi fermiamoci e guardiamo ciò che si agita nel nostro cuore, la nostra verità interiore, quella che noi sappiamo non può essere giustificata.

Facciamo chiarezza interiore, mettendoci davanti alla Parola di Dio nella preghiera, perché abbia luogo in noi una benefica lotta contro il male che ci rende schiavi, una lotta per la libertà.

Esercizi
spirituali
della Curia
romana

Oggi pomeriggio, insieme con i collaboratori della Curia Romana, inizieremo gli Esercizi spirituali. Portiamo nella nostra preghiera tutte le necessità della Chiesa e della famiglia umana.

E anche voi pregate per noi. Auguro un fruttuoso cammino quaresimale!

(Angelus in piazza San Pietro)

Martedì 8

La santità
femminile
feconda
la Chiesa
e il mondo

Saluto i promotori e i partecipanti al Congresso organizzato per celebrare gli anniversari della dichiarazione di Teresa di Gesù, Caterina da Siena, Teresa di Lisieux e Ildegarda di Bingen come Dottori della Chiesa.

A queste figure [avete] voluto unire le sante europee Brigida di Svezia e Teresa Benedetta della Croce che, insieme a Caterina da Siena, sono state nominate compatrone d’Europa da san Giovanni Paolo ii (cfr. Spes aedificandi, n. 3).

L’eminente dottrina di queste sante, per la quale sono state dichiarate Dottori della Chiesa o Patrone, assume un nuovo rilievo in questi tempi per la sua permanenza, profondità e attualità e, nelle attuali circostanze, offre luce e speranza al nostro mondo frammentato e disarmonico.

Docili
allo Spirito

Anche se appartengono a tempi e luoghi diversi e hanno svolto missioni diverse, tutte hanno in comune la testimonianza di una vita santa.

Docili allo Spirito, per la grazia del Battesimo, hanno seguito il loro cammino di fede, mosse non da ideologie mutevoli, ma da un’incrollabile adesione all’«umanità di Cristo» che permeava le loro azioni.

Anche loro si sono sentite a volte incapaci e limitate.

Da dove attingevano la forza se non dall’amore di Dio che riempiva il loro cuore? Hanno potuto realizzare pienamente la loro vocazione, il loro progetto di vita. Un cammino accessibile a tutti, quello della santità ordinaria.

La sensibilità odierna del mondo esige che siano restituiti alle donne dignità e valore.

L’esempio di vita di queste sante mette in evidenza alcuni elementi che compongono quella femminilità così necessaria alla Chiesa e al mondo: il coraggio per affrontare le difficoltà, la capacità di concretezza, una naturale disposizione ad essere propositive per ciò che è più bello e umano... e una visione lungimirante del mondo e della storia — profetica — che le ha rese seminatrici di speranza e costruttrici di futuro.

Amore
per la Chiesa
e il Papa

La loro dedizione al servizio dell’umanità era accompagnata da un grande amore per la Chiesa e il Papa.

Si sentivano corresponsabili nel porre rimedio ai peccati e alle miserie del loro tempo, e hanno contribuito alla missione di evangelizzazione in piena armonia e comunione ecclesiale.

Che i frutti del vostro incontro siano stimolo per promuovere quella “santità femminile” che rende fecondi la Chiesa e il mondo.

(Messaggio al Convegno internazionale interuniversitario sulle donne dottori della Chiesa
e patrone d’Europa)