Le regole ci sono e devono essere applicate

Per una finanza
più responsabile

 Per una finanza  più responsabile  QUO-007
11 gennaio 2022

L’appello di Papa Francesco va al nocciolo del problema della responsabilità sociale d’impresa delle istituzioni finanziarie coinvolte, in maniera diretta o indiretta, nel processo di concessione di prestiti a nazioni sovrane. Il Papa chiede in modo specifico che 1) i debiti odiosi — quelli contratti contro gli interessi dei cittadini del Paese — vengano condonati e che 2) vengano cancellati anche gli altri debiti se la loro esistenza limita la capacità delle nazioni di provvedere ai «bisogni primari della loro gente».

I “debiti nascosti” del Mozambico rappresentano un esempio tipico. Si tratta di prestiti contratti da tre società pubbliche mozambicane per un ammontare di circa 2 miliardi di dollari con Credit Suisse e VTB Capital nel 2013-2014 e volti a finanziare progetti specifici tesi ad aiutare il Mozambico ad affermare la sovranità e sfruttare le risorse naturali della sua zona economica esclusiva. Secondo un’analisi indipendente effettuata da Kroll, LLC, il valore di mercato dei beni e servizi forniti è inferiore di 713 milioni di dollari rispetto al debito contratto. Per di più, il governo mozambicano ha emesso garanzie sui prestiti che sono state tenute nascoste al pubblico e al Fondo monetario internazionale (Fmi). Recentemente tre persone che hanno negoziato i prestiti per Credit Suisse hanno ammesso di avere accettato tangenti. Nel 2021 l’Autorità britannica per la condotta finanziaria ha inflitto a Credit Suisse una multa di 475 milioni di dollari per avere ingannato gli investitori, imponendo all’istituto di credito di cancellare 200 milioni di dollari del debito. Nel novembre 2021 un tribunale sudafricano ha ordinato l’estradizione negli Stati Uniti del ministro delle Finanze mozambicano in carica all’epoca in cui è stato contratto il debito per rispondere di accuse di corruzione. Tuttavia, gran parte del debito e degli interessi rimangono ancora da pagare. Il Centre for Public Integrity stima che, per estinguere i debiti, il Mozambico debba ancora pagare 4 miliardi di dollari.

Un modo per cercare di risolvere simili questioni è attraverso i tribunali. I “debiti nascosti” del Mozambico sono un caso vergognoso di alienazione in frode ai creditori. Negli Stati Uniti e nel Regno Unito le leggi sulla bancarotta d’impresa relative all’alienazione fraudolenta consentono ai creditori querelanti di citare un altro creditore per aver concesso a un debitore un credito che non beneficia il debitore. Tale credito non mira al benessere del debitore, bensì a quello del creditore.

Questi debiti non solo danneggiano il Paese direttamente, ma hanno altre conseguenze economiche negative che danneggiano ulteriormente i cittadini. Nel caso dei “debiti nascosti” del Mozambico, un rapporto del Centre for Public Integrity stima che i costi diretti e indiretti per il Mozambico attualmente ammontano a 11 miliardi di dollari. Una parte significativa di questi costi è legata allo stop posto dall’Fmi nel 2016 al suo programma di aiuti per il Mozambico a causa del timore per la diffusa corruzione governativa, dopo avere appreso dei debiti.

Mentre la causa per alienazione fraudolenta applicata al debito sovrano può e deve essere dibattuta davanti ai tribunali, la mancanza di leggi internazionali e di precedenti in materia potrebbe portare a un esito deludente per il popolo del Mozambico. Inoltre, potrebbe volerci molto tempo prima di risolvere la questione.

L’appello del Papa è rivolto direttamente alle istituzioni finanziare, affinché risolvano casi come quello del Mozambico. Le istituzioni finanziarie dovrebbero assumersi la loro responsabilità sociale e risolvere le questioni internamente, ammettendo dinanzi a loro stesse e agli azionisti gli illeciti dei propri dipendenti e accettandone le conseguenze. Non è nulla di diverso dal richiamo di prodotti effettuato dalle aziende per la sicurezza dei loro clienti, che sperimentiamo spesso per le auto che guidiamo o per il cibo e i medicinali che consumiamo. Questo particolare “richiamo di prodotto” non è cosa di poco conto per il Mozambico. Il Centre for Public Integrity stima che siano 2 milioni le persone cadute nella povertà a causa dei “debiti nascosti”.

