Chiamare le cose con il loro nome

 Chiamare le cose con il loro nome  QUO-054
07 marzo 2022

Quella in Ucraina è una “guerra” non “un’operazione militare”. All’inizio del suo nuovo appello per la pace, Papa Francesco ha smentito la fake news che vorrebbe presentare quanto sta accadendo con sotterfugi verbali per mascherare la crudele realtà dei fatti.

Francesco ha descritto ciò che è sotto gli occhi di tutti — le abitazioni civili sventrate, i vecchi, le donne, i bambini rimasti uccisi — affermando che in Ucraina «scorrono fiumi di sangue e di lacrime». Non sono parole casuali, ma ripetono significativamente quelle pronunciate due giorni fa dall’arcivescovo di Kiev Sviatoslav Shevchuk, che vive assediato tra la sua gente nella capitale ucraina.

Una terza sottolineatura riguarda l’urgenza dell’azione umanitaria. Il Papa ha chiesto che «si assicurino davvero i corridoi umanitari», e va posto l’accento su quel «davvero», che sta a indicare come  ieri, nonostante le dichiarazioni di intenti da parte dell’esercito russo che sta invadendo l’Ucraina, ciò non sia realmente avvenuto. Il Vescovo di Roma ha chiesto pure il rispetto del diritto internazionale, evidentemente violato da chi ha voluto scatenare questa guerra di aggressione.

Ancora, Francesco ha implorato che “cessino gli attacchi armati”, perché evidente che si sta parlando di una guerra di aggressione, dove c’è chi attacca e chi si difende. E dove c’è un popolo che sta pagando terribili conseguenze: morte, sofferenze, famiglie divise, milioni di profughi.

Infine, dopo la gratitudine per quanti stanno accogliendo coloro che fuggono, è significativo il ringraziamento rivolto dal Papa alle giornaliste e ai giornalisti che mettono a repentaglio la loro vita per garantire l’informazione, permettendo così a tutti di essere vicini al dramma del popolo ucraino e “di valutare la crudeltà di una guerra”. Un grazie che giunge appena tre giorni dopo l’approvazione della nuova legge che in Russia consente di comminare fino a quindici anni di carcere a cittadini russi e stranieri che diffondono “informazioni false sulle forze armate”. Perché c’è chi pretende di definire questa sporca guerra “un’operazione militare”.

di Andrea Tornielli