Con la Croce tra i crocifissi di oggi

 Con la Croce tra i crocifissi di oggi  QUO-057
10 marzo 2022

Nonostante le grandi code dei profughi alla frontiera con la Polonia riusciamo a raggiungere Smotrych, nella diocesi di Kamyanets-Podilskyi per incontrare padre Łukasz Andrzejewski , provinciale dei padri passionisti, giunto a visitare e sostenere la comunità dei suoi confratelli di Smotrych. Attualmente quattro passionisti servono in questo convento, prendendosi cura delle parrocchie circostanti e di una casa di riposo. Nel loro ministero sono assistiti da tre suore della Carità (di san Vincenzo), insieme ad altre due sorelle fuggite da Mariupol allo scoppio della guerra. «Nelle ultime settimane — mi dice padre Łukasz — ho seguito con preoccupazione la crescente tensione politica e il raduno di truppe russe vicino al confine ucraino. Ma l’invasione del 24 febbraio, le confesso, è stata una sorpresa per noi in Polonia. A quel punto il nostro primo pensiero è stato per i nostri fratelli che vivono a Smotrych, e a tutti i nostri amici e ai loro parenti. Dopo aver parlato con i miei confratelli tramite Internet, ho informato il padre generale della situazione chiedendo preghiere e aiuti immediati per l’Ucraina. Sapevamo, infatti, che oltre alla preghiera era necessario subito un aiuto concreto, fatto di generi alimentari e medicinali. Soprattutto perché nella casa di riposo di Smotrych ci sono una trentina di anziani».

Pochi giorni dopo l’inizio della guerra, continua il padre provinciale, «anche i rifugiati delle zone bombardate hanno iniziato a riempire il nostro convento. È facile aprire la porta, è più difficile nutrire tutti. Molti degli arrivati non avevano quasi nulla con loro. Vedendo l’enormità di questa sofferenza, i nostri amici e confratelli in Polonia e in altri Paesi hanno iniziato a organizzare la raccolta e la spedizione di aiuti. Qualcuno, tuttavia, doveva andare a consegnarlo. Già martedì 1° marzo ero pronto a partire, poi problemi burocratici non me lo hanno permesso. Alla fine, sono riuscito a passare la frontiera e a raggiungere il convento una settimana più tardi per portare le cose più necessarie e valutare sul posto quali fossero i bisogni più urgenti. Volevo anche parlare personalmente con i fratelli e dire loro che non erano soli».

Chiedo a padre Łukasz informazioni più dettagliate sul viaggio: «Durante tutto il tragitto — risponde — siamo stati accompagnati da un’atmosfera di tristezza e depressione. Vedevamo tante macchine nel senso inverso che andavano verso il confine cercando di traversarlo. Lungo la strada abbiamo visto anche molte postazioni militari di difesa. Negli ultimi quattro anni, ad ogni mia visita a Smotrych e in altre città dell’Ucraina avevo potuto osservare come questo Paese e i suoi abitanti stessero cambiando e sviluppandosi . Per questo è stato ancora più doloroso vedere le distruzioni causate dai bombardamenti e dalle incursioni aeree. La cosa peggiore di tutte, tuttavia, che sto toccando con mano, è la sofferenza di tante persone innocenti. Oggi, noi che proclamiamo l’amore di Dio in Gesù crocifisso, vogliamo essere particolarmente vicini a questi nostri fratelli “crocifissi”. Sono molto orgoglioso dei miei confratelli che non hanno approfittato dell’opportunità di rifugiarsi in Polonia. Non vogliono lasciare i fedeli delle nostre parrocchie, gli amici o le persone di cui ci prendiamo cura nella casa di riposo. La mia presenza a Smotrych è solo una piccola espressione di apprezzamento per il loro servizio e la loro determinazione, e un tentativo di mostrare solidarietà con una nazione che ha già sperimentato molta sofferenza nella sua storia».

E conclude: «Torno in Polonia pieno di ottimismo. Negli ultimi due giorni ho sperimentato molta gentilezza e ho visto persone unite, piene di fede e di fiducia. Andando in Ucraina volevo portare un po’ di speranza, ma qui non ce n’è carenza. A Dio piacendo, spero di poter presto tornare di nuovo in un’Ucraina bella e libera».

di Paolo Basysty