A colloquio con il cardinale Ayuso, presente all’Expo per la celebrazione della seconda Giornata mondiale

Da Dubai azioni concrete per promuovere la fratellanza umana

 Da Dubai azioni concrete  per promuovere la fratellanza umana  QUO-025
01 febbraio 2022

Da Abu Dhabi a Dubai, sempre negli Emirati Arabi Uniti, ma soprattutto da un evento virtuale a una celebrazione in presenza. La seconda Giornata mondiale della fratellanza umana, promossa dalle Nazioni Unite e fissata per il 4 febbraio, anniversario della firma, ad Abu Dhabi, del Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune da parte di Papa Francesco e del Grande Imam di Al-Azhar Ahmad Al-Tayyib, si lega quest’anno all’Expo di Dubai. Sarà infatti il padiglione della Santa Sede a ospitare, la mattina del 4 febbraio, la conferenza sulla fratellanza umana nella Giornata mondiale promossa dall’Onu, con la partecipazione del cardinale Miguel Ángel Ayuso Guixot, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso e presidente di turno dell’Alto Comitato per la Fratellanza umana, del vice del Grande Imam, del rettore dell’università di Al-Azhar e di tutti i membri dell’Alto Comitato. Nel pomeriggio, poi, è prevista una “marcia della fratellanza” che coinvolgerà i rappresentanti di tutti i Paesi presenti all’Expo 2020, l’esposizione universale apertasi lo scorso ottobre dopo il rinvio di un anno a causa della pandemia.

In questa intervista ai media vaticani, il cardinale Ayuso, che si trova già a Dubai, sottolinea come, a tre anni dalla firma dello storico documento, e a più di uno dalla pubblicazione dell’enciclica Fratelli tutti, il mondo abbia bisogno «di responsabilità e azioni concrete perché questa fratellanza umana possa essere diffusa e promossa a diversi livelli». La sofferenza della pandemia, che ha unito la famiglia umana, perché «siamo tutti sulla stessa barca» come ha ricordato il Papa, ha già «incrementato questo spirito di fratellanza così desiderato».

Eminenza, quali orizzonti ha aperto nella storia attuale il Documento sulla fratellanza umana?

Il tema della fratellanza non è una novità: noi esseri umani, in quanto tali, siamo sempre, fin dalla nostra creazione, chiamati a vivere insieme e di conseguenza a promuovere questa fratellanza. Però, entrando nel contesto della storia di oggi, devo dire che l’iniziativa promossa da Papa Francesco assieme al Grande Imam di Al-Azhar è stata molto indovinata. Questo appello comune al centro del Documento sulla fratellanza umana, firmato ad Abu Dhabi il 4 febbraio 2019, è stato molto opportuno. Perché davvero il mondo si trova attualmente nel bisogno di riproporre questo valore, che è insito nell’essere umano e tuttavia richiede oggi responsabilità e azioni concrete perché la fratellanza possa essere diffusa a diversi livelli.

Il 4 febbraio a Dubai, tre anni dopo la firma di questo Documento, sarà una giornata importante. Come si svolgerà?

Quest’anno si celebra il terzo anniversario della firma del Documento, che coincide con la seconda Giornata internazionale della fratellanza umana, che cade appunto il 4 febbraio, come stabilito due anni fa da una risoluzione delle Nazioni Unite. L’anno scorso è stata celebrata in un modo virtuale; invece quest’anno, approfittando del grande evento internazionale dell’Expo di Dubai dedicato al tema «Connecting Minds, creating the future» (“Connettere le menti, creare il futuro”, n.d.r.) si è deciso di inserire la celebrazione nel contesto dell’esposizione universale. C’è un padiglione della Santa Sede che cerca di approfondire il tema dell’Expo, il concetto della connessione tra gli esseri umani per promuovere e diffondere canali di dialogo attraverso il mondo promuovendo la fratellanza. Quindi, nell’ambito dell’esposizione il 4 febbraio, si celebrerà un unico evento organizzato da tutte le componenti che hanno firmato il Documento della fratellanza umana. A cominciare dalla Santa Sede, che io rappresenterò in una conferenza assieme a monsignor Tomasz Trafny, delegato del cardinale Gianfranco Ravasi, che come presidente del Pontificio Consiglio della cultura ha la responsabilità del padiglione della Santa Sede nel contesto dell’Expo Dubai. Poi ci sarà anche Al-Azhar, con la presenza del vice del Grande Imam e anche col presidente dell’università (Mohamed Hussein Mahrasawi, n.d.r.), con cui condividerò la conferenza pubblica davanti ai rappresentanti di tutti i Paesi presenti alla Dubai Expo. Infine, saranno con noi anche i membri dell’Alto Comitato per la fratellanza umana. Questo evento della mattinata sarà seguito nel pomeriggio da una marcia in favore della fratellanza, con molti rappresentanti e autorità degli Emirati Arabi Uniti, assieme a esponenti dei Paesi presenti all’Expo. Sarà una breve marcia, che costituirà un concreto richiamo alla responsabilità di tutti e un invito perché ci siano azioni concrete in grado di promuovere la fratellanza, che è molto importante nel contesto della nostra attuale situazione globale.

Infatti, il concetto di fratellanza investe tutti della responsabilità di realizzarla. Come procede il lavoro dell’Alto Comitato che lei presiede per l’attuazione degli obiettivi del Documento?

Procede bene, nel senso che cerchiamo di incoraggiare gruppi, comunità, istituzioni e organizzazioni a partire dalla responsabilità che abbiamo ricevuto sia dal Santo Padre che dal Grande Imam di Al-Azhar. Non si tratta di una responsabilità che ci chiama a dover fare tutto, ma che ci sollecita a un impegno affinché i valori del Documento sulla fratellanza umana siano ravvivati all’interno delle comunità, dei Paesi e della famiglia umana come tale. Perciò quello che noi facciamo — e siamo al momento molto soddisfatti — è incoraggiare le comunità, incoraggiare le organizzazioni, incoraggiare i leader religiosi, perché ad ogni livello, anche sul piano più strettamente personale, assieme a tutte le persone di buona volontà, questa fratellanza possa essere diffusa, testimoniata e vissuta tra i membri della grande famiglia umana. Non dimentichiamo che poco dopo l’inizio dei nostri lavori abbiamo trovato nel nostro cammino un elemento che è stato comune a tutti noi come famiglia umana: la pandemia. Perché, come diceva Papa Francesco il 27 marzo 2020, nel cuore di questa emergenza, «siamo tutti sulla stessa barca». E di conseguenza, se la pandemia ci ha limitati nel raggio di azione, nello stesso tempo ci ha visti uniti a tutta la famiglia umana. Tutto ciò, in mezzo a tanta sofferenza, ci ha portato sul cammino della solidarietà, del servizio. E questo ha contribuito senza dubbio a creare tanto e a incrementare tanto questo spirito di fratellanza così ambito e desiderato da tutti.

di Alessandro Di Bussolo