Blinken annulla l’incontro con Lavrov dopo l’aggravarsi della crisi in Ucraina

Prime sanzioni
contro la Russia

Ukrainian President Volodymyr Zelenskiy attends a session of the National Security and Defence ...
23 febbraio 2022

Washington , 23. «Questo è l’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina e questo è l’inizio della nostra risposta». Il vice consigliere per la sicurezza nazionale statunitense, Daleep Singh, ha accompagnato con questa dichiarazione l’esposizione delle sanzioni annunciate ieri dal presidente, Joe Biden, nei confronti della Russia, alla luce dell’aggravarsi della crisi in Ucraina.

Le sanzioni colpiscono istituzioni finanziarie russe, il debito sovrano russo, le élite del Paese e le loro famiglie. Vengono colpite la compagnia d’investimenti Veb e la banca militare. «Ci sono anche ampie sanzioni contro il debito sovrano russo — ha detto Biden —, ciò significa che tagliamo il governo russo fuori dal finanziamento occidentale. Non può più prendere denaro in occidente e non può negoziare il suo debito sui mercati».

E se Mosca continuerà la sua aggressione contro l’Ucraina, gli Stati Uniti e i loro alleati continueranno ad aumentare le misure, ha aggiunto il segretario di Stato americano, Antony Blinken, dopo avere incontrato il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, evocando tra i prossimi passi il blocco dell’export di materiale tecnologico, indispensabile per l’industria russa e la diversificazione dell’economia del Paese. L’aggressione russa all’Ucraina è «la più grande minaccia alla sicurezza europea dalla seconda guerra mondiale», ha sottolineato Blinken, che ha cancellato l’incontro previsto per giovedì con il ministro degli Esteri russo, Serghiei Lavrov. Anche la Francia ha annullato l’incontro di venerdì con il capo della diplomazia di Mosca.

Le sanzioni annunciate da Biden «sembrano forti se le consideriamo una prima mossa», ha commentato il ministero degli Esteri ucraino, precisando che Kiev non punta alla presenza di truppe statunitensi sul suo territorio per risolvere la crisi. Intanto stamane il Consiglio nazionale di sicurezza ha chiesto lo stato di emergenza nel Paese, mentre la Rada, il Parlamento ucraino, ha approvato la legge che permetterebbe ai cittadini di acquistare armi ed esercitare il diritto alla protezione, previsto nell’articolo 27 della Costituzione.

Anche l’Ue ha approvato le prime sanzioni, con istituti di credito e commercio nel mirino. Già ieri la Germania aveva bloccato il progetto del gasdotto North Stream2. E dopo Stati Uniti ed Unione europea, nella notte anche Canada e Giappone hanno deciso di applicare restrizioni nei confronti di Mosca. In particolare Tokyo vieterà l’emissione di obbligazioni russe e congelerà i beni di alcune persone.

Da Mosca, il presidente, Vladimir Putin, ha detto stamane che la Russia è pronta a trovare «soluzioni diplomatiche» con Kiev e l’Occidente. «Il nostro Paese è sempre aperto al dialogo diretto. Tuttavia, gli interessi e la sicurezza dei nostri cittadini non sono negoziabili», ha precisato Putin. «Gli accordi di Minsk» sul Donbass «non esistono più», ha denunciato il presidente russo, ribadendo che la soluzione migliore sarebbe la «spontanea rinuncia» dell’Ucraina ad aderire alla Nato.

Sugli sviluppi della crisi è intervenuto anche il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, che ha chiesto un «cessate il fuoco immediato» nell’Ucraina orientale, dove si trovano le autoproclamate repubbliche di Donetsk e Lugansk, che lunedì hanno ricevuto il riconoscimento da Mosca. Il riconoscimento russo «è un colpo mortale per gli accordi di Minsk», ha aggiunto Guterres. Non solo. In un tweet il segretario generale dell’Onu ha anche duramente stigmatizzato la definizione usata da Putin per i militari inviati nel Donbass. «Mi preoccupa la perversione del concetto di mantenimento della pace. Quando le truppe di un paese entrano nel territorio di un altro paese senza il suo consenso — ha scritto Guterres — non sono forze di pace imparziali. Non sono affatto forze di pace».