Un libro guida sugli “artist run spaces” nati nelle periferie

E nell’anonimato cresce
la nouvelle vague capitolina

 E nell’anonimato cresce la nouvelle vague capitolina  QUO-053
05 marzo 2022
È ai margini di Roma, nelle periferie fratturate da degrado e speculazione edilizia, tra i caseggiati anonimi abitati dall’uomo monade che brulica la nouvelle vague dell'arte capitolina. Nel centro storico, del resto, cuore pulsante dell’arte nei ruggenti anni Sessanta, quando tra i tavolini di “Rosati” Mario Schifano, Tano Festa, Franco Angeli e Pino Pascali si incontravano con Goffredo Parise, Pier Paolo Pasolini e Alberto Moravia, le botteghe artigiane e gli atelier hanno lasciato il posto a paninerie, boutique e jeanserie. E i prezzi sciagurati degli affitti sono la ragione dello spopolamento (negli ultimi 50 anni il cuore della città ha perso un terzo dei suoi abitanti) e della fuga in periferia (anche) di artisti in erba. Fenomeno quest’ultimo che ha determinato il materializzarsi di una Roma dinamica e in piena ...

Questo contenuto è riservato agli abbonati

paywall-offer
Cara Lettrice, caro Lettore,
la lettura de L'Osservatore Romano in tutte le sue edizioni è riservata agli Abbonati