Le esequie del cardinale Agostino Cacciavillan, presidente emerito dell’Apsa, presiedute dal decano del collegio cardinalizio

Sempre con il senso della Provvidenza

 Sempre con il senso della Provvidenza  QUO-054
07 marzo 2022

Nella mattina di lunedì 7 marzo, all’altare della Cattedra della basilica vaticana, Papa Francesco ha presieduto il rito dell’«ultima commendatio» e della «valedictio» al termine delle esequie del cardinale Agostino Cacciavillan, presidente emerito dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica, morto nelle prime ore di sabato 5. La liturgia funebre è stata presieduta dal decano del collegio cardinalizio, del quale pubblichiamo l’omelia. Alla presenza di nipoti del compianto porporato — che sarà sepolto nella cappella di famiglia ad Arzignano (Vicenza) — hanno concelebrato tra gli altri i cardinali Sandri ed Arinze (accostatisi all’altare al momento della preghiera eucaristica) e Parolin, segretario di Stato. Hanno partecipato alla celebrazione gli arcivescovi Peña Parra e Gallagher, rispettivamente sostituto della Segreteria di Stato e segretario per i rapporti con gli Stati, con i monsignori Cona, assessore, Wachowski, sottosegretario per i rapporti con gli Stati, e Rueda Beltz, sotto-segretario per il personale di ruolo diplomatico della Santa Sede.

di Giovanni Battista Re

«Padre, voglio che quelli che mi hai dato siano anch’essi con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria» (Gv 17, 24)

Queste parole della “preghiera sacerdotale”, che sono ora risuonate nella pagina del Vangelo e che Gesù ha pronunciato nel Cenacolo con gli Apostoli nell’imminenza della sua passione e morte, ci invitano a vivere nella luce della fede questa Messa in suffragio del cardinale Agostino Cacciavillan, che il Signore ha chiamato a sé all’età di 95 anni e mezzo.

Il lungo ministero ecclesiale del cardinale Cacciavillan è stato costantemente sostenuto dalla forza dell’amore per Dio, per la Chiesa e per il Papa, ed è stato svolto con spirito di servizio e con uno slancio mai smentiti.

Il suo motto episcopale era In virtute Dei, che riecheggia — come egli spiegava — un’espressione dell’Apostolo San Pietro, affermando che è la potenza di Dio ad agire nei suoi ministri e riconoscendo che è Dio a salvare il mondo con la nostra collaborazione.

Ordinato sacerdote nella diocesi di Vicenza nel 1949, il compianto cardinale fu per tre anni vicario cooperatore nella parrocchia di Bassano del Grappa, poi laureatosi all’Università Gregoriana, dedicò l’intera sua esistenza al servizio della Santa Sede. Passò 31 anni nelle nunziature apostoliche, avendo così la gioia di sperimentare concretamente da vicino l’universalità e l’unità della Chiesa.

Fu all’inizio segretario nelle nunziature delle Filippine, poi in Spagna e Portogallo.

Quindi per otto anni lavorò in Segreteria di Stato con instancabile dedizione durante il pontificato di Paolo vi .

Nel 1976, Paolo vi lo nominò pro nunzio apostolico in Kenya e lo promosse all’episcopato con dignità di arcivescovo.

Nel 1981 Papa Giovanni Paolo ii lo volle pro nunzio apostolico in India e contemporaneamente in Nepal.

Nel 1990 fu trasferito alla nunziatura apostolica ad Washington anche con l’incarico di osservatore permanente della Santa Sede presso l’Organizzazione degli Stati Americani.

Nel 1998 Papa Giovanni Paolo ii lo richiamò a Roma nella Curia Romana, affidandogli la presidenza dell’Amministrazione del Patrimonio della Santa Sede ed elevandolo poi, nel febbraio del 2001, al cardinalato.

In tutti questi incarichi, identico fu lo spirito che animò il nostro Confratello defunto: una solida fede, il coraggio della verità in ogni circostanza e l’amore per le anime.

Lo distingueva competenza dottrinale e piena fedeltà al Magistero della Chiesa. Il sensus Ecclesiae fu il principio ispiratore di tutta la sua attività.

Ovunque si fece apprezzare per la sua genuina spiritualità, la viva intelligenza, l’equilibrio di giudizio, il profondo senso del dovere e una finezza di tratto, che suscitava stima e simpatia.

Aveva radicato nell’anima il senso della Provvidenza divina. Diceva di averlo appreso in casa, soprattutto da suo padre e questo gli dava serenità nelle situazioni anche più difficili e pesanti. Nell’intreccio degli avvenimenti temporali intravedeva il dipanarsi provvido dei disegni eterni, nella consapevolezza che Dio tiene nelle sue mani le sorti di questo mondo. Nell’abbandonarsi a quanto la Provvidenza divina aveva disposto e disponeva nella sua vita, trovava serenità e pace interiore anche nei casi che gli costarono fatiche e sacrifici.

Col progredire dell’età, incominciò ad aver problemi di deambulazione, per cui gli ultimi anni li ha vissuti restando nel suo appartamento, dove impiegava il tempo nel pregare e nel leggere. Quando andavo a trovarlo, lo trovavo sempre perfettamente lucido di mente, con ancora ottima memoria e ben informato sugli avvenimenti riguardanti la vita della Chiesa. Lui, che nei 9 anni passati in Segretaria di Stato era stato capo dell’Ufficio Informazioni e Documentazione, fino al giorno prima della morte amava essere informato, leggeva i quotidiani, «L’Osservatore Romano», il Bollettino della Sala Stampa e la rassegna stampa della Segreteria di Stato. Le sue osservazioni e i suoi rilievi in merito erano sempre puntuali, pertinenti e acuti.

Nell’ultima fase della sua vita, aveva accettato con animo sereno il suo graduale tramonto, con la consapevolezza di percorrere una via che lo avrebbe portato all’incontro con Dio. Era per lui convinzione profonda quanto San Paolo ci ha ricordato nella prima lettura di questa Messa: «Quando sarà distrutta la nostra dimora terrena, che è come una tenda, riceveremo da Dio un’abitazione, una dimora non costruita da mani d’uomo, eterna, nei cieli» (2 Cor 5, 6). La tenda del nostro corpo viene distrutta, ma da Dio noi avremo un’altra tenda, un’altra casa, non manufatta, eterna nei cieli.

Nel prefazio sentiremo poi risuonare le parole: «Ai tuoi fedeli, Signore, la vita non è tolta ma trasformata, e mentre si distrugge la dimora di quest’esilio terreno, viene preparata un’abitazione eterna nel cielo». La nostra vera patria è nei cieli e un giorno risorgeremo con Cristo.

A Dio, buono e ricco di misericordia, affidiamo questo nostro amico e Confratello, implorando per lui perdono e pregando perché Dio lo accolga nell’immensità del suo amore.

Il cardinale Cacciavillan aveva varie devozioni (a don Bosco, fin dalla giovinezza, poi a san Giuseppe), ma soprattutto era devoto alla Madonna. Confidiamo pertanto che sulla soglia del Paradiso avrà trovato la Beata Vergine Maria a condurlo per mano davanti al Figlio, Giudice misericordioso.

Al termine di questa celebrazione eucaristica, dopo la benedizione della salma, che sarà impartita dal Santo Padre, il coro canterà: In paradisum deducant te Angeli, in tuo adventu suscipiant te martyres et perducant te in sanctam civitatem Jerusalem.

Questa è anche la nostra preghiera per il caro defunto che, servendo fedelmente la Chiesa, ha servito Cristo.