Nella conferenza stampa di presentazione

La bambina zingara con gli occhi tristi

 La bambina zingara  con gli occhi tristi  QUO-045
24 febbraio 2022

C’era anche «una bambina zingara» con gli «occhi tristi» a presentare stamane nella Sala stampa della Santa Sede il messaggio di Papa Francesco per la Quaresima 2022. Gli interventi sono stati infatti affidati a suor Alessandra Smerilli, segretario “ad interim” del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, al cardinale Francesco Montenegro, arcivescovo emerito di Agrigento e membro dello stesso Dicastero, e a don Massimo Mostioli, prete della diocesi di Pavia impegnato nella pastorale per i Rom; ed è stato proprio il sacerdote che opera nel solco dell’esperienza di fraternità avviata da don Mario Riboldi a raccontare la storia di quella bimba «che — ha detto — ho battezzato e cresimato, con cui leggo la Bibbia da anni. Il papà, mio amico, è morto in un incidente stradale mentre ubriaco accompagnava il fratello a comprare droga. La giovane mamma di questa bambina dagli occhi tristi, è scappata lasciando la piccola e suo fratello alla suocera», a sua volta vedova e madre di sette figli. «Ogni mattina passo per il caffè da questa nonna, semplice e buona», che «vive solo per i figli e i nipoti, viene sempre a messa e al rosario». E «quando la sera ritorno al mio camper vedo dal vetro della porta la bambina dagli occhi tristi che gioca a carte con la nonna: quando vince, le scappa un sorriso».

Nel toccante racconto di don Mostioli c’è tutto il vissuto quotidiano del sacerdote della Comunità Casa del Giovane, fondata dal servo di Dio don Enzo Boschetti che, con don Riboldi lo hanno accompagnato all’incontro con gli zingari. «Del messaggio del Papa — ha detto — mi ha toccato l’appello di san Paolo ai Galati: “Non stanchiamoci di fare il bene”. Dal 1996, in questo si radica la mia esperienza di “assistente spirituale dei nomadi”. Come don Mario Riboldi, anch’io abito in un camper per incontrare ed essere accolto dagli zingari là dove si trovano, vivendo la loro vita e imparando la loro lingua. Sono felice di questo servizio, voglio bene agli zingari e anche loro a me, la possibilità di portare loro la Parola di Dio che salva e libera mi dà tanta gioia, malgrado i fallimenti, le delusioni e le incomprensioni, che però insegnano a crescere in umiltà».

«Mi accontento — ha proseguito sulla scia dell’immagine scelta dal Pontefice — di dissodare il terreno per la semina della Parola, seguendo in particolare i gruppi di zingari cattolici: li avvicino per battesimi, comunioni e cresime, celebro messa e organizzo giornate in cui leggiamo e preghiamo con la Bibbia». E le fatiche non mancano: «nell’attività pastorale, nella vita, le persone che incontriamo e che hanno bisogno non sono sempre brave, educate e gentili: a volte pretendono, fingono e ti imbrogliano», ma «è importante non lasciarsi intossicare dalla rabbia e dal rancore per il rischio di essere manipolati o di diventare una carta di credito, derivanti da una relazione impostata male. Spesso ci accostiamo agli zingari con tante buone intenzioni e buona volontà, ma con pochissima attenzione. La volontà non può sostituirsi all’attenzione, all’ascolto e all’amore, dobbiamo lasciarci toccare da situazioni che lasciano senza respiro», ha concluso.

Suor Smerilli: modelli sociali che non funzionano

Suor Smerilli da parte sua ha messo in luce come «nello scorrere a volte lento, a volte cadenzato, a volte frenetico, delle nostre giornate, il tempo di Quaresima ci è offerto come momento propizio per rimetterci in cammino nella giusta direzione, quella dell’amore a Dio e al prossimo, che ci caratterizza come cristiani». Un cammino, ha aggiunto, che «chiede costanza e tanta pazienza, a causa delle delusioni, dei fallimenti, della tentazione di chiuderci in noi stessi». Per questo, ha spiegato, il Papa nel suo messaggio «invita a non stancarci di fare il bene e di operare il bene verso tutti». Invito «esigente, ma anche ricco di promessa». Infatti, «nel solco dell’enciclica Fratelli tutti e dell’intero magistero di Papa Francesco, sin dal suo primo viaggio a Lampedusa, il paolino “operiamo il bene verso tutti” vuol dire nessuno escluso. Siamo invitati a vivere nella casa comune come una famiglia comune».

