Bailamme

Proprio nella notte splende la fratellanza

18 febbraio 2022

«Di che reggimento siete, / fratelli? // Parola tremante / nella notte // Foglia appena nata. Ricordate questa poesia di Ungaretti dall’Allegria? La parola “fratello” esce spontanea e si stupisce di sé stessa. Nella notte della guerra, incontrando altri soldati, esce fuori questa parola imprevista. È spuntata da sola, come una foglia appena nata, appunto. Come quando in terrazzo ci avviciniamo a una pianta e vediamo una foglia nuova. Prima non c’era, e ci stupiamo di vederla. Piccola, tremante, ma verdissima, lucida. Sentiamo che una forza la spinge. Attorno a lei si crea silenzio, e i soldati si guardano nell’ombra.

La foglia appena nata è fragile (la parola “fragilità”, che assomiglia a “fratello”, compare nella seconda parte della breve poesia: Nell’aria spasimante / involontaria rivolta / dell’uomo presente alla sua / fragilità / Fratelli). La foglia è fragile ma anche forte, come il neonato nel Tao Te Ching di Lao Tzu: “Sebbene le sue ossa siano deboli e i suoi muscoli molli, egli stringe con forza (…) Sebbene gridi tutto il giorno, non diventa rauco”.

Ungaretti è dentro la notte, dentro la guerra. È da lì che parla. Pascoli aveva parlato di fratellanza prima che scoppiasse la grande guerra (perché dobbiamo continuare a chiamarla “grande”, mi chiedo, può una guerra essere “grande”?), per tutta la sua vita, che durò fino al 1912, parlò di fratellanza, presentendo la guerra. Ricordate la poesia I due fanciulli? Sono fratelli e stanno giocando, a un certo punto litigano e vengono alle mani, la guerra si accende nei loro occhi, le tenere dita diventano artigli. Arriva la madre, li divide sgridandoli e li mette a letto. Nel buio della camera appaiono ombre paurose. Passa “non so che nero” dentro il silenzio, e ognuno sente il battito del cuore dell’altro. Prima avevano visto il sangue, adesso sentono il cuore. Più tardi la madre passa con un lume a controllare, e li trova abbracciati.

È quel nero incredibile che passa dentro il silenzio, che ci fa abbracciare, che ci fa dire, come nella notte di Ungaretti, la parola inaspettata, fratelli.

Lo scorso 4 febbraio si è svolta la Giornata internazionale della fratellanza umana, al suo secondo anno da quando l’Assemblea generale delle Nazioni Unite, il 21 dicembre 2020, ha adottato all’unanimità la  Risoluzione. “Fratellanza significa avvicinarsi agli altri, rispettarli e ascoltarli con cuore apertoha detto il Santo Padre durante l’udienza generale dello scorso 2 febbraio. Ascoltarli con cuore aperto. La fratellanza nasce dall’ascolto, con cuore aperto, come i due fanciulli di Pascoli, nel silenzio nero, in cui passa il nero, sentono, reciprocamente, il battito del cuore dell’altro.

La parola “fratello” viene dal sanscrito “bhrathar” (in inglese è rimasto praticamente identico), e deriva dalla radice bhar—, che significa “sostenere”, “nutrire”.

Il tema della giornata della fratellanza di quest’anno era “Sotto lo stesso cielo”: sotto lo stesso cielo dobbiamo sostenerci, nutrirci.

Anche se in occidente non sembra, la guerra c’è ancora, è una “terza guerra mondiale a pezzetti” ha detto il Papa. E pensiamo a quello che sta succedendo adesso in Ucraina, con le superpotenze che si fronteggiano minacciose al confine dell’Europa, sul piede di guerra. Ci vantiamo di esser tanto progrediti ma ancora la violenza è dovunque. Siamo come i soldati di Ungaretti, non è cambiato niente, o come i fanciulli di Pascoli. Nel silenzio di questa notte possiamo ascoltare la parola “fratello”, possiamo vedere il miracolo di questa foglia appena nata.

di Claudio Damiani