La spinta affinché le istituzioni finanziarie pratichino la responsabilità sociale dovrebbe giungere anche dai loro grandi azionisti istituzionali (per esempio i fondi pensione, i fondi patrimoniali pubblici o i gestori patrimoniali).

Su un fronte diverso, l’impegno degli azionisti, e specialmente dei grandi investitori istituzionali, si sta dimostrando efficace per cambiare la situazione delle emissioni di carbonio. Similmente, anche l’“inquinamento” dei prodotti finanziari colpisce le società, insinuando diffidenza nel modo in cui le persone vedono le organizzazioni e lo stato di diritto (per esempio la mancanza di regolamentazioni, l’impunità) e incidendo sull’ecosistema finanziario che favorisce i profitti a breve termine. Gli azionisti dovrebbero quindi sostenere in modo aperto e deciso prodotti finanziari “puliti” nello stesso modo in cui sostengono tecnologie per l’energia pulita.

Per fortuna esiste già un modello di quello che è un investimento responsabile. Nel 2012 la Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e lo sviluppo (Unctad) ha stilato i “Principi per la concessione di prestiti e l’assunzione di debiti sovrani”. Tali principi intendono garantire che le attività di quanti concedono prestiti siano coerenti con il mantenimento del benessere dei popoli dei paesi che chiedono crediti. Per esempio, i principi citano come prima responsabilità di quanti concedono un prestito quella di «riconoscere che i funzionari governativi coinvolti nelle transazioni per l’assunzione di debiti sovrani e di prestiti hanno la responsabilità di tutelare l’interesse pubblico». Inoltre questi principi affermano che «quanti concedono prestiti hanno la responsabilità di determinare, al meglio delle loro capacità, se il finanziamento è stato adeguatamente autorizzato e se gli accordi creditizi che ne risultano sono validi e attuabili sotto la giurisdizione/le giurisdizioni competenti».

Nessuno di questi principi è stato rispettato per i “debiti nascosti” del Mozambico, poiché non sono stati denunciati nel bilancio pubblico e le garanzie fornite con i prestiti hanno costituito una violazione delle leggi sul bilancio.

Una interpretazione più ampia dell’appello del Papa esige che le grandi istituzioni finanziarie adottino questi principi, rendendoli parte integrante della cultura aziendale che definisce il processo decisionale all’interno delle organizzazioni stesse.

Per aiutare gli azionisti nella loro valutazione della responsabilità sociale delle istituzioni finanziarie, le agenzie di rating dovrebbero sviluppare giudizi che fotografano i rischi di “inquinamento” dei prodotti finanziari. Per esempio, il Portfolio Product Involvement di Morningstar misura i rischi che le aziende corrono a causa del loro coinvolgimento con il tabacco, il carbone o il nucleare, tra gli altri prodotti. In modo analogo, si può creare una categoria specifica per il finanziamento controverso (simile a quella esistente per le armi controverse) che identifichi i prestiti a regimi che opprimono i loro cittadini, i prestiti per progetti che coinvolgono l’alienazione fraudolenta o, più in generale, i prestiti ad autorità sovrane senza rispettare pienamente i principi dell’Unctad.

Le proposte appena menzionate richiedono soltanto che singoli attori, come un’agenzia di rating o una banca internazionale, si attivino. Tuttavia, è anche possibile che le autorità di controllo sviluppino nuove norme che regolino meglio l’erogazione di prestiti ai Paesi, sebbene queste possano essere più controverse.

Comunque non mancano gli esempi, dal momento che in molti Paesi i mutui sono soggetti a limitazioni dettate dal rapporto reddito-valore, volte a tutelare sia chi concede il prestito, sia chi lo richiede. Il problema è che il mercato potrebbe non riuscire a riconoscere, per questioni di rischio morale o altro, che la nazione sovrana ha chiesto un prestito eccessivo. Mentre il debito in valuta estera è causa di molte crisi finanziare ed è il bersaglio naturale di queste limitazioni, le ricerche dimostrano che l’importo totale di un debito contratto da un governo sembra essere associato a un maggior rischio di default. Le autorità di controllo e gli accademici dovrebbero esaminare i benefici e i costi dei vincoli sul debito sovrano.

L’appello del Papa è ambizioso. Nel presente articolo suggerisco che diversi attori del mercato possono aumentare la loro sensibilità verso tali questioni, riconoscendone l’importanza e impegnandosi per un finanziamento più responsabile.

di Rui A. Albuquerque
Professore presso la Carroll School of Management, Boston College