Applausi e sedie vuote

epaselect epa09793351 Ambassadors and diplomats walk out while Russia's foreign minister Sergei ...
02 marzo 2022

Tra le tante immagini di manifestazioni di vicinanza al popolo ucraino che si susseguono in varie parti del mondo, come quella dei cinquecentomila in piazza a Berlino, altre due resteranno fissate come emblematiche della condanna dell’invasione militare dell’Ucraina da parte della Russia. Quelle riprese ieri a Bruxelles e a Ginevra. La prima mostra i membri del parlamento europeo tutti in piedi ad applaudire il presidente ucraino Zelensky in collegamento video durante l’assemblea plenaria straordinaria, la seconda la maggior parte dei diplomatici accreditati presso il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite lasciare l’aula quando, sempre in collegamento video, il ministro degli Esteri di Mosca, Lavrov, prende la parola.

Due gesti fortissimi di dissenso, molto più che simbolici, che dimostrano il fermo rigetto dell’aggressione militare decisa dal presidente russo, Putin, nei confronti dell’Ucraina. Qualunque causa l’abbia provocata, e in molti ora riconoscono che errori di valutazione sono stati commessi in questi anni nella politica estera e di sicurezza occidentale nei confronti della Russia, è altrettanto evidente la sproporzione della reazione messa in campo dal leader del Cremlino: l’attacco nei confronti di una nazione sovrana e a un governo democraticamente eletto.

Inequivocabili cono state le parole usate dalla presidente dell’europarlamento, Roberta Metsola, rivolgendosi agli ucraini: «Il messaggio dall'Europa è chiaro: ci alzeremo in piedi, non distoglieremo lo sguardo quando coloro che combattono nelle strade per i nostri valori affronteranno la massiccia macchina da guerra di Putin. Sosterremo la giurisdizione della Corte penale internazionale e le indagini sui crimini di guerra in Ucraina. Lo riterremo responsabile proprio come riterremo Lukashenko».

di Gaetano Vallini