L’arcivescovo Gallagher ha presieduto la veglia di preghiera a Santa Maria in Trastevere

«Tutti sconfitti dalla guerra tutti responsabili della pace»

 «Tutti sconfitti  dalla guerra  tutti responsabili della pace»  QUO-021
27 gennaio 2022

«Raccolti in preghiera imploriamo la pace per l’Ucraina». I fedeli presenti nella basilica di Santa Maria in Trastevere a Roma hanno risposto, ieri sera, all’invito di Papa Francesco che in mattinata nel corso dell’udienza generale, aveva pregato chiedendo alla cristianità di fare altrettanto, perché nel cuore dell’Europa sull’odio e sulle minacce  prevalga la fratellanza. «Tacciano i venti guerra, siano le ferite, uomini donne e bambini siano preservati dall’orrore del conflitto»: le preghiere dei fedeli sono raccolte dalla riflessione dall’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati, che ha presieduto la celebrazione. «Siamo in comunione col Papa affinché ogni iniziativa sia a servizio della fratellanza umana». Nelle sue parole in evidenza innanzitutto la drammaticità dei conflitti e la disparità che c’è tra chi li decide e chi li subisce, tra chi li porta avanti in modo sistematico e chi ne patisce il dolore.

Sappiamo, ha osservato monsignor Gallagher, quanto la guerra è drammatica e le sue conseguenze gravi: «Sono situazioni dolorose che privano tanti uomini perfino dei più fondamentali diritti». Ma ancor più scandaloso, ha affermato, «è vedere che a soffrire di più a causa dei conflitti non sono quelli che decidono se avviarli o no, ma sono soprattutto quelli che ne sono solo vittime inermi».

Quanta tristezza — ha evidenziato ancora il presule — nella «lacerazione» di popolazioni intere causata dalla «mano dell’uomo», da «azioni calcolate attentamente e portate avanti n modo sistematico», e non da «uno scatto di ira», o «da disastri naturali o fatti fuori del potere umano».

Sono scenari tanto diffusi oggi, ha notato il segretario per i Rapporti con gli Stati, che non possono non farci riconoscere tutti quanti «sconfitti» nella nostra umanità e insieme tutti «congiuntamente responsabili per la promozione della pace». Ma Dio ci ha resi fratelli e dunque, coscienti di questo scenario e portando nel cuore il dramma dei «conflitti che lacerano» il mondo, ci riconosciamo come fratelli sia di quelli che li causano, sia di quelli che ne soffrono le conseguenze, e in Gesù Cristo presentiamo al Padre sia la «grave responsabilità dei primi sia il dolore degli ultimi». Per tutti invochiamo dal Signore il dono della pace. Invochiamo la pace, ma — ha sottolineato monsignor Gallagher — «senza limitarci ad aspettare che siano raggiunti e rispettati accordi e tregue, ma implorando e impegnandoci perché in noi stessi e in tutti i cuori rinasca l’uomo nuovo», unificato in Cristo «che vive in pace e crede nella forza della pace». La pace è contagiosa, ha ripetuto monsignor Gallagher, citando le parole del Papa al Corpo diplomatico, si propaga dal cuore di chi la desidera, al mondo intero. Da qui l’invocazione finale: «Che lo Spirito Santo renda tutti gli uomini, soprattutto i responsabili delle Nazioni, operatori di pace».

di Gabriella Ceraso