Il camminare, l’adorazione e il sogno dell’ecumenismo

Dinamica di fraternità

 Dinamica di fraternità  QUO-019
25 gennaio 2022

Il 17 gennaio Papa Francesco, nel ricevere in udienza una delegazione ecumenica della Finlandia, ha detto: «Il tema di quest’anno è tratto dal Vangelo di Matteo: “In oriente abbiamo visto apparire la sua stella e siamo venuti qui per onorarlo” (cfr. Matteo, 2, 2). Si riferisce ai magi che, dopo un lungo viaggio, trovano Gesù e lo adorano. I magi raggiungono la meta perché l’hanno cercata. Ma la cercano perché il Signore per primo, con il segno della stella, si era messo in ricerca di loro. Trovano perché cercano, e cercano perché sono stati cercati». Questo brano del Vangelo di Matteo scelto per la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani — versetto 2, 2 come motto e poi gli altri fino a 2, 12 — è bene leggerlo utilizzando il movimento come chiave ermeneutica. Questa chiave di lettura andante si interrompe solo in due occasioni: nell’adorazione statica (2, 11) e nel sogno liberatore (2, 17).

La dinamica del testo in questi versetti ci spinge, con i tre sapienti dell’Oriente, a un continuo camminare. I verbi utilizzati, quali “giunsero”, “partirono”, “aprirono”, “offrirono”, “fecero ritorno”, ci prendono per mano per farci scoprire la saggezza ecumenica del procedere verso Cristo e del fare ritorno dopo averlo visto e dopo essersi fatti vedere da lui. Papa Francesco riflette su tutto ciò nel discorso sopramenzionato quando dice: «Il vostro peregrinare qui è un bell’esempio di questo. La tradizione ecclesiale ha riconosciuto nei magi i rappresentanti di culture e popoli diversi: anche per noi, specialmente in questi tempi, la sfida è quella di prendere per mano il fratello, con la sua storia concreta, per procedere insieme. […] Siamo in cammino guidati dalla luce gentile di Dio, che dissipa le tenebre della divisione e orienta il cammino verso l’unità. Siamo in cammino da fratelli verso una comunione sempre più piena. Aiutiamoci, nel nostro pellegrinaggio ecumenico, a progredire “sempre più verso Dio”». Noi che procediamo da decenni lungo il pietroso, e a volte “pericoloso”, ma incomparabilmente meraviglioso sentiero dell’ecumenismo, abbiamo imparato che, parafrasando il poeta Antonio Machado, se hace camino al andar, la strada si fa camminando.

Abbiamo detto che una delle azioni che interrompe l’instancabile camminare dei sapienti è l’adorazione statica del Verbo incarnato. «Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono» (2, 11). Gesù Cristo è e sarà sempre la luce, il centro, il motivo e il convocante dell’adorazione cristiana ecumenica. Quando smontiamo il presepe dopo le feste natalizie, ricordiamoci di riporre con cura tutte le statuine, ma soprattutto quella del bambinello. Così l’anno dopo potremo rimontarlo e mettere tutti gli ornamenti della stalla, ma se manca il bambinello, non sarà un presepe cristiano.

In questo contesto abbiamo celebrato la Domenica della Parola. La Parola di Dio è il libro ecumenico per eccellenza. La Parola di Dio fatta carne (cfr. Giovanni, 1), invita al dialogo con l’oggetto unico di adorazione in Gesù e con il testo biblico che ci invita dalle sue pagine alla lettura orante in unione e comunione riconciliata. Ricordo bene che ventidue anni fa, grazie alle Chiese luterane in Finlandia, è stato possibile pubblicare e distribuire la Bibbia nella sua traduzione ecumenica nella lingua indigena argentina wichí. A quel tempo ero direttore della Società biblica argentina, ente curatore di quell’edizione. Alla cerimonia di presentazione del testo biblico a Buenos Aires partecipò anche l’allora cardinale gesuita Jorge Mario Bergoglio.

Il secondo atto che conferisce un respiro statico al movimento dei sapienti d’Oriente è il sogno: «Avvertiti poi in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese» (2, 12). Come avviene nel versetto seguente con il sogno di san Giuseppe, la presenza degli angeli nel sogno risveglia al movimento di un Dio che non dorme, ma che sogna con l’umanità i sogni ecumenici della liberazione e della vita nuova. I sapienti ascoltarono i sogni e, di ritorno in Oriente, poterono continuare a rendere testimonianza di quanto aveva visto e vissuto con l’indimenticabile contemplazione del Bambino e l’indelebile segno nell’anima degli sguardi di Gesù e della Santa Famiglia. Proprio nel giorno dell’incontro di Papa Francesco sopra menzionato, è stato celebrato il «Martin Luther King Jr Day», per commemorarne la nascita. Mi permetto quindi di concludere citando un paragrafo del suo famoso discorso sui sogni. E con lui, i sapienti e tutto l’oikoumene, continuare a sognare insieme l’unità riconciliata. Unità diversa che è specchio di un Cristo che continua a pregare (cfr. Giovanni, 17, 20) per un ecumenismo andante, adoratore e sognatore. Un ecumenismo biblico! La sinfonia dell’umanità! Come disse proprio Martin Luther King: «Ho un sogno, che un giorno ogni valle sarà innalzata, ogni monte e ogni collina saranno abbassati, i luoghi scoscesi diventeranno piani, e i luoghi tortuosi diventeranno diritti, e la gloria del Signore sarà rivelata, e tutte le creature la vedranno insieme. Questa è la nostra speranza. Questa è la fede che porterò con me tornando nel Sud. Con questa fede potremo cavare dalla montagna della disperazione una pietra di speranza. Con questa fede potremo trasformare le stridenti discordanze della nostra nazione in una bellissima sinfonia di fraternità».

di Marcelo Figueroa