Intervista al generale Antonio Pietro Marzo, comandante delle Unità forestali dei Carabinieri

Duecento anni di custodia del Creato

 Duecento anni di custodia del Creato  QUO-024
31 gennaio 2022

Duecento anni fa il Regno di Sardegna istituiva un corpo di polizia per la difesa dei boschi, divenuto poi il Corpo Forestale dello Stato, oggi confluito nell'Arma del Carabinieri. Un'eccellenza impegnata nella tutela del patrimonio naturale italiano, che nei secoli ha maturato profonda consapevolezza di quanto l'ecologia sia strettamente correlata alla cultura e alla giustizia delle nostre società. Ne parliamo con il Generale di Corpo d'Armata Antonio Pietro Marzo, Comandante delle Unità Forestali, Ambientali e Agroalimentari dei Carabinieri.

Generale, una sensibilità per l'ambiente molto antica, la vostra, che tutto il mondo ammira …

Carlo Felice di Savoia istituì il primo corpo con le "Regie patenti" del 1822 per custodire i boschi del Regno. Da allora al centro della nostra azione, e nello spirito dei nostri uomini, vive quella cultura della prevenzione che deve guidare la tutela dell'ambiente, perché a richiederlo è la natura stessa dei beni ambientali. Compromettere l'ecosistema, infatti, il più delle volte significa produrre danni irreversibili: un bosco che brucia, un animale ucciso, una pianta secolare tagliata, rappresentano una perdita enorme rispetto alla quale assicurare il responsabile alla legge è doveroso ma non restituisce purtroppo il patrimonio perduto.

La prevenzione è un principio condivisibile ma anche molto difficile da applicare …

Richiede innanzitutto una quotidiana e capillare presenza sui territori, ma anche un accompagnamento verso comportamenti sociali rispettosi della legalità ambientale e una costante educazione alla responsabilità individuale. La “funzione forestale” non è solo quel corpus normativo al quale ci riferiamo, ma anche quell'insieme di saperi e competenze che ci permettono di leggere le dinamiche del territorio, sapendole interpretare nelle loro variazioni e nelle loro criticità. Tutti elementi di un unicum operativo, particolarmente snello ed efficace, che ci consente di effettuare ogni anno oltre 900 mila interventi, portando alla luce 45 mila illeciti amministrativi e 13 mila reati. Il campo d'azione è molto vasto: va dalla tutela del territorio a quella di fauna e flora, dagli interventi sugli incendi boschivi a quelli sui rifiuti, dalla tutela agroalimentare alla salvaguardia delle aree protette.

Con tanti impegni da svolgere, perché spendere energie a curare aspetti sociali come la salute, la cultura e l'equità nei rapporti sociali?

La sicurezza ambientale sta diventando sempre di più un fattore determinante per la sicurezza complessiva delle comunità locali. Se guardiamo la mappa della povertà scopriremo che questa è perfettamente sovrapponibile a quella del degrado ambientale. Senza un'autentica tutela dell’uomo e dei suoi diritti non è possibile perseguire la tutela dell’ambiente. Come recita la preghiera del forestale: i nostri uomini sono al servizio del Paese per la conservazione, la cura e la difesa delle cose più belle del Creato, spesso in contesti territoriali difficili dal punto di vista economico e sociale. Bisogna sapere che molti dei nostri mille reparti territoriali operano in aree rurali - interne, collinari, montane - dove rappresentano l’unica presenza dello Stato. Qui il rispetto della legalità ambientale diventa una garanzia di equità sociale, perché favorisce l’iniziativa di imprenditori onesti e scoraggia quella dei disonesti, tutelando così i cittadini più deboli.

Si coglie un richiamo all'Ecologia Integrale di Papa Francesco …

Abbiamo proseguito imperterriti, pensando di rimanere sempre sani in un mondo malato”. Davanti ad una Pandemia che ha scioccato il mondo, con queste parole Papa Francesco ci ha richiamato all'urgenza di una Ecologia Integrale in cui l’uomo, pur essendo centrale nell’ambiente, rappresenta solo una delle parti che lo compongono. “Non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale”. Per noi che indossiamo l’uniforme quello dell’enciclica Laudato si' è un importante richiamo alla responsabilità delle Istituzioni. Un richiamo che i Carabinieri Forestali fanno proprio con convinzione, difendendo il patrimonio naturale dello Stato, certo, ma allo stesso tempo impegnandosi per quella “ecologia culturale” che deve coinvolgere le comunità locali e vedere la partecipazione di ciascun individuo al perseguimento del bene comune. Non a caso, anche nelle attività di educazione ambientale, le nostre Unità prediligono quei segmenti di società caratterizzati da marginalità e disagio sociale, dove trovano terreno fertile gli illeciti ambientali.

Dunque un impegno che mette al centro anche l'educazione ambientale …

La prevenzione ha nell'educazione e nella cultura le sue armi più affilate. Dallo scorso anno con il Ministero della Transizione Ecologica portiamo avanti un grande progetto nazionale per la messa a dimora di oltre 50.000 alberi con gli studenti delle scuole italiane. Le piante georeferenziate sono visibili sul sito Unalberoperilfuturo.it e per ciascuna di esse viene calcolato in tempo reale l'assorbimento della CO2. Penso che l'idea di creare il "bosco diffuso della legalità" insieme ai nostri ragazzi abbia una forza evocativa e culturale straordinaria. Ogni anno i Carabinieri Forestali individuano un tema che diventa filo conduttore per tutti i percorsi di educazione ambientale. L'educazione è talmente centrale nella nostra missione che per celebrare i duecento anni di storia abbiamo deciso di organizzare, a fine maggio, un grande evento internazionale nel quale parlare di "educazione alla legalità ambientale". Con il titolo “Andare a scuola dalla natura”, i diversi tavoli di lavoro si impegneranno per una sempre più proficua collaborazione tra educazione ambientale non formale e sistema educativo formale, al fine di favorire una effettiva riconnessione tra uomo e natura.

Anche Papa Francesco, con il Patto Educativo Globale, ci invita a ricostruire quell'alleanza educativa tra le generazioni che abbiamo palesemente perduto …

Un'esperienza particolarmente bella è quella del nostro Raggruppamento Biodiversità che gestisce ben 150 riserve naturali e aree demaniali. Questi 130 mila ettari di territorio offrono un concentrato di biodiversità tra i più importanti e meglio conservati d’Europa. Applicando i principi più avanzati della selvicoltura sistemica aumentiamo la resilienza di questi ecosistemi rendendo possibile, non solo la conservazione di veri e propri santuari della natura, ma anche il mantenimento di un formidabile strumento di ricerca, sperimentazione e divulgazione educativa. La possibilità di avvicinarsi a questi modelli di gestione sostenibile, accompagnati dai nostri carabinieri forestali, rappresenta un'occasione straordinaria per conoscere ed apprezzare il valore assoluto del patrimonio naturale che siamo tutti chiamati a difendere. Consapevolezza, conoscenza e condivisione diventano così il filo conduttore di un approccio all'ambiente più “educato” e rispettoso. Questa attività mostra un’interessante affinità con i sette punti programmatici del Patto Educativo Globale lanciato dal Santo Padre nel 2020. I forti richiami del Papa al rispetto dell’ambiente secondo i principi di solidarietà, sussidiarietà ed economia circolare, assieme a tutti gli altri principi richiamati dal Patto, rappresentano l'articolazione ideale delle attività svolte quotidianamente dai nostri uomini e ci incoraggiano a continuare in questa direzione, per la costruzione di una società più solidale, inclusiva e sostenibile.

di PIERLUIGI SASSI