Videomessaggio del Papa per la seconda Giornata internazionale della fratellanza umana

Una barriera
per arginare l’odio
la violenza e l’ingiustizia

 Una barriera per arginare l’odio  la violenza e l’ingiustizia  QUO-028
04 febbraio 2022

«Ai tanti segnali di minaccia, ai tempi bui, alla logica del conflitto» è necessario opporsi «accogliendo l’altro e rispettandone l’identità», «perché è fondamentale essere solidali: o siamo fratelli o crolla tutto». L’accorato appello di Papa Francesco della ii Giornata internazionale della fratellanza umana raggiunge attraverso un videomessaggio registrato Dubai, dove oggi, 4 febbraio, si tiene la celebrazione principale. Iniziativa propizia, la definisce il Pontefice, «per darsi la mano, per dire alle comunità e alle società in cui viviamo che è giunto il tempo della fratellanza. Tutti insieme», credenti di tutte le religioni e persone di buona volontà, nell’innalzare «una barriera contro l’odio, la violenza e l’ingiustizia».

Cari fratelli e sorelle!

Permettetemi anzitutto di salutare con affetto e stima il Grande Imam Ahmed Al-Tayyeb con il quale, esattamente tre anni fa ad Abu Dhabi, ho firmato il Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune. In questi anni abbiamo camminato come fratelli nella consapevolezza che, rispettando le nostre rispettive culture e tradizioni, siamo chiamati a costruire la fratellanza quale barriera contro l’odio, la violenza e l’ingiustizia.

Ringrazio tutti coloro che ci hanno accompagnato su questa strada: Sua Altezza lo Sceicco Mohammed bin Zayed per il suo costante impegno in tale direzione, l’Alto Comitato per la Fratellanza Umana per le varie iniziative promosse in diverse parti del mondo, e l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite perché, con la risoluzione del 21 dicembre 2020, ha permesso di celebrare oggi la Seconda Giornata Internazionale della Fratellanza Umana. E la gratitudine si estende a tutte le istituzioni civili e religiose che sostengono questa nobile causa.

La fratellanza è uno dei valori fondamentali e universali che dovrebbe essere alla base delle relazioni tra i popoli, così che quanti soffrono o sono svantaggiati non si sentano esclusi e dimenticati, ma accolti, sostenuti come parte dell’unica famiglia umana. Siamo fratelli!

Tutti, nel nostro condividere sentimenti di fratellanza gli uni per gli altri, dobbiamo farci promotori di una cultura di pace, che incoraggi sviluppo sostenibile, tolleranza, inclusione, comprensione reciproca e solidarietà.

Tutti viviamo sotto lo stesso cielo, indipendentemente da dove e da come viviamo, dal colore della pelle, dalla religione, dal ceto sociale, dal sesso, dall’età, dalle condizioni di salute e da quelle economiche. Siamo tutti diversi eppure tutti uguali, e questo periodo di pandemia ce lo ha dimostrato. Ripeto ancora una volta: da soli non ci si salva!

Viviamo tutti sotto lo stesso cielo, e nel nome di Dio, noi che siamo sue creature, dobbiamo riconoscerci fratelli e sorelle. Come credenti, appartenenti a diverse tradizioni religiose, abbiamo un ruolo da svolgere. Qual è questo ruolo? Aiutare i nostri fratelli e sorelle a elevare lo sguardo e la preghiera al Cielo. Alziamo gli occhi al Cielo, perché chi adora Dio con cuore sincero ama anche il prossimo. La fratellanza ci induce ad aprirci al Padre di tutti e a vedere nell’altro un fratello, una sorella, a condividere la vita, a sostenerci a vicenda, ad amare e conoscere gli altri. 

