Una nuova vita
nella lunga notte di Kiev

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26 febbraio 2022

Nella lunga notte di Kiev, con il timore che possano essere abbattuti i ponti della città, lasciando gli abitanti privi di ogni speranza di fuga, le operazioni militari si susseguono, coi morti che domani saranno contati, senza, per ora, lasciare la quiete (momentanea) del riposo notturno. Le esplosioni sono continue e nei rifugi si sta scomodi e svegli, come ci testimonia il giornalista del «The Kyiv Independent», Igor Kossov, raggiunto fra molte difficoltà di collegamento internet.

La giornalista Anastasiia Lipatina racconta di alcuni cartelloni comparsi nel primo pomeriggio e tenuti in mano da bambini vestiti di giallo e d’azzurro, usciti fuori prima del suono della sirena. Un cartellone chiedeva la pace e un altro diceva The world is watching, mentre le facce delle mamme, ben più consapevoli di quel che è intorno, erano demoralizzate. L’ultimo piccolo negozio di generi alimentari, in centro città, da domani, non aprirà più. Il proprietario ha cercato di resistere, ma non è più possibile farlo. Dalle 23 la città ha spento i lampioni, ma i cittadini, nel buio, cercano di resistere a quell’angoscia che causa la guerra, scavando nell’animo un senso di impotenza.

L’autostrada fra Kiev e Odessa, in piena notte, risulta bloccata, creando ancor più una sensazione di incastro. Kossov ci dice: “Sarò sempre ammirato dalla gente calma e misurata di Kiev, anche di fronte all’annientamento” e cita alcune scene commentate, in mattinata, dal collega Nolan Peterson, in cui un’anziana donna, con la voce rauca, gridava: “Che fine triste avrà la mia vita. Non posso credere che stia succedendo davvero”. Racconta che questa notte di Kiev sembra non avere speranza.

Fa freddo, eppure la vita riesce a vincere sulla morte e sulla devastazione, anche nell’affollata metropolitana. A mezzanotte circa è nata Mia, e — come ha raccontato la giornalista Hanna Hopko — è nata in un ambiente tremendo, mentre fuori era in corso un bombardamento. “Il parto — dice Hanna — è stato difficile, ma ora la mamma, aiutata da altre donne lì presenti, è davvero felice e tutti, in quel tunnel di paura, hanno applaudito, dimenticando, per qualche ora, che gli attacchi della giornata si sono diretti proprio contro gli asili e gli orfanotrofi”.

La collega Lipatina fa sapere che il loro giornale resterà attivo tutta la notte, perché si teme il peggio fino all’alba e poi conclude: “Internet sicuramente si interromperà, come sta accadendo da ore, ma dovremmo essere attrezzati per continuare a informare il mondo. In questo momento un’informazione seria fa davvero la differenza”.

Alla periferia di Kiev si sono avvertiti scoppi almeno fino alle 4 del mattino, lasciando a terra morti senza nomi fra chi combatte, da una parte e dall’altra, in uno scenario dove son tutti vinti, senza vincitori. All’improvviso poi, il silenzio dei rifugi del centro è stato interrotto dall’arrivo di alcuni farmaci per una giovane donna presa da un attacco di epilessia. Altri bevono qualcosa di caldo, altri pregano. Solo i bambini si sono addormentati, nella sicurezza dell’unico posto sicuro: le braccia della mamma. Le ultime notizie, prima che Skype si interrompa, dicono che a Vasylkiv gli scoppi di artiglieria stanno diventando insistenti.

di Dorella Cianci