Può esserci sempre un nuovo inizio

27 gennaio 2022

Uno dei pilastri della fede d’Israele è la convinzione che le azioni delle persone vengono osservate e registrate da Dio in un «libro di memorie» (Malachia 3, 16). Niente è nascosto alla vista di Dio. Nella nostra esistenza terrena constatiamo di continuo che le azioni compiute da ciascun individuo hanno delle conseguenze, nel bene o nel male. Alcuni passi della Bibbia affermano che le persone malvagie e quelle che le seguono ciecamente finiscono col distruggere se stesse, mentre coloro che hanno agito con giustizia e misericordia verranno ricordati per sempre e le loro opere buone risuoneranno nei secoli per l’eternità (cfr. Salmi 1). Altri passi della Bibbia sono meno incoraggianti, invidiando, almeno temporaneamente, la prosperità dei malvagi (cfr. Salmi 73).

Ritengo che si possa vedere l’azione di Dio nella storia quando imperi grandi e oppressivi crollano e i loro governanti tirannici, che pretendevano una subordinazione idolatrica, vengono umiliati. Sono scomparsi uno dopo l’altro, dagli imperi dell’antichità alla Germania nazista con il suo delirante sogno di un Reich millenario. Sebbene i regimi del passato che avevano aspirato all’onnipotenza siano caduti, il ricordo delle loro azioni deve essere serbato nel cuore umano. Dio ci chiede di ricordare il passato e di comprendere la nostra esistenza alla sua luce (cfr. Deuteronomio 32, 7).

Settantasette anni fa, il 27 gennaio, il campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau fu liberato da truppe sovietiche. Era il campo di sterminio più grande creato dai nazisti e dai loro accoliti per annientare tutti coloro che consideravano dannosi per la “razza” ariana e il suo presunto destino di governare il mondo. Del milione e centomila persone sterminate in quel campo, il 90 percento erano ebrei. Nel 2005 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha designato il 27 gennaio, giorno della liberazione di Auschwitz, come “Giornata internazionale di commemorazione in memoria delle Vittime dell’Olocausto”.

In Deuteronomio 25, 17 Dio comanda al popolo d’Israele di ricordare per sempre le azioni degli amaleciti che lo hanno attaccato quando era debole e vulnerabile dopo la fuga dalla schiavitù (cfr. Esodo 17, 8-16). Preservare la memoria di simili aggressioni ci mette in guardia dal diventare compiacenti, dal pensare che qualcosa del genere non possa più accadere o dal ritenere che “a me questo non succederà”. Non dobbiamo dimenticare i terribili abissi nei quali può scendere la mente umana, impedendo così a noi stessi di cadere vittima dei nostri demoni interiori o di soccombere al carisma e all’attrazione di qualche leader dispotico e malvagio.

Il 30 aprile 1943, mentre era in corso la rivolta del ghetto di Varsavia ed emergeva l’orribile sterminio degli ebrei in Europa, il famoso poeta israeliano Abraham Shlonsky pubblicò la sua poesia The Vow nel giornale «Haaretz». In quella poesia esprimeva la sua promessa di non dimenticare nulla di quanto era successo, di ricordare ogni cosa e di fare in modo che le persone imparassero dalle sue parole.

Lo stesso sentimento, «Il nostro destino sia per te un monito», è inciso sul mausoleo del campo di sterminio a Majdanek in Polonia, che accoglie le ceneri e i resti di quanti vi sono stati uccisi. Queste parole danno voce ai sentimenti di chi non ha voce per quanti rimangono in vita. Per fortuna, persone sensibili hanno fatto in modo che il grido silenzioso e angosciato delle vittime fosse inciso nella pietra per sempre.

Rimanere nella memoria di qualcuno era il desiderio disperato di quanti intuivano la loro straziante fine, come anche quella dei loro familiari e amici, mentre camminavano verso le camere a gas. Speravano che in futuro la gente non sarebbe mai più stata indifferente o intimidita dinanzi al male. Cercarono al meglio delle loro possibilità di tenere alta la fiaccola della dignità umana in mezzo alla notte buia e triste che il nazismo impose sull’umanità.

Ma per ascoltare il loro monito dobbiamo ricordare la storia di quanto è accaduto.

Dobbiamo ripeterla ai nostri figli e nipoti fino a quando non sarà impressa in modo indelebile nella loro coscienza. Il passare del tempo, la scomparsa dei testimoni oculari dell’abominio nazista, le difficoltà di trasmettere l’orrore viscerale alle nuove generazioni e l’apatia di quanti negano o minimizzano i fatti storici offuscano il ricordo che è essenziale preservare.

L’umanità ha disperatamente bisogno della memoria della Shoah contro il popolo ebreo e di tutti i genocidi subiti da diversi popoli prima e dopo di allora. Sarà la memoria, alla fine, a spezzare cicli di violenza che si ripetono all’infinito. Sarà la memoria che aiuterà a vincere gli impulsi distruttivi che possono annidarsi nel cuore umano. Sarà la memoria che ci aiuterà a riconoscere l’egoismo, la piccolezza e la corruzione che oggi lascia tante persone nella sofferenza.

Nella tradizione ebraica, Dio ha un Giorno della Memoria. È il Rosh Hashanah, quando inizia ogni nuovo anno. In quel giorno, il libro di memorie di Dio, che riporta le azioni di ogni persona, viene aperto. Il Creatore giudica ogni persona e ne decide il destino. È il giorno in cui Dio ricorda anche le alleanze fatte con gli uomini, con Noè e Abramo e i loro discendenti.

In modo analogo, possa questa “Giornata Internazionale di commemorazione in memoria delle vittime dell’Olocausto” essere un tempo in cui Dio c’insegna che può sempre esserci un nuovo inizio e che la decisione di ripetere o respingere le atrocità del passato è nelle mani di ognuno di noi.

*Gratz College, Melrose Park, PA, Usa

di Abraham Skorka *