San Francesco di Sales (1567-1622), vescovo e dottore della Chiesa, patrono della stampa cattolica

Un’immagine viva del Buon Pastore

 Un’immagine viva del Buon Pastore  QUO-018
24 gennaio 2022

Il 28 dicembre 1622 moriva a Lione, a soli 55 anni, monsignor di Ginevra, come veniva chiamato abitualmente Francesco di Sales, di cui oggi, 24 gennaio, si celebra la memoria liturgica. Era un vescovo tridentino, nella migliore accezione del termine, pieno di carità pastorale e infaticabile nel suo servizio, noto in tutto il mondo cattolico per i suoi scritti. Dotato di una personalità completa: nobile, ma capace di mettere a proprio agio ogni tipo di persona, amante di buoni libri e colto, ma senza alcuna ostentazione e con uno stile di vita semplice e trasparente. Fu sacerdote e missionario nello Chablais, confessore e direttore spirituale esigente e al contempo liberante, predicatore ricco di inventiva e scrittore apprezzato, vescovo e fondatore dell’Ordine della Visitazione; metteva ardore e fervore in quello che faceva e, senza cadere nel fanatismo, offriva una visione gioiosa e ottimista della vita cristiana. Era solito affermare: «Tutto per amore e nulla per forza».

Era ricco di sentimento, ma senza sdolcinature o compromessi: aveva acquisito la capacità di adattarsi a tutti e la sua disponibilità all’incontro accogliente e amabile era nota a molti. Diceva al fratello vescovo: «Noi altri dobbiamo essere come quei grandi abbeveratoi pubblici, dove tutti hanno il diritto di prendere acqua, dove non soltanto gli uomini, ma anche le bestie vengono a dissetarsi». Dotato di un certo fascino spirituale, sapeva conquistare la gente di tutte le classi sociali: l’umiltà e la mitezza di cui era rivestito provenivano da un continuo lavorio su se stesso, pur avendo un temperamento di base pronto, vivace e forte nelle sue reazioni.

San Vincenzo de’ Paoli, che lo aveva frequentato per diversi mesi ed era poi rimasto in contatto con lui, al processo di beatificazione (1628), così rese la sua testimonianza: «Era un vangelo parlante [...] ero spinto a ritenere che nessuno meglio di lui abbia mostrato il Figlio di Dio nella sua vita terrena», e aggiunse: «[ho pensato] quanto sei buono Dio, Dio mio, quanto sei buono, dal momento che in monsignor Francesco di Sales, tua creatura, c’è tanta dolcezza».

Era un predicatore pieno di amor di Dio, con il desiderio di comunicare Gesù Cristo agli altri e questo traspariva da tutta la sua persona, immagine del Buon Pastore. Il suo intento era quello di “toccare il cuore” e chiamare tutti — dal vescovo all’artigiano, dalla claustrale alla donna sposata — alla santità della vita, vera realizzazione di ogni cristiano. L’Introduzione alla vita devota o Filotea, più volte ristampata nel corso dei secoli, è il manifesto della santità aperta a tutti, per tutti gli ambienti e che, valorizzando le piccole cose, costituisce il tessuto della vita quotidiana.

In quattrocento anni il suo irradiamento è stato notevole, numerosi i santi che si sono ispirati a lui: da sant’Alfonso a san Giovanni Bosco, dal santo cardinale John Henry Newman a san Giovanni xxiii , dal beato Antonio Rosmini a molti altri. Sono passati quasi quattro secoli dalla sua morte, ma ancora oggi san Francesco di Sales invita la Chiesa e il singolo cristiano a mettere al primo posto l’Amore e non la Legge. Avrebbe desiderato completare la sua trilogia, scrivendo il trattato dell’amore al prossimo, ma non ne ebbe il tempo. Una storia che ha come protagonisti i malati, i poveri e gli scartati, considerati non come numeri messi in fila per ricevere aiuti, ma uomini, donne, persone da amare in modo concreto. Tocca a noi, oggi, cercare di completare la storia della carità e del concreto amore al prossimo, facendo nostra un’altra sua convinzione: «Tutto per Dio: l’amore è il cuore che ama».

di Luigi Nuovo