Viviamo tutti sotto lo stesso cielo. Oggi è il tempo opportuno per camminare insieme. Non lasciare per domani o per un futuro che non sappiamo se ci sarà; oggi è il tempo opportuno per camminare insieme: credenti e tutte le persone di buona volontà, insieme. È un giorno propizio per darsi la mano, per celebrare la nostra unità nella diversità — unità non uniformità, unità nella diversità —, per dire alle comunità e alle società in cui viviamo che è giunto il tempo della fratellanza. Tutti insieme, perché è fondamentale essere solidali l’uno con l’altro. E per questo oggi, lo ripeto, non è tempo di indifferenza: o siamo fratelli o crolla tutto. E questa non è un’espressione meramente letteraria di tragedia, no, è la verità! O siamo fratelli o crolla tutto, lo vediamo nelle piccole guerre, in questa terza guerra mondiale a pezzetti, come si distruggono i popoli, come i bambini non hanno da mangiare, come cala l’educazione... È una distruzione. O siamo fratelli o crolla tutto.

Non è il tempo della dimenticanza. Ogni giorno dobbiamo ricordarci quello che Dio disse ad Abramo: che alzando lo sguardo alle stelle del cielo avrebbe visto la promessa della sua discendenza, cioè noi (cfr. Incontro Interreligioso a Ur, 6 marzo 2021). Una promessa che dunque si è realizzata anche nelle nostre vite: quella di una fraternità larga e luminosa come sono le stelle del cielo!

Care sorelle e cari fratelli, caro fratello Grande Imam!

Il percorso della fratellanza è lungo, è un percorso difficile, ma è l’àncora di salvezza per l’umanità. Ai tanti segnali di minaccia, ai tempi bui, alla logica del conflitto contrapponiamo il segno della fratellanza che, accogliendo l’altro e rispettandone l’identità, lo sollecita a un cammino comune. Non uguali, no, fratelli, ognuno con la propria personalità, con la propria singolarità.

Grazie a tutti coloro che operano nella convinzione che si possa vivere in armonia e in pace, consapevoli della necessità di un mondo più fraterno perché siamo tutti creature di Dio: fratelli e sorelle.

Grazie a coloro che si uniranno al nostro cammino di fratellanza. Incoraggio tutti a impegnarsi per la causa della pace e per rispondere ai problemi e ai bisogni concreti degli ultimi, dei poveri, di chi è indifeso. La proposta è quella di camminare fianco a fianco, “fratelli tutti”, per essere concretamente artigiani di pace e di giustizia, nell’armonia delle differenze e nel rispetto dell’identità di ciascuno. Sorelle e fratelli, avanti insieme su questa strada della fratellanza! Grazie.


Le celebrazioni a Dubai

Sotto lo stesso cielo


«Sotto lo stesso cielo» — come recita lo slogan di quest’anno ispirato alla figura di Abramo — credenti delle principali religioni monoteistiche e donne e uomini di buona volontà si ritrovano oggi in varie parti del mondo per celebrare la seconda Giornata internazionale della fratellanza umana. Voluta dall’Onu nello stesso giorno in cui, nel 2019, Papa Francesco e il Grande imam di Al-Azhar firmarono ad Abu Dhabi il Documento che pone la fraternità tra gli uomini come fondamento «per la pace mondiale e la convivenza comune», la celebrazione principale si svolge anche in questo caso negli Emirati Arabi Uniti (Eau), ma non nella capitale, bensì a Dubai, sede dell’Expo 2020, l’Esposizione universale che avrebbe dovuto tenersi due anni fa ed è stata posticipata a causa della pandemia.

Tavola rotonda dell’alleanza

«The  Human  Fraternity  and the Global Tolerance. Alliance Roundtable» il tema dell’evento celebrativo — cui partecipa il  cardinale Miguel Ángel Ayuso  Guixot, presidente del Pontificio  Consiglio per il dialogo interreligioso — organizzato  dal  ministero emiratino per la Tolleranza e la Coesistenza e dall’Alto comitato per la fratellanza umana (Hchf), con il sostegno della Santa Sede e dell’Università di Al-Azhar del Cairo. In pratica gli stessi protagonisti di quell’ormai “storico” 4 febbraio di tre anni fa si sono “ritrovati” — chi in presenza, chi in modalità virtuale — per ribadire gli impegni presi  da parte della Chiesa cattolica e della principale istituzione accademica dell’islam sunnita con sede nella capitale dell’Egitto. 

