Ma la guerra non si ferma

Aperti i corridoi umanitari

TOPSHOT - Ukrainian soldiers help an elderly woman to cross a destroyed bridge as she evacuates the ...
08 marzo 2022

È scattato alle 9, ora locale (le 8 italiane), il cessate il fuoco in Ucraina per permettere l’evacuazione dei civili dalle città sotto assedio di Kiev, Kharkiv, Mariupol, Chernihiv e Sumy, dove ieri in un attacco aereo sono morte 21 persone, tra cui due bambini. Lo ha reso noto il ministero della Difesa di Mosca. La notizia è stata confermata anche dal vice primo ministro ucraino, Iryna Vereshchuk, secondo quanto riporta il sito del quotidiano britannico «The Guardian».

Vereshchuk ha detto che i civili hanno iniziato a lasciare le città sugli autobus, in base all’intesa siglata ieri a conclusione del terzo incontro negoziale tra la delegazione ucraina e quella russa, dopo il fallimento dei due precedenti analoghi accordi e in attesa di un quarto giro di consultazioni. I corridoi aperti, tuttavia, portano solo verso Russia e Belarus, e ciò non tranquillizza né le autorità ucraine né la popolazione in fuga.

«I civili devono essere rispettati e protetti», ha sottolineato, intervenendo al Consiglio di sicurezza dell’Onu, il segretario generale aggiunto delle Nazioni Unite per le questioni umanitarie, Martin Griffiths. Il Pentagono ha dichiarato di avere notato poco movimento nelle truppe russe sul terreno. Ma nella notte la città di Odessa, che da giorni aspetta l’attacco russo, è stata bombardata a più riprese. A Mariupol l’assedio dura ormai da una settimana e le 200.000 persone che la abitano — nelle drammatiche parole dell’organizzazione umanitaria Human Rights Watch — sono «intrappolate in un incubo gelato senz’acqua né luce e vivono sotto la costante minaccia dei bombardamenti russi».

Anche a Kiev, dove le truppe di Mosca stanno raccogliendo le forze, si attende da un momento all’altro l’attacco russo. I sobborghi sono già sotto il fuoco, con vittime civili e migliaia di persone in fuga, ma le autorità ucraine temono che il peggio stia per arrivare. Secondo fonti francesi, la prima linea russa a Kiev si trova a solo 20 chilometri dal centro cittadino, con pochi progressi negli ultimi giorni, ma i tank hanno iniziato a posizionarsi in un’area densamente popolata nell’ovest. Un video geolocalizzato dalla Cnn ha mostrato cinque mezzi blindati e i loro equipaggi a pochi metri da alti condomini nel distretto settentrionale di Irpin, che è stato bersagliato per tutto il fine settimana, con almeno otto civili uccisi.

Una ulteriore strage si è consumata nel sobborgo della capitale, Makariv, dove le autorità locali hanno denunciato un raid aereo su un panificio industriale, che ha ucciso almeno 13 persone. Ma si temono altri morti.

Intensi scontri sono avvenuti anche in un altro sobborgo, Gostomel, sede di un importante aeroporto, dove il sindaco è stato ucciso da un colpo di mortaio mentre stava distribuendo del pane alla stremata popolazione.

La morsa russa sulla capitale è talmente stretta che ormai la situazione nelle periferie è «catastrofica», ha ammesso la presidenza ucraina. Ed ha sospeso l’export di carne, per far fronte alla carenza di cibo. In città continuano a risuonare sirene d’allarme.

In attesa del quarto colloquio fra i delegati russi e ucraini, c’è molta attesa per l’incontro di giovedì ad Antalya (Turchia), il primo dall’inizio della guerra, fra i ministri degli Esteri russo e ucraino, Serghiei Lavrov e Dmytro Kuleba. A provare la mediazione, stavolta, dopo il silenzio caduto sul tentativo del primo ministro israeliano, Naftali Bennett, è il presidente turco, Recep Tayyip Erdoğan. Mentre sullo sfondo resta anche la disponibilità a una eventuale mediazione da parte di Pechino.

E mentre le conseguenze delle sanzioni si fanno sentire sulla Russia — e negli Stati Uniti potrebbe vedere la luce un accordo bipartisan in Congresso per boicottare il petrolio russo — oggi il presidente francese, Emmanuel Macron, e il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, terranno un vertice in videoconferenza proprio con il leader cinese, Xi Jinping. La speranza è che Pechino, alleato strategico di Mosca, possa tentare qualcosa. Se non un’iniziativa di mediazione, che eserciti almeno la sua influenza sull’alleato russo.

Nel frattempo, l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) ha comunicato che è stato colpito un altro sito nucleare, dopo la centrale di Zaporizhzhya. Si tratta di un impianto di ricerca che produce radioisotopi per la medicina nucleare, danneggiato dai bombardamenti russi vicino alla città di Kharkiv, ha fatto sapere il segretario generale dell’Aiea, precisando, però, che non ci sono state fughe di materiali radioattivi.