Il racconto

Quando il gioco dell’oca
è inclusivo

 Quando il gioco dell’oca è inclusivo  QUO-032
09 febbraio 2022

È con le foglie di bambù del suo Kenya che Robert, un giovane migrante, ha artisticamente “intrecciato” un piccolo baobab divenuto stamani un po’ il “simbolo” dell’udienza generale.

E “Baobab” è proprio il nome scelto per il Centro interculturale che, in Puglia, è in prima linea nell’accoglienza e «nell’inclusione reale, concreta» dei migranti. Tanto da aver scelto come eloquente slogan “Sotto la stessa ombra”.

A Papa Francesco è stato simbolicamente donato il baobab realizzato da Robert. Ma non solo.

Anche «un gioco da tavolo pensato come strumento didattico per parlare di immigrazione tra i giovani, soprattutto nelle scuole» spiega Domenico La Marca, presidente della cooperativa sociale “Arcobaleno” che gestisce il Centro.

Simile al “gioco dell’oca”, è centrato su «una raccolta di storie alle quali gli studenti potranno ridare vita, indossando loro stessi i panni dei protagonisti».

Il Centro interculturale “Baobab”, spiegano i responsabili, «è uno spazio aperto a tutti per incontrarsi e dialogare. È un punto di incontro in cui culture diverse si conoscono e si confrontano, valorizzando le ricchezze di ciascuna. È anche un luogo per “capirne di più” su leggi, servizi e opportunità del territorio».

Il Centro, dunque, «svolge un’azione attenta e capillare per favorire e accompagnare i processi di interazione tra comunità locale e i nuovi cittadini, i migranti, valorizzando appunto le diversità, suscitando la cooperazione, attivando forme di partecipazione dei cittadini stranieri alla vita socio-culturale in particolare nella provincia di Foggia».

L’obiettivo è, semplicemente, quello di «facilitare l’integrazione sociale e culturale di cittadini stranieri immigrati nelle comunità locali e con le istituzioni pubbliche e private di riferimento per la fruizione dei servizi sociali, sanitari, scolastici, per la formazione professionale e l’inserimento lavorativo, per l’accesso alla casa». Tutto questo è reso possibile da «servizi di mediazione linguistico-culturale con figure professionali di accompagnamento e orientamento» e anche attraverso «l’organizzazione di corsi di lingua italiana».

Quasi vent’anni fa la cooperativa “Arcobaleno” è nata, a Foggia, nell’ambito dell’esperienza salesiana della Comunità “Sulla strada di Emmaus”. Ad animarla sono docenti e operatori sociali che, fin dagli anni ottanta, collegandosi anche ad altre realtà nazionali, hanno elaborato proposte concrete di educazione alla pace. «Rifacendosi al movimento bresciano “Centro di educazione alla mondialità”, la cooperativa si è specializzata nell’animazione interculturale attraverso percorsi e programmi didattici per le scuole».

In sostanza, oggi “Arcobaleno” promuove, raccontano i promotori, «una cultura della solidarietà, della giustizia, della pace e della non violenza con particolare attenzione alla situazione e ai problemi del Sud del mondo. Per costruire dal “piccolo” una società accogliente e giusta, in cui siano attuati i principi di pari dignità sociale degli individui e dei gruppi e di sobrietà sociale».

Particolarmente significativa, in Aula Paolo vi , la presenza della comunità del Seminario maggiore interregionale della Basilicata che ha voluto incontrare il Papa al culmine delle celebrazioni per i 30 anni di servizio.

Ad accompagnare i 25 seminaristi c’era l’équipe dei formatori, guidata dal rettore don Angelo Gioia, e due dei sei vescovi delle diocesi lucane: il presidente della Conferenza episcopale della Basilicata, monsignor Salvatore Ligorio, arcivescovo di Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo, e monsignor Antonio Giuseppe Caiazzo, arcivescovo di Matera-Irsina.

Proprio sulla testimonianza visibile di comunione e unità delle sei diocesi insiste l’arcivescovo Ligorio, indicandola come la caratteristica pastorale, spirituale e sociale della missione della Chiesa nella terra di Lucania.

E di «stile di famiglia», molto vicino alla vita della gente anche grazie alla dimensione piccolezza, parla anche il rettore del Seminario.

Con un abbraccio, inoltre, Francesco ha accolto i quaranta protagonisti dell’esperienza delle 3 strutture della Comunità dell’Arca a Reims, in Francia. Tra loro sei bambini e 15 giovani e adulti con disabilità intellettive e relazionali.

Accompagnati da officiali del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, hanno preso parte all’udienza alcuni rappresentanti del Facilitation group of the Global christian forum.

In Aula Paolo vi era presente la mamma del calciatore Cristiano Ronaldo, Maria Dolores dos Santos Viveiros da Aveiro, che — con alcuni familiari — ha consegnato a Francesco la maglia della nazionale portoghese numero 7, con una dedica firmata dal figlio.

di Giampaolo Mattei