Farmaci, alimenti, abiti: dalla basilica di Santa Sofia già partiti 12 tir

Il cuore di Roma batte
per la popolazione ucraina

 Il cuore di Roma batte per la popolazione ucraina  QUO-053
05 marzo 2022

Lo spazio della solidarietà ha sempre bisogno di rinforzi, soprattutto in tempi di guerra, quando i carri armati tracciano scie di sangue sull’asfalto e le sirene del coprifuoco diventano il sibilo sordo che attraversa le strade. Oggi più che mai, in un tempo in cui tutti sono chiamati a dare il proprio contributo, anche i piccoli gesti possono diventare grandi e sostenere chi ha bisogno. È quello che accade alla comunità della basilica minore di Santa Sofia di Roma, in zona Boccea, dove i parrocchiani si sono uniti in massa per andare in soccorso della popolazione ucraina assediata dall’esercito russo. «Subito dopo i primi bombardamenti, sono stato contattato dalla dottoressa Lucia Ercoli di “Medicina Solidale”, tramite la Fondazione Migrantes, per sapere di cosa avessimo bisogno — spiega il rettore della basilica, don Marco Jaroslav Semehen, originario di Berežany, cittadina ucraina situata nel distretto di Ternopil’ —. Abbiamo subito stilato una lista degli aiuti di estrema necessità da inviare in Ucraina e l’abbiamo pubblicata sui social. Da lì è partito tutto». Si sono allora mobilitati in massa nella chiesa di via Boccea, punto di riferimento per la comunità ucraina di Roma perché qui, più che in altri quartieri, il rimbombo della guerra risuona vicino tra le tante coppie miste di italiani e ucraini che frequentano la parrocchia. Tra loro su WhatsApp è nato un gruppo, via via sempre più numeroso, che ha riunito i fedeli in un solo coro di voci, come se un filo sottile collegasse ognuna di loro a quella di chi nei territori sotto assedio cerca di resistere tra le macerie delle bombe che sventrano i palazzi. «Ci siamo chiesti in che modo dare una mano concreta al popolo ucraino ferito dalla guerra — dice uno dei parrocchiani in prima linea, Mario Galgano, sposato con una teologa proveniente da Leopoli —. Abbiamo proposto due forme di aiuto: richiesta di medicinali, bende, siringhe, disinfettanti e altro materiale sanitario e donazioni in denaro tramite un conto corrente o direttamente in parrocchia». Nella lista dei beni di prima necessità figurano anche: riso, fette biscottate, pasta, olio d’oliva e di girasole, riso, tè, conserve, formaggi sottovuoto. E poi aghi, flebo, bisturi, lacci emostatici, mascherine monouso, termometri, cerotti, detergenti, salviettine igienizzanti, antisettici per le mani, sacchi a pelo, materassini gonfiabili, tutto ciò che in guerra è indispensabile per soccorrere i feriti. «Ogni giorno ci sono tanti volontari che a rotazione ci danno una mano, alcuni di loro restano qui intere giornate se è necessario — prosegue Galgano —. Chi ha voglia di supportarci può venire in basilica dalle 9 alle 20». L’intenzione iniziale era qualcosa di più circoscritto, una piccola squadra di quartiere desiderosa di mandare aiuti al confine, ma strada facendo la raccolta si è dilatata coinvolgendo sempre più persone. «Abbiamo avviato altre volte iniziative di solidarietà per bambini orfani o anziani nelle case di riposo, ma non pensavamo ci fosse una risposta così corale da parte della popolazione romana», sottolinea don Marco. «Siamo rimasti sorpresi nel vedere tutte queste persone di buona volontà che si sono rese disponibili, non solo della nostra comunità ma anche di altre parrocchie — aggiunge Mario Galgano —. Una signora di Colleferro ci ha contattati per sapere come inviare tremila euro di medicinali in Ucraina. Non è semplice, bisogna ottenere permessi e attestati che confermino la loro natura di donazioni». Dunque l’associazione religiosa Santa Sofia dei cattolici ucraini fa da tramite anche in termini burocratici e legali per coloro i quali desiderino raccogliere e inoltrare denaro, farmaci e alimenti nei territori in stato di emergenza. Sul fronte degli aiuti anche la farmacia vaticana che ha attivato una colletta per acquistare medicine da consegnare alla chiesa di Santa Sofia, poiché se al momento i generi alimentari sono sufficienti così non può dirsi per i farmaci di cui c’è sempre più bisogno, tra questi: antibiotici, paracetamolo, ibuprofene, antiemorragici, antidolorifici, antinfiammatori, insulina, vitamine. «Nelle farmacie ucraine cominciano a scarseggiare i medicinali — racconta Lesia Romaniv, una donna originaria di Ivano-Frankivs’k che in questi giorni coordina la macchina della solidarietà in parrocchia —. Sono già partiti dodici tir diretti a Leopoli, Ternopil’ e Ivano-Frankivs’k, e altri ne sono previsti nei prossimi giorni». Lesia Romaniv, 36 anni, vive in Italia da un decennio ed è direttrice della scuola cattolica di Santa Sofia, dove insegna storia e lingua ucraina. «L’aeroporto di Ivano-Frankivs’k, la città della mia famiglia, è stato bombardato. Per fortuna i miei genitori stanno bene e le mie sorelle, due insegnanti, si trovano all’interno del rifugio di una scuola dove preparano pacchi di farmaci e alimenti per bambini, militari e civili. In questi giorni non riusciamo a comunicare molto, ma ho chiesto loro di inviarmi un cuore via sms per darmi conferma che va tutto bene» aggiunge la direttrice della scuola cattolica. «Molti medici che lavorano nelle zone più colpite ci hanno chiesto elmetti e corpetti antiproiettili, e lo stesso hanno fatto i tanti civili che stanno affiancando i militari ma non hanno il giusto equipaggiamento per proteggersi». Anche Lesia Romaniv, come gli altri parrocchiani, non si aspettava l’enorme ondata di supporto indirizzata alla comunità ucraina. «Domenica scorsa abbiamo dovuto sospendere le lezioni per raccogliere tutto e io stessa ho ricevuto tantissime chiamate di sostegno. Noi ucraini eravamo sotto shock, preoccupati per le nostre famiglie, ma abbiamo sentito la vicinanza dei romani e vorrei tanto ringraziare ognuno di loro», conclude Romaniv. Anche l’Elemosineria Apostolica si è mobilitata per soccorrere le popolazioni martoriate dal conflitto, organizzando una raccolta straordinaria di generi alimentari e medicine che avrà luogo il 7 marzo dalle 12 alle 15 in Vaticano nella piazza antistante il Palazzo del Governatorato. Mercoledì, tra l’altro, l’Elemosiniere pontificio, il cardinale Konrad Krajewski, si è recato di persona nella basilica di via Boccea per consegnare materiale sanitario destinato a Leopoli, insieme al messaggio di vicinanza del Santo Padre. «Il Papa pensa a voi e vi è vicino, mi ha riferito il cardinale Krajewski, venuto qui a darci il suo conforto — dice don Marco —. Noi continueremo a sostenere l’Ucraina inviando altre scorte nei prossimi giorni e, anche se non sarà facile, speriamo di raggiungere Kiev perché lì la chiamata di necessità è ancora più urgente. Esprimiamo la nostra gratitudine al Papa, all’Elemosiniere e a tutti i romani, che ci hanno manifestato un grande segnale di fratellanza in un momento difficile per tutti noi».

di Lorena Crisafulli