Ad Antalya nessun accordo tra i due ministri degli Esteri per un cessate il fuoco

Fallito il colloquio tra Lavrov e Kuleba

epa09814229 A handout photo made available by the press service of the Turkish Foreign Affairs ...
10 marzo 2022

Kiev , 10. Si è concluso con un nulla di fatto, dopo circa un’ora e mezza di discussioni, l’incontro di oggi nella località turca di Antalya tra il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, e l’omologo russo, Serghei Lavrov a cui ha partecipato anche il capo della diplomazia di Ankara, Mevlüt Çavuşoğlu.

«Non abbiamo fatto progressi rispetto al cessate il fuoco», ha affermato Kuleba durante una conferenza stampa a conclusione del colloquio, che ha definito «difficile». Kuleba ha comunque fatto sapere che l’Ucraina «è pronta per un nuovo incontro in questo formato se ci saranno prospettive per trovare una soluzione» all’invasione militare russa e «a continuare questo impegno con l’obiettivo di porre fine alle sofferenze dei civili ucraini e liberare i territori da occupazione russa».

Lavrov, dal canto suo, ha riaffermato la posizione del Cremlino. «Vogliamo che l’Ucraina sia neutrale — ha detto il capo della diplomazia russa al termine del faccia a faccia —. Non abbiamo attaccato in Ucraina. In Ucraina si è creata una situazione che ha creato una minaccia a Mosca, abbiamo fatto vari appelli ma nessuno ci ha ascoltato». Ad ogni modo, ha affermato Lavrov, la Russia vuole continuare il dialogo e che non attaccherà nessun altro Paese, ma vuole che l’Occidente e l’Unione europea «smettano di fornire armi» all’Ucraina, precisando che il cessate il fuoco non era tra gli argomenti in discussione.

Mosca chiede sempre che l’Ucraina riconosca legalmente l’indipendenza delle repubbliche separatiste di Lugansk e Donetsk. «La Crimea è parte della Russia, il Lugansk e il Donetsk sono Stati indipendenti e ciò deve essere riconosciuto per legge», ha affermato il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov. «Non cederemo un solo centimetro» di territorio», ha subito ribattuto Ihor Zhovkva, vicecapo dello staff del presidente ucraino, Volodymyr Zelensky e tra i suoi principali consiglieri di politica estera. «La nostra prima condizione — ha aggiunto Zhovkva — è l'immediato cessate il fuoco e il ritiro delle truppe russe».

L’atteso faccia a faccia, il primo ad alto livello dall’inizio della guerra, è stato mediato dal presidente della Turchia, Recep Tayyp Erdoğan, che aveva auspicato la possibilità di giungere una tregua duratura. Obiettivo al momento non raggiunto.

Soprattutto dopo le tragiche notizie di ieri da Mariupol, tra le città dell’Ucraina più assediate, dove un missile di precisione russo ha centrato in pieno l’ospedale pediatrico e di maternità affollato di partorienti e di neonati. Zelensky lo ha definito «un crimine di guerra» e «la prova definitiva che è in corso il genocidio degli ucraini». Poi ha ammonito l’Europa, affermando: «Non potrete dire di non avere visto cosa è accaduto agli ucraini, cosa è accaduto ai residenti di Mariupol!». Ma Mosca si difende. Sempre Lavrov stamane ha confermato le prime dichiarazioni di ieri, ovvero che nell’ospedale c'erano postazioni militari ucraine e che all’interno non c’erano più pazienti. Non solo, ha anche bollato come «pianti patetici» le reazioni a quelle che vengono «definite atrocità perpetrate dai soldati russi»

Atrocità che però sul terreno proseguono, con bombardamenti che non risparmiano edifici civili, per fiaccare il morale della popolazione. Una strategia che, come accaduto in Cecenia e in Siria, per alcuni osservatori, sarebbe il segno del nervosismo che serpeggia nei comandi russi per il rallentamento delle operazioni per la resistenza ucraina.

Ma, sia pure lentamente, l’esercito di Mosca continua ad avanzare con la sua offensiva, e le evacuazioni di civili dalle città assediate vanno avanti tra enormi difficoltà, tra autobus bloccati e bombardamenti. Stamane sono stati comunque aperti altri corridoi umanitari per permettere agli stremati civili di lasciare le città sotto assedio delle truppe russe.

È prevista anche l’evacuazione dei civili da Sumy, nel nord est, hanno fatto sapere fonti dell’amministrazione regionale. La destinazione è Poltava, città dell’Ucraina centrale. Nuovi bombardamenti hanno invece colpito stamane un edificio residenziale vicino alla città di Kharkiv, causando quattro morti, di cui due bambini, mentre è ripresa l’offensiva russa in direzione di Zaporizhzhya, dove c'è l’impianto nucleare più grande d’Europa, che sarebbe però sotto il pieno controllo dei russi.

I caccia di Mosca hanno inoltre ripetutamente bombardato la città di Okhtyrka e il villaggio di Bytytsya, nella regione di Sumy, distruggendo palazzi nei quartieri residenziali e infrastrutture civili. I bombardamenti si sono spinti sempre più a Ovest, colpendo la regione di Zhytomyr, mentre suscitano interrogativi le esercitazioni militari annunciati dalla Difesa russa in Transnistria, dove Mosca ha un contingente di circa 1.500 uomini, parte dei quali potrebbe essere utilizzata per attaccare Odessa da ovest.

Intanto, lo stop all’import di petrolio e altri idrocarburi russi annunciato ieri dagli Stati Uniti provoca la reazione di Mosca che preannuncia «risposte» mirate ad «aree sensibili». Ancora non è chiaro come questo concretamente si tradurrà.

Oggi è in programma in Francia il vertice dell’Unione europea, che dovrebbe sanzionare ulteriormente la Russia e la Belarus. La crisi in Ucraina, con le conseguenze economiche, in particolare nel settore del gas e dell’energia, e la gestione dei profughi, saranno gli argomenti principali in discussione. Un summit convocato da tempo dal presidente Emmanuel Macron (la Francia è presidente di turno dell’Ue), ma il cui ordine del giorno è stato totalmente sconvolto dall’invasione russa.

L’Alto rappresentante dell’Ue per gli Affari esteri e la Politica di sicurezza, Josep Borrell, ha avuto un colloquio telefonico con il segretario generale dell’Onu, António Guterres, «sulla situazione umanitaria catastrofica in Ucraina». «Gli sforzi per stabilire un cessate il fuoco sono cruciali», ha scritto Borrell in un tweet in cui esprime «gratitudine per l’importante impegno dell’Onu». «È essenziale un corridoio sicuro per le persone intrappolate nelle città ucraine. I civili non dovrebbero mai essere bersagli», ha aggiunto.