Udienza alla Casa dello spirito e delle arti

Un seme di speranza
contro la cultura
dello scarto

 Un seme di speranza contro la cultura dello scarto  QUO-028
04 febbraio 2022

Un “seme di speranza” per «costruire con le “pietre scartate” una casa dove si respiri un clima di amicizia sociale e di fraternità»: stamane Papa Francesco ha definito così l’opera della fondazione Casa dello spirito e delle arti, ricevendone una rappresentanza nella Sala Clementina.

Cari fratelli e sorelle, buongiorno e benvenuti!

Grazie di questa visita. Ringrazio il mio amico Arnoldo Mosca Mondadori per la sua presentazione. Grazie, Arnoldo.

Saluto i detenuti delle carceri di San Vittore a Milano, di Opera e di Alba, con i Direttori e il personale. Mi congratulo per il vostro lavoro. Sono attività artigianali, e hanno anche un valore simbolico cristiano: preparare le ostie per la celebrazione eucaristica; costruire strumenti musicali con legno recuperato dalle barche dei migranti; la falegnameria, come San Giuseppe e Gesù; la produzione del vino, che è il simbolo della festa, ricordiamo le nozze di Cana!...

Saluto le persone rifugiate, che fanno lavori di sartoria.

Saluto le ragazze madri, con i loro bambini.

Saluto le persone con disabilità, che pure collaborano a preparare le ostie e i violini.

Saluto i musicisti dell’orchestra multietnica, con i direttori e il maestro Piovani che ha composto la musica per il “Violino del mare”.

Saluto le persone venute dalla Spagna, dal Brasile e dall’Argentina, così come i volontari e collaboratori.

Vi ringrazio tutti perché siete un seme di speranza. Con il sostegno della Fondazione “Casa dello Spirito e delle Arti”, voi date dei segnali che si oppongono alla cultura dello scarto, purtroppo diffusa. Invece voi cercate di costruire, con le “pietre scartate”, una casa dove si respiri un clima di amicizia sociale e di fraternità. Non tutto è facile – lo sappiamo –, non sono tutte “rose e fiori”! Ognuno di noi ha i suoi limiti, i suoi sbagli e i suoi peccati. Tutti noi. Ma la misericordia di Dio è più grande, e se ci accogliamo come fratelli e sorelle Lui ci perdona e ci aiuta ad andare avanti.

Fratelli e sorelle, ricordiamo con gratitudine quanti danno il loro contributo all’opera della Fondazione; e un pensiero grato e orante va in particolare alla Signora Marisa Baldoni.

Vi ringrazio ancora e vi incoraggio a continuare il cammino. La Madonna e San Giuseppe vi accompagnino. Che abbiate sempre tra di voi e nei vostri laboratori lo spirito della casa di Nazaret! Vi benedico con affetto. E voi, per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Grazie.


Nel decimo anniversario della nascita della Fondazione

Progetti di misericordia per amore dell’Eucaristia


Rilanciare il loro progetto di vita destinato ai più fragili e testimoniare la reale presenza di Cristo nell’Eucaristia. È  questo il messaggio che i ragazzi della fondazione Casa dello spirito e delle arti hanno voluto testimoniare a Papa Francesco nel corso dell’udienza che li ha visti protagonisti nel giorno del decimo compleanno dell’organismo fondato da Arnoldo Mosca Mondadori.

Sono giunti da diverse parti del mondo per partecipare a un appuntamento tanto atteso. C’era la rappresentanza dei detenuti che prestano servizio nel laboratorio di ostie e di liuteria del carcere di Opera, accompagnati dagli agenti di Polizia penitenziaria e dal direttore. Con loro gli ospiti di San Vittore, in servizio nell’ostificio e nel coro, e di Alba (occupati nella produzione del vino). Tra gli oltre cento partecipanti all’incontro, anche rifugiati “sartori” provenienti dalla Siria, dall’Afghanistan e dall’Armenia. Per l’occasione il maestro Nicola Piovani ha composto un brano suonato dal “violino del mare”, lo strumento realizzato dai detenuti di Opera con il legno dei barconi recuperato sulle coste di Lampedusa. Al Papa hanno donato il frutto del loro lavoro: le ostie e il vino prodotto dai “laboratori eucaristici”.   

