La buona Notizia Il Vangelo della viii domenica del tempo ordinario (Luca 6, 39-45)

Il frutto buono

22 febbraio 2022

Una delle immagini più vivide che l’arte figurativa devozionale del tardo medioevo (soprattutto tra il xiv e il xvii secolo) ha sviluppato è quella del torculus Christi, propriamente del torchio mistico. Si tratta di un soggetto iconografico fortemente drammatico in cui Cristo è raffigurato disteso su un torchio o dentro un tino dell’uva: la croce è dipinta come una pressa, spesso azionata da due angeli o in alcuni casi da Dio Padre e il sangue, che proviene da questa pigiatura, raccolto come in un grande calice. L’impatto di questa immagine è non meno forte di quello della crocifissione e, nonostante non abbia di per sé nessun riferimento nella narrazione evangelica, ha ancora oggi una forte valenza simbolica e mistagogica per accedere al mistero di Cristo e anche al mistero che è la nostra vita.

Il racconto che questa immagine dischiude a chi la osserva o, meglio, a chi da questa immagine si lascia guardare, pone una domanda profonda e drammatica: cosa accade quando siamo pigiati, pressati da ciò che viviamo e da ciò che esige da noi consapevolezza e responsabilità? Quando siamo pigiati dalla croce o dalle croci della vita, cosa viene da noi: vino buono che dà vita o veleno che la toglie?

Perché — ci dice Gesù — l’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene. E ogni albero si riconosce dal suo frutto, e non vi è albero cattivo che produca frutto buono… (cfr. Lc 6, 43-45).

Lui lo sa e il torculus Christi, questa immagine forse così cruenta, ce lo mostra: è Gesù il frutto buono della vigna del Padre che pigiato produce il vino buono, bevanda di vita eterna; è Gesù il frutto buono dell’albero della Croce, frutto che pressato nel torchio produce solo amore.

Di questo frutto sant’Agostino dirà: «Il primo grappolo d’uva schiacciato nel torchio è Cristo. Quando tale grappolo venne spremuto nella passione, ne è scaturito quel vino il cui calice inebriante quanto è eccellente!» (cfr. Esp. Sal. 55).

Lasciamo che sia il collirio di questa immagine ad aiutarci a togliere trave e pagliuzza dai nostri occhi, perché si apra a noi limpida la visione di noi stessi e, abbandonata ogni ipocrisia, accogliamo quanto la vita ci regala per poter maturare esposti al sole della bontà, della misericordia, della benevolenza per portare frutti buoni di vita eterna.

di Fulvia Sieni