Secondo l’Onu, sono possibili fino a 5 milioni di profughi

In fuga dall’Ucraina

epa09786166 People fleeing Ukraine arrive to Slovakia, at border crossing in Vysne Nemecke, ...
26 febbraio 2022

Kiev, 26. Scappare per vivere, fuggire per non morire. Sono tanti gli ucraini che, in queste ore, hanno abbandonato e stanno abbandonando il loro Paese, in fuga dall’avanzata delle forze militari russe. Sono per lo più donne e bambini, perché gli uomini dai 18 ai 60 anni (ma anche over 60, se in grado di combattere) sono stati richiamati alle armi. Molti padri di famiglia accompagnano i loro cari fino alla frontiera, poi tornano indietro, per combattere. Le persone in fuga formano file infinite agli sportelli del bancomat per prelevare i loro risparmi, affollano le strade con le automobili, prendono d’assalto i treni. Secondo l’Agenzia Onu per i rifugiati, i profughi sarebbero ormai 50.000, ma la cifra raddoppia se si guarda a coloro che avrebbero già trovato rifugio nelle Nazioni limitrofe.

Nelle ultime 24 ore, i profughi riparati in Moldova sono stati sedicimila, in Romania diecimila, mentre al valico di frontiera di Porubne-Siret, si è formata una coda lunga 15 km. Anche la Lituania attende almeno centomila sfollati, così come la Polonia che si prepara ad accoglierne circa un milione. Secondo le autorità polacche, solo a Przemysl sono arrivate in treno più di mille persone; molte hanno pernottato alla stazione ferroviaria su lettini da campeggio, in mancanza di posti liberi negli alberghi.

Con questi numeri, la crisi umanitaria è vicina: se la situazione dovesse peggiorare, le Nazioni Unite intravedono il rischio di una diaspora che potrebbe coinvolgere fino a 5 milioni di persone. Per questo, domani, 27 febbraio, i ministri europei per gli Affari interni terranno una riunione straordinaria. Anche a Washington si lavora ad un piano per gestire l’emergenza, in nome di un unico principio: la solidarietà.

Intanto, sul campo, sono già stati avviati gli aiuti alla popolazione: nell’Ucraina orientale, è attiva la Croce Rossa nazionale che, in collaborazione con le consorelle di Polonia, Romania, Slovacchia e Moldavia, si adopera per l’erogazione dei servizi di base alla popolazione sfollata. Ad offrire supporto ai profughi in fuga è anche la Croce Rossa russa, in nome del diritto internazionale umanitario nel conflitto.

Anche l’Unicef lancia l’allarme: «L'operazione militare in Ucraina — dichiara Afshan Khan, direttore regionale del Fondo Onu per l’infanzia in Europa e Asia Centrale — rappresenta una minaccia immediata per la vita e il benessere dei 7,5 milioni di bambini del Paese» che, oltre ai generi di prima necessità, hanno bisogno anche del giusto supporto psico-sociale di fronte al grande trauma della guerra.

In prima linea nell’accoglienza c’è anche la Chiesa: la Fondazione pontificia “Aiuto alla Chiesa che soffre” ha stanziato un milione di euro per gli aiuti immediati all’Ucraina, mentre monsignor Gintaras Grušas, arcivescovo di Vilnius, afferma: «Stiamo cominciando a ricevere i profughi ed abbiamo già alcuni cittadini ucraini presenti in Lituania, che stanno accogliendo amici e parenti in fuga». A Leopoli, nella regione occidentale dell’Ucraina che confina con la Polonia, i missionari di Don Orione hanno aperto le porte del monastero locale a profughi e sfollati.

In Moldavia, la Caritas locale ha allestito tre centri di accoglienza a Chisinau, Palanca e Ocnita, con una capienza complessiva di circa 500 persone. Iniziative analoghe sono state allestite in Polonia, dove le Caritas diocesane mettono a disposizione 2.500 posti letto. Anche la Chiesa cattolica ungherese si adopera per i profughi: i vescovi hanno donato dieci milioni di fiorini alla Caritas nazionale, la quale ha annunciato una colletta su tutto il territorio.

Nel frattempo, la Caritas Ucraina moltiplica i suoi sforzi distribuendo alla popolazione generi alimentari, prodotti per l’igiene e acqua potabile, con particolare attenzione per le persone anziane rimaste sole e per i minori, in parte alloggiati presso 22 case famiglia, in parte ospitati negli orfanotrofi pubblici. Per loro, l’organismo caritativo ha già messo a disposizione, nella parte più occidentale dell’Ucraina, cinque strutture di accoglienza.

Non è da meno la Caritas Italiana che ha stanziato centomila euro per i bisogni immediati e resta accanto alla popolazione ucraina, rinnovando l’appello sia alla raccolta fondi, sia alle preghiere per la pace. «In Italia — informa una nota dell’organismo caritativo — vivono stabilmente 230.000 ucraini e l’80 per cento sono donne che lavorano nei servizi di assistenza e cura». Fortunatamente, in loro favore si registra «una grande mobilitazione solidale in tutta Europa». Intanto, da Firenze, dove è in corso l’incontro «Mediterraneo, frontiera di pace», il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza episcopale italiana, esprime «il dolore per il terribile scenario in Ucraina» e lancia un appello «alla coscienza di quanti hanno responsabilità politiche perché tacciano le armi. Si fermi la follia della guerra!».

In queste ore drammatiche, arriva anche la proposta della Comunità di Sant’Egidio: «Gli abitanti di Kiev chiedono un sussulto di umanità — si legge in un comunicato —. Imploriamo chi può decidere di astenersi dall’uso delle armi a Kiev, di dichiarare il cessate il fuoco nella città, di proclamare Kiev “città aperta”, di non colpire i suoi abitanti con la violenza delle armi, di non violare una città a cui oggi guarda l’umanità intera».