Un’appendice che contribuisce a fare chiarezza

 Un’appendice che contribuisce  a fare chiarezza  QUO-031
08 febbraio 2022

Insieme alla lettera di Benedetto xvi è stato pubblicato anche un breve allegato di tre pagine, redatto dai quattro collaboratori esperti di diritto — Stefan Mückl, Helmuth Pree, Stefan Korta e Carsten Brennecke — che già erano stati coinvolti nella stesura delle 82 pagine di risposta alle domande della commissione. Quelle risposte, allegate al rapporto sugli abusi a Monaco, avevano suscitato polemiche e contenevano un errore di trascrizione che aveva portato ad affermare l’assenza dell’arcivescovo Ratzinger alla riunione in cui si decise di accogliere un sacerdote che si era macchiato di abusi.

Nelle nuove risposte, gli esperti ribadiscono che il cardinale Ratzinger, nel momento in cui accolse il sacerdote che doveva curarsi a Monaco, non era a conoscenza del fatto che fosse un abusatore. E nella riunione del gennaio 1980 non venne menzionato il motivo per cui doveva curarsi né si decise di impiegarlo nell’attività pastorale. I documenti confermano quanto affermato da Ratzinger.

Viene poi dettagliatamente spiegato il perché dell’errore circa la presenza inizialmente negata di Ratzinger: la visione degli atti in versione elettronica è stata consentita al solo professor Mückl, senza che fosse concessa la possibilità di salvare, stampare o fotocopiare documenti. Nella fase successiva di elaborazione il dottor Korta, ha inavvertitamente commesso un errore di trascrizione ritenendo che Ratzinger fosse assente il 15 gennaio 1980. Non si può dunque imputare a Benedetto xvi questo errore di trascrizione come falsa deposizione consapevole o “bugia”. Tra l’altro, già nel 2010 diversi articoli di stampa, mai smentiti, parlarono della presenza di Ratzinger a quella riunione e lo stesso Papa emerito, nella biografia scritta da Peter Seewald e pubblicata nel 2020, afferma di essere stato presente.

Gli esperti affermano che in nessuno dei casi analizzati dal rapporto Joseph Ratzinger era a conoscenza di abusi sessuali commessi o del sospetto di abusi sessuali commessi dai sacerdoti. La documentazione non fornisce alcuna prova in senso contrario e in effetti, rispondendo a precise domande su questo punto durante la conferenza stampa di presentazione, gli stessi legali che hanno redatto il rapporto hanno affermato di presumere con probabilità che Ratzinger sapesse, ma senza che questa loro affermazione sia corroborata da testimonianze o documenti.

Infine, gli esperti smentiscono che nelle risposte da loro redatte per conto del Papa emerito si sia minimizzata la gravità del comportamento esibizionista di un sacerdote. «Nella memoria Benedetto xvi non ha minimizzato il comportamento esibizionista, ma lo ha espressamente condannato. La frase utilizzata come presunta prova della minimizzazione dell’esibizionismo è decontestualizzata». Nella risposta Benedetto xvi aveva affermato che gli abusi, esibizionismo incluso, sono “terribili”, “peccaminosi”, “moralmente riprovevoli” e “irreparabili”. Nella valutazione degli esperti è stato solo ricordato che secondo il diritto allora vigente l’esibizionismo «non era un delitto di diritto canonico, perché la relativa norma penale non comprendeva nella fattispecie comportamenti di quel tipo».

L’allegato a firma dei quattro collaboratori esperti di diritto, del cui lavoro il Papa emerito si è assunto la responsabilità, contribuisce dunque a fare chiarezza su ciò che è uscito dalla mente e dal cuore di Ratzinger, e su ciò che è frutto della ricerca dei suoi collaboratori.