Si tratta, ha commentato la religiosa salesiana, di «entrare nella Quaresima interiorizzando più radicalmente che cosa significhi guardare ogni persona che incontriamo con gli occhi di Cristo e riconoscendo gli occhi di Cristo. Spogliarci del superfluo, alleggerirci, assumere seriamente la chiamata alla conversione significa, nella Chiesa in questo momento storico, esprimere più distintamente nella nostra vita e con le nostre relazioni quell’amore che si effonde dalla vita intima di Dio, che lega il Padre e il Figlio nello Spirito Santo». E questo nonostante i «venti di guerra, dopo decenni di scriteriato riarmo, con un aumento di spesa crescente in armamenti, e una pandemia che ha mietuto vittime, esasperato le diseguaglianze, messo in luce ciò che non funziona nei nostri modelli economici e sociali». Perché, ha chiarito, «Dio crede nella terra e se ne cura come un agricoltore non abbandona il suo campo». In proposito la segretaria “ad interim” ha ricordato come in un incontro con la Commissione Vaticana Covid-19, Francesco ne abbia esortato i membri a «essere quel terreno fertile che crea le condizioni perché il seme possa germogliare. Ci ha chiesto di preparare il futuro, perché possa essere diverso dal presente. E sappiamo che può mettersi all’opera solo chi è mosso dalla speranza». Quindi suor Smerilli ha evidenziato che «la Quaresima non è un tempo cristiano se ci ritira dal mondo: il deserto del digiuno e delle tentazioni va abitato con l’ostinazione e la fede di chi guardando le pietre vede la mietitura. Vede l’impossibile, forse. Ma Quaresima è ritorno al Dio cui nulla è impossibile», ha concluso.

Il cardinale Montenegro: tempo di impegno

Il cardinale Montenegro ha offerto un’analisi del messaggio pontificio che «si presenta come una riflessione su ogni singola espressione del testo» paolino arricchito «da citazioni del Magistero, in particolare le encicliche Spe salvi e Fratelli tutti e l’esortazione Evangelii Gaudium, e dalla lettura della situazione storica che stiamo vivendo».

Invitando a leggerlo «integralmente e a farne motivo di riflessione costante durante il tempo di grazia che ci apprestiamo a iniziare», il porporato ha fatto notare come il messaggio insista «sulla metafora della semina e del raccolto, sull’incoraggiamento a non stancarsi a fare il bene, e sulla pazienza da mantenere nell’attesa che i frutti maturino». Riguardo al primo aspetto ha ricordato che «l’immagine della semina e del raccolto è spesso utilizzata nella Sacra Scrittura». Da parte sua «il Papa la valorizza nella linea di Dio e in quella del credente. È Dio che semina la sua Parola, i germi di grazia, il desiderio di bene e di santità. Ma anche il credente è chiamato a seminare per se stesso, per gli altri e per il mondo che abita». Dunque «la Quaresima viene presentata come un tempo propizio per accogliere la semina di Dio, soprattutto attraverso l’ascolto e la meditazione della sua Parola».

Ma quello quaresimale, ha osservato, «è anche tempo di impegno per ogni credente affinché si eserciti nell’arte della semina sapendo che nessun germe di bene andrà mai sprecato. La forza rinnovatrice della Pasqua deve spingere tutti a seminare il bene, la giustizia, la bontà, la carità, per delle relazioni pienamente rinnovate».

Inoltre, ha aggiunto, «la Quaresima si presenta come un tempo di grazia in cui intravediamo i frutti da raccogliere. La risurrezione di Cristo alimenta in tutti la speranza di continuare a seminare, anche quando non si vedono i frutti del seme gettato nel terreno». Ed è qui, ha rimarcato Montenegro, che «si innesta il secondo passaggio: quando la storia ci fa toccare con mano tanti e gravi segni di fallimento e di crisi si potrebbe essere tentati di scoraggiarsi e di gettare la spugna». Ma, «la grande speranza che ci arriva dalla Pasqua deve spingere tutti a non stancarsi a fare il bene verso tutti». Come? Nel messaggio, ha detto il cardinale, il Santo Padre individua tre ambiti della vita cristiana in cui tradurre l’esortazione a non stancarsi: non stancarsi di pregare; non stancarsi di estirpare il male dalla propria vita; e non stancarsi a fare il bene nella carità operosa verso il prossimo.

Infine nell’ultimo passaggio il Pontefice «insiste sull’invito a essere pazienti come il saggio agricoltore. Di fronte a ogni battuta d’arresto o alle difficoltà che possono fiaccare la Quaresima ricorda che sempre si può ricominciare, con l’aiuto della misericordia di Dio, sempre ci si può rialzare e riprendere la sequela del Maestro».

Ecco perché il messaggio papale in definitiva «costituisce una pista di impegno e di responsabilità. Ciascuno per la propria parte siamo chiamati a non stancarci a fare il bene, a seminare giustizia e carità, a non desistere dal percorrere strade di promozione umana, a lavorare assiduamente affinché ognuno sia rispettato nella propria dignità. Questa Quaresima è il tempo che il Signore ci regala, è l’occasione che ci offre per compiere il bene e per portare la luce del Risorto in mezzo al mondo».