Nel pianto di un bambino tutto l’orrore della guerra

 Nel pianto di un bambino tutto  l’orrore della guerra  QUO-046
25 febbraio 2022

In quanti modi si può raccontare una guerra? Come se ne può descrivere l’orrore e l’insensatezza? Forse può bastare una sola immagine, tra le tante drammatiche testimonianze che giungono dall’Ucraina postate sui social; una breve sequenza video registrata da un telefono cellulare: una manciata di secondi appena. La ripresa è probabilmente da un balcone o un terrazzo. L’inquadratura è su un pugno di case al limitare di un boschetto. L’audio è nitido. Si sente un rombo sempre più forte, dal cielo grigio sbuca improvviso un jet. Vola bassissimo. Appena il tempo di individuarlo, che parte un missile; se ne scorge appena la scia. Esplode vicinissimo, qualche decina di metri oltre. Forse tra le case, non lo sappiamo. L’esplosione scuote l’aria, il boato è fortissimo. A spegnerne la terrificante eco il quasi simultaneo pianto di un bambino. Un pianto colmo di paura per qualcosa di mai visto e sentito, ma certamente terrificante.

Ecco, la guerra è tutta lì. Qualcuno che spara, un ordigno che esplode. Distruzione, morte, paura. E il pianto di un innocente. Possiamo solo immaginare, da genitori, l’angoscia di vedersi sparare addosso un missile mentre si è a casa, senza poter far nulla per difendere i propri figli. Dove vai? Cosa fai? Quale posto è sicuro? E farai in tempo a fuggire, a nasconderti, a mettere in salvo te e ciò che hai di più caro? Obbiettivi inermi, perché le bombe, i proiettili non fanno distinzioni tra soldati e civili. Anche se poi non dovrebbe fare differenza: la vita è vita, soldati o no.

Poi pensi anche al pilota che ha sparato quel missile. Forse a casa anche lui avrà un figlio. Ci avrà pensato mentre premeva il bottone? Tornato alla base, l’avrà visto quel video che gira nella rete? Avrà sentito quel pianto? Quali pensieri lo hanno assalito? Certo, ha eseguito un ordine. Ma quanti massacri nella storia dietro alla giustificazione «ho solo eseguito gli ordini»!

Sì, la guerra è racchiusa lì, in quelle immagini. E il pianto di quel bambino di fronte all’ennesima guerra orribile e insensata, come tutte le guerre, diventa oggi il grido forte, assordante più delle esplosioni, di quanti reclamano la pace, ma anche il più potente e severo atto di accusa nei confronti di chi questo conflitto lo ha voluto e scatenato.

di Gaetano Vallini