Dalla capitale la testimonianza degli Oblati di Maria Immacolata

Sotto i bombardamenti
con Gesù
e con la gente impaurita

 Sotto i bombardamenti con Gesù  e con la gente impaurita  QUO-047
26 febbraio 2022

«Siamo con Gesù e con la gente. Mentre infuriano i bombardamenti, viviamo questi momenti terribili immersi nella preghiera. Rimettiamo la nostra vita nelle mani di Dio, Padre e Creatore». Così padre Pawel Vyshkovskyy, missionario degli Oblati di Maria Immacolata (Omi) a Kiev racconta a «L’Osservatore Romano» la vita precaria della comunità locale, sconvolta “dalla guerra che è arrivata dentro casa”. «Si sentono sirene, esplosioni, la gente è sotto shock. Era impensabile che ciò accadesse fino a qualche anno fa», sottolinea il missionario ucraino, dalla parrocchia di San Nicola a Kiev, affidata agli Oblati dal 1992. «Ma oggi — racconta — ci ritroviamo in questa tragica situazione. I sentimenti dominanti sono paura e incertezza. La popolazione è disorientata e pensa a fuggire. Molti lo hanno già fatto, molti si stanno organizzando. Soprattutto le famiglie con bambini, che vogliono evitare loro di vedere e vivere gli orrori della guerra». Nella precarietà di vita, mentre la violenza si avvicina sempre di più e miete vittime, «trascorriamo il tempo della giornata immersi nell’adorazione eucaristica e pensando ai bisognosi. Ci aggrappiamo a Cristo, nostro Salvatore, al suo amore e alla sua misericordia che invochiamo con fervore: “Signore, non abbandonare il tuo consacrato, non abbandonare il tuo popolo”». Padre Pawel annuncia che, proprio per dare una testimonianza di vicinanza e consolazione, «come missionari oblati non lasceremo l’Ucraina, qualunque cosa accada».

Mentre infuria la guerra, i religiosi, che hanno dieci case sparse nel territorio ucraino, hanno deciso di condividere in tutto e per tutto la sorte di coloro che gli sono stati affidati. I missionari presenti sul territorio, complessivamente una trentina, sono presenti oltre che nella capitale Kiev anche in diverse altre città e portano avanti un fiorente lavoro pastorale, di evangelizzazione, con opere di apostolato sociale. Riferisce padre Vyshkovskyy: «Le persone sono spaventate, piangono e hanno bisogno di tutto il nostro sostegno materiale, psicologico, spirituale. In questa fase contrassegnata dalla paura, anche dalla paura della morte, è per noi essenziale la preghiera. Il Signore ci ripete: “Non abbiate paura” perché Lui è con noi, Lui è il Dio-con-noi. Siamo tutta la giornata davanti al Santissimo Sacramento, in adorazione continua. Solo durante la notte, a causa del coprifuoco, la chiesa chiude. Ma, dati i bombardamenti, diverse chiese cattoliche di Kiev nella notte si sono trasformate in centri di accoglienza per famiglie impaurite che temono per la sorte dei loro figli. Il rifugio per noi e per i nostri fedeli è Gesù. Viviamo questo tempo critico nella fede, nell'abbandono alla volontà di Dio, nella preghiera incessante e nella vicinanza alla gente che soffre, soprattutto ai poveri e ai malati e anziani lasciati soli». Infatti, aggiunge il religioso, «molte persone che lavoravano nell’assistenza agli anziani sono fuggite e così spesso persone non autosufficienti si ritrovano da sole, in appartamenti ai piani alti dei palazzi, del tutto isolati e impossibilitati al sostentamento quotidiano. Stiamo cercando di monitorare queste situazioni di emergenza nel territorio e organizzare una piccola rete di volontariato sociale».

In queste ore difficili padre Pawel esprime la piena gratitudine della comunità locale, di cattolici ma anche di fedeli di altre confessioni, a Papa Francesco: «Siamo davvero grati al Pontefice per la sua attenzione e per la sollecitudine del suo cuore, che sentiamo molto vicino a noi in questi momenti terribili. Vediamo il suo impegno sincero per la pace e apprezziamo le sue parole di Pastore che si prende cura del suo gregge. È un profondo conforto per noi avvertire la sua solidarietà e vicinanza e quelle dei nostri confratelli missionari in tante parti del mondo e delle tante persone che si fanno sentire. Ci prepariamo anche noi alla preghiera universale per la pace, il 2 marzo, all’inizio della Quaresima. Sentiamo tutto il cuore pulsante della Chiesa che si stringe intorno a noi. È un abbraccio che ci conforta, ci consola, ci fa sperare. Nulla può separarci dall’amore di Dio. Questa certezza ci fa andare avanti: sulla roccia, che è Cristo, il nostro cuore riposa sicuro».

di Paolo Affatato