Le lacrime
che ci costruiscono

 Le lacrime che ci costruiscono  QUO-032
09 febbraio 2022

L’acqua del nostro concepimento, quella che trasforma la terra (nostrum) in fango, con il quale si modella la figura umana, fluisce dalla natura; abbiamo anima ma non coscienza, siamo costruiti mediante un programma raffinato nel quale si armonizza il nostro sviluppo intrauterino come il dispiegarsi di una sinfonia biologica, ricordiamo il passato primigenio della vita nella ontogenesi della nostra persona: possiamo vedere l’origine della vita unicellulare, l’organizzazione e la specializzazione delle cellule del nostro corpo e della placenta; i germogli cellulari che costruiranno i nostri organi e tutte le parti del nostro corpo. Lì vediamo come si dispiega la sapienza evolutiva del nostro genoma, branchie antichissime appaiono e si fondono; un cuore bicamerale che si perfeziona nelle quattro cavità; la notocorda che induce la comparsa di un abbozzo di sistema nervoso che sarà comune ai vermi, ai rettili e ai mammiferi.

È impossibile conoscere l’intimità dell’embriologia umana e non meravigliarsi del cammino che ha dovuto percorrere la biologia, le acque della natura, per arrivare all’uomo. Perciò la nostra iniziale fratellanza riguarda tutti gli esseri viventi e quella enorme incubatrice di vita che è il nostro bel pianeta, che tanto facciamo soffrire. Senza questa storia di acque primigenie di quattromila milioni di anni la vita umana non sarebbe possibile. Onorare questa storia è prendersi cura della nostra casa e prendersi cura dei nostri fratelli viventi.

Ma al momento della nascita emettiamo il nostro primo grido e da quell’istante in poi l’acqua con la quale continueremo a essere modellati saranno le lacrime.

Sì, mio caro amico. Tutto lo sviluppo del tuo essere in questo mondo, dalla tua nascita e fino alla tua morte, sarà irrigato di lacrime. Alcune di gioia, altre di sofferenza. Saranno le lacrime e le risposte che darai loro a levigare il tuo essere, doneranno lucentezza alla tua figura e finiranno di crearti.

Ce ne sono di ogni tipo, dovute a risultati laboriosi, frustrazioni insuperabili, perdite inattese, conversioni dolorose, angosce attanaglianti, timori minacciosi, lavori estenuanti, miracoli quotidiani, rincontri anelati, commiati pacifici... Tutti fanno parte della nostra storia personale e giungono direttamente ai dotti lacrimali affinché sgorghi quell’acqua marina che chiamiamo lacrima…, bagni il nostro volto e plachi il nostro cuore.

Oggi ti invito a ricordare le tue lacrime. Ti invito a pensare per un istante a ciò che pensò Cristo di fronte al sepolcro del suo amico Lazzaro. Non sapeva forse nel suo cuore che lo avrebbe risuscitato? Allora perché piange? Perché, come nel suo Battesimo santificò le acque, così esprimendo il suo dolore per la morte dell’amico santificò l’amicizia, il dolore e le lacrime. È impossibile amare e non provare dolore dinanzi alla perdita della persona amata.

Le lacrime ti permettono di vedere con maggiore chiarezza. Puliscono la cornea e lasciano lo sguardo traslucido. Perciò quando piangi di emozione per il successo ottenuto non ti dimenticare che è passeggero, fugace, è solo un istante, ma anche quando piangi di dolore per l’ingiustizia che subisci, non ti dimenticare che è passeggera, è solo un istante.

Se al culmine dei tuoi successi le lacrime ti ricordano che non sei Dio, nella valle delle tue sofferenze ti ricordano che Dio è sempre con te.

Le lacrime ti permettono di fertilizzare le emozioni umane. Per poterti sviluppare come persona devi sperimentare un ventaglio di emozioni che ti consentano di avere un tuo proprio eden nel tuo cuore.

Questa ecologia delle esperienze vissute ti protegge nelle vicissitudini dell’esistenza. Quando la vita ti toglie quasi tutto, ma ti lascia i ricordi, non ti ha tolto quasi niente. Quando la vita ti lascia tutto, ma ti toglie i tuoi ricordi, ti lascia quasi senza niente. Nessuno ti può togliere ciò che è stato, né la vecchiaia, né il carcere. Quel mondo di ricordi è irrigato dalle lacrime.

Ci sono poi le ultime lacrime, che sono il distillato di una vita. Voglia Dio che quando ce ne andiamo possiamo farlo con la dignità e la pace di quanti vivono pienamente e muoiono allo stesso modo.

Quelle lacrime finali sono l’eredità, ciò che lasciamo a quanti ci hanno amato e si sono presi cura di noi.

Quelle lacrime le lasciamo a quanti hanno vegliato sui nostri sogni, placato la nostra fame, coperto la nostra nudità, spezzato le nostre catene e portato le nostre croci.

Quelle lacrime si esprimono non solo in chi sta per morire, ma anche in chi si prende cura di lui, per la prima e l’unica volta un’anima piangerà in due corpi.

Prendersi cura di una persona che sta per morire è un compito enorme, di cui posso rendere testimonianza perché ho accompagnato oltre un migliaio di pazienti e le loro famiglie fino alla morte. È anche un compito indimenticabile, ogni parola e ogni gesto resta indelebile, nel bene e nel male, per il resto della nostra esistenza.

Perciò poter piangere insieme in quel momento è liberatorio per entrambi.

Quelle lacrime rimarranno custodite nel cuore di chi sopravvive fino alla sua propria morte quando, se avrà la benedizione di avere chi si prenderà cura di lui, potrà lasciarle a sua volta in eredità. Recidere una vita prima del tempo è espropriare l’eredità di quelle lacrime, è crederci signori della storia e della vita, è uccidere il ricordo e la speranza.

La vita non è solo crescere, riprodurci, produrre e consumare, la vita piena è anche morire, piangere, patire, soffrire e lasciare un’eredità.

Benedette siano le lacrime che ci consentono di rievocare e ricordare queste verità.

Un abbraccio al gregge.

di Ernesto Gil Deza