A colloquio con l’arcivescovo Fisichella sulla preparazione dell’Anno santo del 2025

Un tempo
per ricostruire la speranza

 Un tempo   QUO-043
22 febbraio 2022

Ricostruire la speranza dopo anni di pandemia, di crisi economica e sociale. Soprattutto, guardare a Cristo e convertirsi mettendo in pratica il suo Vangelo. Sono solo alcuni degli obiettivi per l’Anno santo che si celebrerà nel 2025. Papa Francesco li ha indicati in una lettera inviata nei giorni scorsi all’arcivescovo Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, che ne approfondisce i contenuti in questa intervista a «L’Osservatore Romano».

Nella lettera del Pontefice si fa riferimento a una grande “sinfonia” di preghiera da celebrarsi nel 2024, in preparazione del Giubileo. Come si concretizza?

Il Papa afferma che è suo desiderio che la preparazione più immediata al Giubileo del 2025 sia preceduta da un intenso tempo di preghiera. Indica anche in quale modo: recuperare il desiderio di stare alla presenza del Signore, ascoltarlo e lodarlo. Credo che questo sia il punto fondamentale, perché risponde anche a una grande sfida che stiamo vivendo nella cultura contemporanea, che è quella di mettere sempre più noi stessi al centro e allontanare Dio. Questo anno di preghiera dovrà preparare al Giubileo che, non dimentichiamo, è un profondo momento di spiritualità, di conversione, di preghiera.

Il covid-19 purtroppo è ancora presente e ci accompagnerà non sappiamo per quanto tempo lungo il cammino che ci separa dal Giubileo. Quanto influirà nella sua preparazione?

Credo che sia esperienza comune. La pandemia ha fatto toccare con mano e scoprire qualcosa che avevamo dimenticato, cioè la fragilità dell’uomo. L’uomo è delicato e in maniera inaspettata ha preso di nuovo coscienza di ciò. Siamo una macchina perfetta, che non è soltanto corpo, perché sentiamo dentro di noi una presenza ancora più forte che è lo spirito, l’anima. Sappiamo che c’è qualcosa di oltre. D’altra parte siamo attorniati da una tendenza culturale che pone l’uomo con un senso di onnipotenza. Può fare tutto e non succederà mai nulla e, invece, non è così. La pandemia in maniera inaspettata ci ha mostrato la nostra fragilità. Allora, il Papa ci viene a dire: ecco lo abbiamo sperimentato, però adesso troviamo la forza interiore che è dentro di noi, che è il dono dello Spirito, per riprendere il cammino. La speranza è la forza che è dentro di noi per guardare al futuro e per operare concretamente.

Qual è l’eredità dell’Anno santo della misericordia inizio svoltosi dal 29 novembre 2015 al 20 novembre 2016.?

Il Giubileo straordinario della misericordia ha fatto sperimentare a tutta la Chiesa e a ogni credente, la certezza della vicinanza di Dio. Ha permesso di comprendere ancor più a fondo che cosa significa il fatto che Dio ama sempre, in ogni caso, e contro ogni aspettativa. Sempre e dovunque la presenza di Dio e il suo amore vengono incontro. Questo chiaramente diventa un’eredità che dobbiamo tener presente nel Giubileo ordinario che si celebra ogni 25 anni. Quindi dall’Anno santo del 2000 che Giovanni Paolo ii ha voluto chiamare “il Grande Giubileo”, perché immetteva la Chiesa nel terzo millennio della sua storia, con la tappa dell’esperienza della misericordia di Dio, si giunge adesso al Giubileo del 2025, carichi di una tradizione che fa incontrare ancora una volta i credenti con il mondo nel quale si trovano, il mondo loro contemporaneo. Quindi, condivisione dei progetti della gioia, della speranza, perché insieme si è condiviso anche la sofferenza, il limite e la fragilità.

Nell’Anno santo del 2025 vi sarà anche l’attenzione per la tutela del bene comune, come indicato dal Pontefice?

Ritengo che la lettera del Papa spinga molto a comprendere quanto il Giubileo debba essere intriso anche di queste tematiche. Non dimentichiamo che sono ancora una volta l’esigenza di ricordare l’uomo a se stesso, nel proprio intimo, per fargli scoprire sia la presenza di Dio, sia la presenza del creato. Considerando la responsabilità nei confronti della creazione che l’uomo possiede proprio in nome di Dio, perché gli è stata affidata. Questo potrà tradursi anche in tante altre esperienze. Non è soltanto la contemplazione della bellezza del creato. Non è solo una tensione per il mantenimento dell’ordine creaturale, ma è anche trovare le forme. Pensiamo al dover riciclare tutto: dall’energia ai rifiuti. Un discorso che appartiene a questo momento storico che ha bisogno di soluzioni reali immediate e che riportano inevitabilmente alla conservazione del creato.

Come ha accolto la scelta di Papa Francesco di affidare al Pontificio Consiglio da lei guidato l’organizzazione del Giubileo?

L’insegnamento quotidiano di Papa Francesco è sotto gli occhi di tutti ed è quello del primato dell’evangelizzazione. Il Papa ha voluto affidare il Giubileo a questo Dicastero perché è un impegno di evangelizzazione. L’Anno santo si impone come una delle tante espressioni di evangelizzazione che ancora una volta la Chiesa fa sua, perché sa che appartiene a quel comando che Gesù gli ha dato di andare in tutto il mondo a portare il suo Vangelo. Ecco, in questo caso diventa il Vangelo della speranza. L’evangelizzazione si riveste di questa dimensione peculiare a cui spesso non pensiamo. La speranza per il futuro, ma anche non dimentichiamo, la speranza di quella vita eterna che è la peculiarità della nostra fede. Guardare a quell’incontro del Signore che viene verso di noi in maniera del tutto diversa da quella che può essere accompagnata dalla cultura di morte e superarla con la cultura della speranza. Da questa prospettiva il Dicastero deve corrispondere a pieno ai desideri di Papa Francesco. Tra l’altro dobbiamo prepararci con grande responsabilità, non c’è molto tempo. Non possiamo pensare che il grande lavoro di preparazione all’Anno santo sia solo occuparsi delle infrastrutture che sono necessarie perché Roma sia accogliente. Dobbiamo quindi attendere le indicazioni del Papa che ci darà, perché il vero riferimento per il Giubileo dovrà essere la bolla di indizione, nella quale saranno contenuti i vari elementi, strumenti, peculiarità che renderanno l’Anno santo del 2025 un vero Giubileo nella storia della Chiesa.

di Nicola Gori


Un logo per il Giubileo

Il concorso aperto a tutti


Il Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione ha indetto da oggi, martedì 22 febbraio, il concorso — aperto a tutti — per la realizzazione del logo ufficiale del Giubileo 2025. Le informazioni sono disponibili sul sito iubilaeum2025.va/it/logo dove, a breve sarà, possibile caricare il file digitale della propria opera. Il motto “pellegrini di speranza” è la prima ispirazione per coloro che — fino al 20 maggio — vorranno partecipare al concorso. Per l’Anno Santo del 2000 venne scelto il logo realizzato da Emanuela Rochi, 22 anni, alunna di un Istituto d’arte.