Il tema della settimana

In Quaresima solidarietà
e penitenza a favore
di chi è nella prova

 Solidarietà e penitenza  QUO-051
03 marzo 2022

Con l’austero rito delle Ceneri si delinea quel segno sacramentale della nostra conversione, che è la Quaresima. Se è vero che ogni giorno il cristiano deve convertirsi assimilandosi a Cristo, è altrettanto vero che i richiami della penitenza, della preghiera, del digiuno, della trasformazione del cuore, si fanno maggiormente intensi nel tempo quaresimale. Tempo che ci induce alla verifica e al confronto, al riconoscimento della nostra miseria, che alla fine è incoerenza pratica con il Vangelo e con il sacramento. È fattore importante anche il rimorso delle colpe alla considerazione delle quali si comprende l’importanza del digiuno, della preghiera e delle opere di carità fraterna.

La Quaresima è posta tutta sotto il segno della conversione; richiede un cammino laborioso ma esaltante, che ha come punto di partenza il nostro peccato, fattore di senescenza, e come punto di arrivo la novità di Cristo. Anche per tutto questo, la confessione sacramentale è protagonista di tale cammino. Essa comporta fra l’altro il salutare esercizio dell’umiltà e della sincerità, per la fede che professa nella mediazione della Chiesa, per la speranza che include, per la analisi della coscienza che esige; per tutto ciò non è solo strumento diretto a distruggere il peccato ma anche meritorio esercizio della virtù, espiazione esso stesso, scuola preziosa di spiritualità.

Si richiede l’ascesi, che abbiamo troppo dimenticato come pratica di vita, come ingrediente indispensabile nella formazione, ovvero l’impegno laborioso impastato di sacrificio per vincere il male che è in noi. Non sta proprio nel “digiuno” la classica pratica quaresimale? Ma con nostra sorpresa talora ne colora il carattere festivo.

L’ascesi fisica incoraggia la lotta contro il peccato e porta così l’uomo a recuperare il suo equilibrio interiore, la sua dignità nativa nella padronanza di sé.

Dalle ceneri dell’uomo vecchio nasce l’uomo nuovo, nell’armonia dello spirito, nel pieno vigore delle forze recuperate. Si torna giovani, perchè partecipi della novità di Cristo.

La giovinezza degli anni ci aiuta a capire questa giovinezza dello spirito. Nel giovane, di per sé, ritroviamo soprattutto freschezza, esuberanza di vita, gusto delle attività libere e creative, la gioia di cantare e la voglia di correre, il rifiuto del compromesso e delle meschinità, la disponibilità a compiti inediti e rischiosi, la capacità di ammirare e di entusiasmarsi, la disposizione a giocare tutto per un ideale da cui si è conquistati. Tutto questo trova una sua replica sul piano dello spirito. Ad un cristianesimo stanco e “sbadigliato”, adagiato sul comodo tappeto della mondanità, ovvero sull’essersi lasciati anestetizzare dalle mode e dalle culture correnti, succede una fede viva, entusiasta, profetica, sanamente conquistatrice.

Si ritorna ai grandi ideali della giovinezza forse assopiti. Si recupera la facoltà di lasciarsi conquistare da qualcosa di bello e grande e di spendersi per realizzarlo. I racconti di conversioni di tutti i tempi ne sono la testimonianza e la descrizione.

Chi crede che la Quaresima sia un tempo di tristezza non è mai entrato nel suo spirito più autentico. Per crucem ad lucem; La Croce conduce alla vita e alla gioia pura. Essa restituisce alla giovinezza anche se avanzati nell’età.

In questo spirito e considerando la consolante realtà della comunione dei santi, ci sentiamo spinti a rispondere generosamente all’appello che il Santo Padre ha lanciato proprio in concomitanza con l’inizio della Quaresima, chiedendoci di intensificare preghiera e digiuno come solidarietà, come penitenza in favore di quanti sono sottoposti a così grave prova, come segno dell’essere fratelli tutti. Non possiamo dimenticare che le radici della violenza e di ogni conflitto affondano nel melmoso terreno del peccato, per cui si richiede una risposta adeguata nel bene.

La pace che tutti gli uomini di buona volontà auspicano è dono di Dio ma è anche conquista, dono da chiedere con la preghiera, conquista umana da conseguire con il mistero del primato della ragione sulla forza, della solidarietà sull’egocentrismo, della giustizia oggettiva su quella soggettiva. Dal grande discorso sulla pace, che è più grande di noi singoli, dobbiamo scendere anche all’impegno personale vivendo come se la pace del mondo dipendesse solo da me. L’apporto individuale è indispensabile per tessere questa trama. Occorre, da parte di tutti e di ciascuno, coraggio, pazienza, immaginazione creatrice. E nel fare questa pace bisogna cominciare da vicino, anzitutto dal proprio cuore: devo creare la pace in me, risolvendo i miei conflitti interiori. Poi la pace della famiglia, ricomponendo subito i piccoli eventuali screzi, così come tante volte ci ha insegnato il Santo Padre. Questo amore condiviso si dilata poi a cerchi concentrici e cambia gli ambienti.

Neppure possiamo dimenticare in questo nostro percorso di impegno quaresimale la coda della pandemia, ancora presente, seppur per grazia di Dio, in proporzioni assai ridimensionate, ma che continua a causare ferite profonde nelle famiglie e nella comunità, con implicanze gravi e molteplici, anche economiche e sociali. Tutto ci impegniamo a guardare con sguardo partecipativo di fede, di speranza e di carità operosa.

Chiediamo a Maria Santissima, Regina della pace, teneramente madre di ogni figlio di Dio, di sorreggere la nostra accorata preghiera per la pace e il nostro fattivo impegno per il vero bene di tutti. È come un raggio di sole in mezzo alla tempesta sapere che la Madonna «con la sua bontà materna si prende cura dei fratelli del Figlio suo ancora peregrinanti e posti tra pericoli e affanni, fino a che non siano introdotti in patria» ( Lg 62 e 65).

di Mauro Piacenza
Cardinale penitenziere maggiore