Da allora diversi passi in avanti sono stati compiuti, grazie agli sforzi della famiglia reale emiratina: già l’indomani, infatti, lo sceicco Mohamed bin Zayed, principe ereditario di Abu Dhabi, annunciò con un tweet la costruzione di una Casa Abramica «per rispecchiare la pacifica coesistenza di differenti comunità negli Eau» e  «commemorare la visita di Papa Francesco e del Grande imam Ahmad Al Tayyeb», i quali furono anche i primi destinatari del Premio Zayed per la Fratellanza umana. Quindi nell’agosto dello stesso anno fu istituito il Comitato per l’attuazione del Documento (Hchf), con presidente Ayuso Guixot e segretario generale il giudice egiziano Mohamed Mahmoud Abdel Salam, già stretto collaboratore del Grande imam.

Le parole del  Grande imam Al Tayyeb

Anche quest’ultimo, proprio come Papa Francesco, ha inviato un videomessaggio alla tavola rotonda di Dubai, che si tiene nel padiglione della Sostenibilità, a poche centinaia di metri da quello della Santa Sede. «Questa celebrazione significa la ricerca di un mondo migliore» — ha detto lo sceicco Al Tayyeb — e «una speranza di fornire strumenti efficaci per affrontare le crisi e le sfide dell’umanità», affinché prevalga uno spirito di tolleranza, solidarietà e collaborazione. Con lo sguardo  rivolto ai più vulnerabili, come orfani, poveri e sfollati, ma anche a quanti hanno il cuore indurito da ricchezza e potere, il Grande imam ha esortato a «sbarazzarsi dei pregiudizi e dei conflitti che spesso portano a spargimento di sangue e a guerre tra le persone», anche «tra  seguaci della stessa religione». Infine ha incoraggiato il lavoro dell’Hchf affinché sia di «ispirazione per quanti camminano su questa spinosa strada».

La lettera  del presidente statunitense Biden

Anche il presidente degli Stati uniti d’America, Joe Biden, ha voluto aderire alla Giornata, con una lettera in cui chiede ai popoli di superare le divisioni, cooperando per affrontare le sfide globali, come il covid-19 e la crisi climatica, al fine di sostenere «i diritti umani universali e promuove la pace e la sicurezza per tutti». Servono gli sforzi di persone «di ogni provenienza, cultura, fede e credo» — ha spiegato il presidente  americano — che si parlino «in un dialogo aperto per promuovere la tolleranza, l’inclusione e la comprensione». 

Dopo aver rimarcato come nella sua vita, la fede sia «sempre stata un faro di speranza anche nei giorni più bui», Biden ha parlato dell’importanza di proteggere i più vulnerabili e di sostenere la dignità di ogni persona. 

Un altro passo nel cammino della fraternità

La tavola rotonda si è aperta con un video sulla fratellanza umana e la tolleranza, per auspicare che i figli di Abramo — cristiani, ebrei e musulmani — uniti a tutti i credenti e alle persone di buona volontà come fratelli e sorelle si prendano cura della casa comune, compiendo un ulteriore passo nel cammino della fraternità. Ha introdotto i lavori lo sceicco Nahayan Mabarak Al Nahyan, ministro emiratino della Tolleranza e della Coesistenza, seguito dalle relazioni del cardinale Ayuso Guixot,  su «La fratellanza umana per la promozione di iniziative congiunte e la coesistenza pacifica»; del vice del Grande imam di Al-Azhar, Muhammad Al Duwaini, sul tema «Verso un percorso di tolleranza e comprensione guidato dalla conoscenza»; e del giudice Abdel Salam, dal titolo «In fraternità umana promuoviamo società inclusive».

Le conclusioni sono  affidate al rabbino David Shlomo Rosen, dell’American Jewish Committee (Ajc), e a tre membri dell’Hchf: Irina Bokova, ex direttore generale dell’Unesco; il teologo ortodosso rumeno Ioan Sauca, del World Council of Churches (Wcc);  e Mohamed Mahrasawi, presidente dell’Università di Al-Azhar.