Prima che sia troppo tardi

Yevghen Zbormyrsky, 49, reacts in front of his burning house after being shelled in the city of ...
04 marzo 2022

Ci si aspettava ben poco dalla seconda tornata di negoziati tra Russia e Ucraina e così è stato. Il vertice di ieri nella foresta di Brest, in Belarus, non ha infatti sortito novità sostanziali. Al termine dell’incontro tra le delegazioni di Mosca e di Kiev è stata raggiunta solo una fragile intesa per l’apertura di qualche corridoio umanitario per sgomberare i civili dalle aree sotto assedio, ma non è stata sottoscritta una vera e propria tregua. L’invasione russa dell’Ucraina, quindi, non si ferma.

L’accordo — timido segnale di apertura di fronte al dramma di una popolazione allo stremo, dopo 9 giorni di conflitto — adesso andrà tradotto in concreto dai rispettivi ministeri della Difesa. Il capo-negoziatore russo, Vladimir Medinsky, ha parlato di «progressi significativi», spiegando che sono state discusse questioni umanitarie e militari, oltre ad una possibile futura soluzione politica al conflitto. «Le posizioni della Russia e dell’Ucraina sono chiare», ha spiegato. Il consigliere di Zelensky, Mykhailo Podoliak, ha invece sottolineato che non sono stati raggiunti «i risultati sperati». E, come ha chiarito il capo della commissione Esteri della Duma, Leonid Slutsky, anche lui ai colloqui, serviranno «diversi altri» incontri. Un terzo faccia a faccia è previsto all’inizio della prossima settimana.

Ma intanto, ha avvertito Putin, «l'operazione speciale» in Ucraina continuerà. «Stiamo raggiungendo gli obiettivi e avendo successo», ha scandito il presidente russo. Obiettivi che evidentemente non hanno escluso i siti nucleari, malgrado i rischi.

Dopo ore in cui si è temuto il peggio, è stato spento all’alba l’incendio divampato in un edificio della centrale nucleare di Zaporizhia, nella città di Enerhodar, sulle sponde del bacino idrico di Kachovka sul fiume Dnepr, colpita ieri sera da ripetuti tiri di artiglieria russa, che per qualche ora ha evocato lo spettro di una nuova Chernobyl. Si tratta della centrale nucleare più grande d’Europa, la quinta al mondo, e si trova a metà strada fra la città assediata di Mariupol e quella occupata dai russi di Kherson. «Non ci sono vittime o feriti», ha detto il Servizio di emergenza.

A bruciare sono stati un edificio e un laboratorio, come spiegato dai responsabili dell’impianto. Le fiamme non hanno colpito strutture essenziali. Né, come precisato dall’Agenzia internazionale per l’energia atomica, sono stati segnalati cambiamenti nei livelli di radiazioni. Dopo momenti di panico e dichiarazioni incrociate le unità del servizio di emergenza statale dell’Ucraina hanno ottenuto dai russi, che hanno occupato il sito, il permesso per entrare così da potere spegnere l’incendio.

L’attacco di Mosca ha scatenato diverse reazioni. Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha accusato Mosca di ricorrere al «terrore nucleare» colpendo, come nessuno aveva mai osato fare nella storia dell’umanità, una centrale atomica. Se fosse esplosa — ha rincarato la dose il ministro degli Esteri, Dmytro Kuleba — sarebbe stato «dieci volte peggio di Chernobyl».

Zelensky ha poi sentito telefonicamente il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, che ha esortato Mosca a cessare il fuoco sulla centrale di Zaporizhia, che genera all’incirca la metà dell’elettricità prodotta da Kiev da fonte nucleare e oltre un quinto dell’elettricità totale che produce l’Ucraina.

Il Pentagono sospetta che le forze russe intendano nelle prossime ore spostarsi verso nord-ovest, da Kherson a Mykolaiv, per avviare la campagna di terra con il supporto di assalti navali dal mar Nero. E si parla anche di un possibile, imminente attacco a Odessa. Un’offensiva che, secondo il presidente francese Emmanuel Macron, che ha parlato ieri per un’ora e mezzo al telefono con Putin, mira a «prendere il controllo di tutta l'Ucraina».

A chiare lettere, il capo del Cremlino — che ha preso l'iniziativa di telefonare a Macron (la Francia è presidente di turno dell’Ue) — ha dichiarato di voler «conquistare l’intero territorio», un progetto che si sta sviluppando «secondo le previsioni». Sempre secondo quanto riferito da Macron, Putin ha aggiunto che «non tornerà indietro», né farà alcuna trattativa se gli ucraini non accetteranno le sue condizioni (disarmo e cosiddetta «denazificazione»), e che anzi l’operazione rischia di «aggravarsi». Macron ha replicato in modo «franco» — questo il vocabolo impiegato dall’Eliseo — spiegando a Putin che «sta commettendo un grave errore». Ma si è dichiarato molto pessimista. «Il peggio deve ancora arrivare», ha infatti precisato.