«Per noi seminare l’amore per l’Eucaristia è un immenso dono e vedere questi ragazzi così felici dopo l’incontro con il Santo Padre lo è ancora di più. Ascoltare le sue parole  dedicate al lavoro degli ultimi, ha dato a tutti noi una nuova forza e una nuova luce. È la conferma che dalla fragilità nascono segni concreti, dal dolore scaturisce la speranza. L’Eucaristia è il pane che nutre tutti gli uomini, non solo i credenti» ha detto Mosca Mondadori al termine dell’udienza.

Anche se la fondazione  festeggia oggi i primi due lustri di attività, essa ha iniziato a organizzare progetti sociali dedicati alle fasce più deboli diverso tempo prima. Nel 2013, con il Conservatorio di Milano, l’imprenditore ambrosiano ha lanciato l’“Orchestra dei popoli Vittorio Baldoni”, un organico di sessanta elementi, composto da bambini e ragazzi rom, da musicisti dell’istituto musicale del capoluogo lombardo e da 30 studenti di diverse nazionalità — tra cui Iran, Filippine, Cina, Brasile, Australia, Turchia e Africa — in condizioni di disagio sociale. 

L’anno successivo ha presentato al Papa una grande  croce realizzata con il legno dei barconi di Lampedusa provenienti dalle coste libiche. L’opera realizzata dal falegname isolano Franco Tuccio,  prima del suo lungo pellegrinaggio,   è stata benedetta da Francesco.   

L’altro evento che ha segnato la vita della fondazione è stato il Giubileo dei migranti. Nell’occasione sono state consacrate da Francesco le ostie preparate dai detenuti del carcere di massima sicurezza di Opera. Nell’anno giubilare Arnoldo Mosca Mondadori ha anche offerto al Papa il “pastorale della misericordia”, realizzato con le lamiere della baraccopoli di Kibera, a Nairobi, in Kenya, lo slum più grande dell'Africa subsahariana. Da qui il progetto «Dalle lamiere ai mattoni», ovvero la realizzazione di casette  al posto di logore catapecchie e la trasformazione delle lastre metalliche in preziosi calici. 

Poi è arrivato il laboratorio “Il senso del Pane”, con la produzione di milioni di ostie per le parrocchie di tutto il mondo, e in sinergia con questa iniziativa, il progetto “Ventisette, dal carcere all’altare attraverso la vigna”, che si ispira all’articolo 27 della Costituzione italiana. E ancora il laboratorio di liuteria e di falegnameria nel carcere di Opera, la mensa dei poveri in Mozambico e “La rete delle piccole orchestre dei popoli” che vuole portare alla luce differenze e similitudini di cinque diverse realtà: Argentina, Repubblica Democratica del Congo, Papua Nuova Guinea, Siria e Italia, per testimoniare che il potere della musica e dell’arte è più forte dei pregiudizi, delle fratture etniche o sociali, di ogni tipo di divisione e conflitto.

In piena pandemia, la fondazione ha continuato la sua attività, puntando sulla cultura e donando duemila libri di Francesco Il desiderio allarga il cuore. Esercizi spirituali con il Papa a 20 parrocchie italiane. 

«Venivo da un passato difficile ma grazie alla fondazione sono rinato» racconta Cristiano, uno dei primi tre detenuti scelti per l’ostificio. «Apparentemente è un lavoro come ce ne sono tanti altri, ma se pensi che quel pezzo di pane, una volta consacrato, diventa il corpo di Cristo, ti rendi conto che sei parte di un miracolo. E io lo sono davvero perché nonostante sia finito dentro per omicidio, grazie alla preghiera, ho avuto una seconda possibilità. Questa è stata la risposta di Dio alla mia richiesta di perdono. E l’incontro con Papa Francesco me lo ha confermato».

di DAVIDE DIONISI