I cardinali Sandri e Czerny nel mercoledì delle ceneri

Nel tempo della conversione la preghiera e il digiuno
per la pace

epa09797803 Refugees from Ukraine wait at the railway station in Chelm, from where they will take a ...
03 marzo 2022

«Non abbiamo missili, non abbiamo fucili, non abbiamo carri armati, non abbiamo la forza della violenza che vuole imporsi ad ogni prezzo. Abbiamo la forza dell’umiltà di quelli che ricevono lo spregio del mondo e dei potenti della terra. L’unica nostra arma — e in questo ci uniamo al nostro Papa Francesco — di fronte a tanta vergogna per l’umanità ed a tanta sofferenza è pregare». Sono le accorate parole pronunciate ieri, mercoledì delle ceneri, dal cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, a Roma nella cattedrale dell’Esarcato apostolico per fedeli ucraini in Italia. Il vice decano del collegio cardinalizio si è così unito alla Giornata di preghiera e di digiuno per l’Ucraina voluta dal Pontefice, insieme con il vescovo Paolo Dionisio Lachovicz, invocando «l’intercessione della Madre di Dio, Regina dell’Ucraina, di fronte a questa catastrofe. Abbiamo raccolto ieri al telefono — ha confidato — le lacrime di Sua Beatitudine l’arcivescovo maggiore Sviatoslav Ševčuk, rifugiato come tanti ucraini in questo momento — se non fuggono — soffrendo i bombardamenti, soffrendo le separazioni, la fuga e raccogliendo nel cuore il dolore immenso, indicibile delle madri, dei padri, dei soldati, dei bambini» sotto le bombe.

Auspicando la pace e la fine di «questa indicibile sofferenza del popolo ucraino», il cardinale Sandri ha anche rivolto il pensiero agli emigrati in Italia, «che dovranno ricevere i loro parenti, i loro amici che fuggono da questa insensata, impensabile, inimmaginabile, inconcepibile guerra» e a quanti «non hanno potuto fuggire» assicurando ai presenti che la «Chiesa è accanto a voi, soffre con voi e vi apre le braccia umili dell’affetto fraterno e della condivisione del vostro dolore e della vostra preghiera».

Sull’importanza del «digiuno che il Santo Padre ci ha chiesto quest’anno di associare alla preghiera per la pace in Ucraina» ha parlato anche il cardinale Michael Czerny, durante la messa per le ceneri celebrata con i membri del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale, di cui è prefetto “ad interim”.

«Il digiuno è, anzitutto, un modo per ricordarci che “non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio” — ha spiegato il porporato gesuita —. Ci ricorda anche che non possiamo trarre nutrimento dal Vangelo se non avvertiamo “la fame e la sete di giustizia” che si innalza dai popoli oppressi, dai poveri della terra». Del resto, ha aggiunto, «non possiamo separare l’ascolto della Parola di Dio, dall’ascolto del grido dell’umanità». In tal caso, infatti «la nostra fede risulterebbe “disincarnata” e, dunque, non cristiana», ha avvertito.

Ecco allora che «la pratica del digiuno, ci libera e alleggerisce: disciplina i nostri bisogni e ci spinge a non perdere di vista l’essenziale», ha commentato il cardinale, sottolineando come «in un mondo saturo di consumo, di bisogni indotti dalla “cultura dello scarto”, avvertire la privazione del corpo ci ricorda che non siamo fatti per appagare degli istinti, ma per la pienezza della vita. La fede ha un “corpo”: il corpo di Cristo che tocchiamo in coloro che soffrono». Inoltre, ha proseguito, «Gesù è “vero cibo e vera bevanda”, solo lui è il “pane di vita” che non deve mancare a nessuno». Da qui l’auspicio conclusivo «che questa Quaresima ridesti il nostro spirito e ricentri il nostro cuore su Cristo, perché serviamo più fedelmente allo sviluppo umano integrale di fratello e sorella che ci è dato come prossimo».